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Giovedì 21 Agosto 2025
La sfida di Lorini: «A 65 anni corro la Sei Giorni con mio figlio»
MOTOCICLISMO. Il primario rianimatore dell’Ospedale Papa Giovanni sarà in gara per la quarta volta nell’Olimpiade dell’enduro: «Una gara dal fascino unico, un evento di livello mondiale che mette insieme professionisti e dilettanti. L’obiettivo? Arrivare in fondo. E dimostrare che a quest’età si possono fare ancora tante cose».

Tra i partecipanti alla 99ª Sei Giorni Internazionale di enduro, considerata l’Olimpiade della disciplina motociclistica, in programma a Bergamo da domenica 24 a venerdì 29 agosto, i sarà anche il dottor Luca Lorini, 65 anni, dal 2002 direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza e Area critica dell’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo. In prima linea durante le settimane tragiche della Pandemia da Covid 19 nel 2020, Lorini è grande appassionato e praticante di enduro (disciplina nella quale ha gareggiato a livello agonistico dai 16 ai 19 anni), ed è grande amico del campionissimo della specialità Alessandro Franco Gritti, col quale ama allenarsi e col quale ha partecipato alla Sei Giorni di Navarra del 2016, in Spagna.
«Se quando gareggiavo, da ragazzo, mi avessero detto che un giorno avrei disputato una Sei Giorni a Bergamo, a 65 anni e con mio figlio, lo avrei ritenuto impossibile»
Per Lorini sarà la quarta Sei Giorni, in sella da una Ktm 250 4 tempi con l’obiettivo è arrivare sino in fondo nel terzetto schierato dal Moto Club Careter Testori con il figlio Andrea (pure lui medico) e con Roberto Pievani. «Se quando gareggiavo, da ragazzo, mi avessero detto che un giorno avrei disputato una Sei Giorni a Bergamo, a 65 anni e con mio figlio, lo avrei ritenuto impossibile» racconta il primario, che spiega così il senso di questa sua sfida: «È il tentativo di un uomo normale di 65 anni, non di un campione, che può arrivare a una manifestazione sportiva di così alto livello tecnico e agonistico: vuol dire che a quest’età anni si è ancora giovani e che si possono fare tante cose».
Una gara dal fascino unico, per Lorini, perché «questa è l’unica competizione di caratura mondiale che permette di vedere insieme, nella stessa gara, sia professionisti sia dilettanti».
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