«Antibioticoresistenza», in Italia 12mila morti l’anno

INFEZIONI . Se non si interviene, entro il 2050 le persone che potrebbero morire a causa dell’Amr potrebbero raggiungere i 39 milioni nel mondo.

In Italia, nel 2024 le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli otto patogeni sotto sorveglianza continuano a mantenersi elevate, tuttavia per alcune combinazioni patogeno/antibiotico si continua ad osservare un andamento in diminuzione o sostanzialmente stabile rispetto agli anni precedenti, con l’eccezione dell’Enterococcus faecium resistente alla vancomicina, per cui l’andamento invece è in continuo preoccupante aumento. Per quanto riguarda il consumo di soluzione idroalcolica, negli ospedali è diminuito il calo visto negli ultimi anni, ma la media rimane molto al di sotto della soglia considerata ottimale.

In Italia 12mila decessi l’anno

La fotografia, pubblicata in occasione della Settimana mondiale della consapevolezza sugli antibiotici, viene dalle sorveglianze coordinate dall’Istituto Superiore di Sanità, ed è stata presentata durante una sessione dedicata del meeting finale del progetto Inf-Act. «Oggi, nel nostro Paese, l’antibiotico-resistenza causa circa 12 mila decessi ogni anno, pari a un terzo di tutti i decessi registrati tra i pazienti ricoverati in ospedale - afferma il presidente dell’Iss, Rocco Bellantone -. Questi numeri non sono meri dati statistici: rappresentano persone, famiglie, comunità colpite da infezioni che, in buona parte, avremmo potuto evitare o curare efficacemente». «Non è un caso che quest’anno lo slogan scelto dall’OMS per la Settimana della consapevolezza sul problema dell’antibioticoresistenza sia proprio “È ora di agire: proteggiamo il nostro presente, difendiamo il nostro futuro” - sottolinea il direttore generale dell’Iss Andrea Piccioli -. Abbiamo dinanzi a noi una sfida grande, complessa, difficile. Dobbiamo trasformarla in un’opportunità per costruire sistemi nazionali più robusti, interconnessi e resilienti contro le minacce sanitarie transfrontaliere».

«Il tema della resistenza agli antibiotici va affrontato nella sua complessità - sottolinea Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss -. Serve uno sforzo collettivo per preservare l’efficacia degli antibiotici, che sono l’arma più preziosa che abbiamo per combattere le infezioni, e i numeri ci dicono che, anche se rimangono delle situazioni critiche da affrontare, si cominciano a vedere i primi frutti degli sforzi fatti in questo senso».

Armi ormai quasi spuntate

Ogni anno, 1,2 milioni di persone nel mondo perdono la vita a causa della resistenza agli antimicrobici (Amr) e stiamo esaurendo le opzioni per curare le infezioni gravi nell’uomo, negli animali e nelle piante.

39 milioni di morti entro il 2050

Se non si interviene, entro il 2050, 39 milioni di persone potrebbero morire a causa dell’Amr. Solo in Europa, il trattamento delle infezioni causate da microbi resistenti agli antimicrobici costa quasi 12 miliardi di euro all’anno. Le infezioni resistenti comportano malattie più lunghe, meno opzioni terapeutiche e degenze ospedaliere più lunghe. Le infezioni da patogeni resistenti negli animali destinati alla produzione di alimenti comportano anche trattamenti più costosi, una minore produttività e gravi implicazioni per la sicurezza alimentare. Se non agiamo ora si stima che entro il 2050 l’AMR sarà responsabile di perdite nella produzione animale pari al fabbisogno di consumo di oltre 2 miliardi di persone all’anno. Si tratta di circa 1 persona su 5 della popolazione mondiale prevista.

Ceppi sempre più resistenti

La salute umana, la salute degli animali, e la salute dell’ambiente sono intrinsecamente interconnesse e interdipendenti. L’uso massivo ed inappropriato di antimicrobici in ambito umano e veterinario, e la loro diffusione nell’ambiente ha favorito la comparsa di ceppi via via sempre più resistenti. Poiché oltre il 60% dei patogeni che causano malattie umane proviene da animali domestici o selvatici, proteggere la salute degli animali e dell’ambiente significa anche proteggere la salute umana. Pertanto, contenere la resistenza agli antimicrobici richiede un approccio coordinato «One Health» (Una sola salute) che tenga conto di questa interdipendenza.

Quando assumere gli antibiotici

Gli antibiotici e altri antimicrobici devono essere assunti solo quando prescritti da un medico o da un professionista sanitario qualificato e sempre seguendo le istruzioni fornite. Quando saltiamo delle dosi o interrompiamo un trattamento antimicrobico troppo presto perché ci sentiamo meglio, i microbi più resistenti possono sopravvivere. Questi microbi possono farci ammalare ancora di più e diffondersi ad altre persone, aumentando il rischio di contrarre superbatteri più difficili da curare per tutti. Lavarsi le mani regolarmente - prima di cucinare o mangiare, o dopo aver usato il bagno, aver toccato animali o essere stati all’aperto - aiuta a prevenire le infezioni prima che si manifestino.

Lavarsi bene le mani

Non importa dove ci troviamo - a casa, in strutture sanitarie, nelle fattorie, nelle scuole o nelle cucine - una buona igiene delle mani è un modo semplice ma efficace per proteggere le persone, gli animali e la nostra salute comune. Semplici abitudini come lavarsi le mani prima e durante la preparazione dei cibi, utilizzare superfici e utensili puliti, separare gli alimenti crudi da quelli cotti per evitare la contaminazione, cuocere bene carne, pollame, uova e frutti di mare, conservare gli alimenti deperibili in frigorifero in modo appropriato e lavare bene frutta e verdura riducono il rischio di infezioni, con minore necessità di antimicrobici e diminuendo di conseguenza e la possibilità che si sviluppino microbi resistenti.

Abitudini come indossare una mascherina o rimanere a casa quando si è malati aiutano a ridurre la diffusione delle infezioni sia verso altre persone, sia verso gli animali poiché alcuni microbi resistenti possono passare tra esseri umani e animali in entrambe le direzioni.

Attenti ai nostri animali

I batteri resistenti e altri superbatteri possono infettare i nostri cani, gatti e altri animali da compagnia, compromettendo gravemente la loro salute. In alcuni casi, gli animali domestici possono aver bisogno di trattamenti più forti o più lunghi, che possono essere costosi e stressanti. Prendersi cura dei nostri animali domestici attraverso buone pratiche come controlli regolari, un rifugio pulito, una corretta igiene, una buona alimentazione e vaccinazioni aiuta a prevenire le infezioni prima che si manifestino.

Gli antimicrobici devono essere somministrati agli animali solo su prescrizione di un veterinario e devono essere utilizzati secondo le istruzioni raccomandate. Gli antibiotici previsti per uso umano non devono mai essere utilizzati per uso veterinario anche per lo sviluppo di nuoive resistenze. Lo smaltimento improprio degli antimicrobici danneggia l’ambiente e può contribuire alla comparsa e diffusione di batteri resistenti. Non conservare antimicrobici inutilizzati o scaduti; non gettarli nella spazzatura né scaricarli nel water. Portali in farmacia o segui le indicazioni locali per uno smaltimento sicuro. (Italpress)

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