Quelle lacrime al pub per Federer... che resta con noi

«Ma cosa fai, stai piangendo?». «Sì, lasciatemi piangere, oggi Federer ha giocato la sua ultima partita. Basta, non ci sarà più. Non vedremo più uno come lui. Era il tennis, ma non era solo quello. Ciao, scusatemi...». È notte fonda, la notte tra venerdì e sabato in un pub di Bergamo dove i maxischermi hanno catturato l’attenzione di alcuni clienti: a Londra si giocava il doppio di Laver Cup tra Roger Federer-Rafa Nadal (Europa) e Jack Sock-Frances Tiafoe (Resto del mondo), che hanno vinto 4-6 7-6 (2) 11-9.

Come ormai sanno anche i sassi, era il match dell’addio alle gare del campione svizzero, di fatto campione di tutti i popoli visto l’amore planetario che ha saputo conquistarsi con la bellezza del suo tennis e la sua umanità esemplare. E là nel pub, alla fine della partita e alla fine delle immagini commoventi della O2 Arena in piedi ad applaudire, di Roger che piange con Nadal mentre si tengono la mano (con Ruud, Djokovic, Berrettini e gli altri del team Europa che battono le mani a loro volta), un uomo grande e grosso si è avvicinato alla cassa per pagare, in lacrime. Questo significa lasciare il segno nella storia dello sport, quando si è fuoriclasse sul campo e fuori dal campo, quando si è fuoriclasse dentro, nell’anima. E oltre ogni confine. Si sono (giustamente) riversati fiumi di inchiostro in questi giorni per celebrare questo campione universale e, di riflesso, il suo grande rivale Nadal che adesso si sente orfano e vorrebbe continuare a stringere la sua mano. Ma consoliamoci con la promessa di Federer: «Continuerò a trasmettere la mia passione per lo sport ai tifosi, come ho sempre fatto». In che modo farà l’ambasciatore del tennis deve ancora deciderlo, la sua idea è andare in posti dove non è mai stato prima. I più giovani imparino la sua storia, abbiamo bisogno di campioni completi come lui in quest’epoca che tende sempre più a bruciare in fretta le sue stelle, non lasciandole brillare abbastanza da scaldarci. Vale per tutte le discipline. Intanto in settimana c’è l’oretta di tennis che aspetta tanti di noi sui campi della provincia. A provare e riprovare a migliorare quel rovescio maldestro. «Apri bene. Così, alla Federer...»: guarda caso il riferimento è sempre quello. Caro Roger, qui c’è da piangere.

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