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Venerdì 13 Giugno 2025
Calcolosi urinaria, patologia in crescita da non sottovalutare
COME TRATTARLA. «La tecnologia permette di curare anche i casi più complessi con elevata efficacia e poca invasività».
La calcolosi urinaria, nota comunemente come «calcoli renali», è una patologia sempre più diffusa: colpisce circa il 10 - 15 per cento della popolazione nell’arco della vita, con una tendenza in crescita soprattutto nei paesi industrializzati. Secondo i dati più recenti, il fenomeno è in aumento anche tra le donne, complice lo stile di vita moderno, l’alimentazione iperproteica e la scarsa idratazione.
«La calcolosi urinaria non è solo un episodio acuto - spiega il professor Angelo Porreca, responsabile dell’Unità operativa di Urologia in Humanitas Gavazzeni e Castelli e professore presso Humanitas University - ma una condizione cronica che richiede un inquadramento clinico e un monitoraggio nel tempo. In molti casi, infatti, il rischio di recidiva è elevato».
Come funziona
I calcoli si formano quando alcune sostanze presenti nelle urine, come calcio, ossalato o acido urico, si cristallizzano nei reni. Le dimensioni variano: dai granelli di sabbia a formazioni più grandi che ostruiscono le vie urinarie causando la tipica colica renale, un dolore improvviso e intenso che si irradia dal fianco all’inguine.
I sintomi
Oltre al dolore, i sintomi includono sangue nelle urine, bruciore minzionale, urgenza a urinare, nausea, febbre in caso di infezione. In alcuni casi i calcoli restano asintomatici e vengono scoperti per caso.
«L’uso di strumenti endoscopici miniaturizzati e della chirurgia robotica ha reso possibile trattare anche i casi più complessi con elevata efficacia e minore invasività»
Le complicanze possono essere gravi: ostruzione delle vie urinarie, infezioni fino alla sepsi, idronefrosi, danni renali irreversibili e, nei casi trascurati, insufficienza renale cronica.
La diagnosi si avvale di esami delle urine e del sangue, ma l’imaging è cruciale. «L’ecografia è il primo passo - spiega il dottor Marco Giampaoli, Referente Calcolosi e Stone Center di Humanitas Gavazzeni e Castelli — ma la TAC, soprattutto l’Uro-TC, è oggi il gold standard per localizzare calcoli in ogni tratto urinario con estrema precisione».
I trattamenti
Il trattamento varia: per i calcoli piccoli si preferisce un approccio conservativo (idratazione, antidolorifici, farmaci espulsivi); per quelli più grandi o sintomatici si ricorre a tecniche mininvasive come: ESWL (litotrissia extracorporea a onde d’urto); RIRS (uretroscopia retrograda con laser); PCNL (nefrolitotrissia percutanea) per calcoli voluminosi.
«Negli ultimi anni - prosegue Marco Giampaoli - l’uso di strumenti endoscopici miniaturizzati e della chirurgia robotica ha reso possibile trattare anche i casi più complessi con elevata efficacia e minore invasività».
Fondamentale il follow-up: analisi del calcolo rimosso, valutazione metabolica (esami delle urine nelle 24 ore, dosaggi ematici), controlli ecografici periodici. Il tutto per prevenire le recidive, che interessano circa il 50% dei pazienti entro cinque anni.
Prevenzione
La prevenzione si basa su corretti stili di vita: idratazione regolare, dieta equilibrata (poca carne rossa e sale, più frutta e verdura), eventuale terapia farmacologica nei casi a rischio. «Ogni paziente - conclude Angelo Porreca - merita un percorso personalizzato, non solo per curare il calcolo, ma per evitarne la ricomparsa e proteggere la salute renale a lungo termine».
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