Si va a Kharkiv
per l’impresa
Ma senza pressioni

Mancano due giorni alla nuova «finale» dell’Atalanta. A Kharkiv, nella lontana Ucraina, contro lo Shakhtar – che non può giocare a casa sua, la Donbass Arena di Donetsk, bombardata nel 2014 – sarà partita da dentro o fuori. I nerazzurri dovranno vincere per sperare di guadagnare l’accesso agli ottavi di Champions (servirà anche che il Manchester City non perda a Zagabria contro la Dinamo). Altrimenti lasceranno comunque a testa alta la massima competizione europea per club. Per questo tutti la chiamano la finale.

Sì, è la nuova finale dei bergamaschi. Come lo furono le sfide in Europa League al Borussia e al Copenaghen, o con la Juve e la Lazio la stagione scorsa in Coppa Italia. Pensate a quante «finali» ci ha abituato Gasperini. Da quando c’è lui è cambiato il mondo. Ma questo lo sappiamo ormai a memoria. Ora sarà importante presentarsi nelle migliori condizioni possibili. Nelle coppe, quando un match decide se il cammino proseguirà o si interromperà, bisogna avere anche la fortuna di un’infermeria vuota e la voce squalifiche immacolata.

Con Zapata fuori combattimento non cominciamo bene, ma se l’Atalanta recupera Ilicic (ci sono speranze) si può sorridere. Mancherà Toloi per squalifica? La difesa è una gabbia di leoni (purché non si distraggano quando passeranno le prede) e chi giocherà al posto del brasiliano sarà all’altezza del compito. Perché la squadra è forte e, dopo aver pagato dazio, ha preso le misure a questo torneo stellare. La rimonta sul Verona, l’intensità a pieni giri fino al 96’, parlano di un gruppo in forma fisica come pochi nel campionato italiano. Una condizione sempre più vicina ai ritmi europei. Sul tasso tecnico dei nerazzurri non c’è bisogno di dilungarsi. La classifica è eloquente. La vittoria di sabato ha portato punti e ulteriore fiducia. L’Atalanta è pronta. Ma lo è anche lo Shakhtar, che in Ucraina sta stradominando la Prem’er-Liha e all’andata a San Siro ha dimostrato esperienza internazionale e mestiere (ma anche una qualità non indifferente), beffandoci in contropiede al 95’ (finì 2-1 per loro). Gli ingredienti per un’altra notte memorabile non mancano. E qui tutti sognano – ma non pretendono – l’impresa dell’Atalanta. Niente ossessioni da Juve, la saluteremo con un grazie e un applauso comunque vada.

© RIPRODUZIONE RISERVATA