
Sport / Valle Seriana
Mercoledì 02 Aprile 2025
Moioli: «Mondiale, ancora non ci credo. Sognato a lungo, più dell’Olimpiade»
L’INTERVISTA. L’alzanese, in Canada per le finali di Coppa del Mondo, torna sull’impresa. Il preparatore Maffioletti: «Trionfo nato a Montafon, gestendo la guarigione dalla polmonite».

«Lo squadrone siamo noi». Lo canta Max Pezzali in una delle sue hit più celebri, lo hanno messo nero su bianco Michela Moioli e il suo team. L’oro mondiale nell’individuale di St Moritz ha rappresentato una sinfonia in cui la solista ha piazzato l’acuto giusto nel momento giusto. Quello in cui c’era da fare la storia. Proprio per quanto l’iride di snowboardcross era sempre sfuggito per secondi o per frazioni di secondo. Stavolta però è stato il fotofinish a premiarla. «Un qualcosa sognato a lungo, anche più dell’Olimpiade - ha detto Miky che nel frattempo, dopo una toccata e fuga a casa, è sbarcata in Canada in vista delle finali di Coppa del Mondo di Mont St.Anne previste per sabato e domenica -. È incredibile, stento ancora a realizzare e non posso che ringraziare nuovamente chi ha reso possibile tutto ciò. A partire dalla mia squadra, che ha meritato questo trionfo quanto me, alla mia famiglia e a tutti coloro che credono in me».
Il sigillo in terra rossocrociata simboleggia un cerchio che si chiude, con regia del destino. Ma nulla è per caso. Nonostante l’abito che il più delle volte è stato d’altissima sartoria e bisognoso unicamente di una rifinitura, nella circostanza sia stato più sulla stregua di un arlecchino. Da assemblare, in corso d’opera, per un risultato eccezionale
Il sigillo in terra rossocrociata simboleggia un cerchio che si chiude, con regia del destino. Ma nulla è per caso. Nonostante l’abito che il più delle volte è stato d’altissima sartoria e bisognoso unicamente di una rifinitura, nella circostanza sia stato più sulla stregua di un arlecchino. Da assemblare, in corso d’opera, per un risultato eccezionale. Come ha detto il preparatore Simone Maffioletti, bergamasco doc e residente ad Osio Sotto, per una metafora che racconta a dovere tanto di ciò che c’è stato alle spalle dell’apoteosi in Engadina. «L’orgoglio è far parte di uno staff clamoroso capeggiato dall’impareggiabile direttore tecnico Cesare Pisoni - spiega -, in cui ciascuno dà il suo contributo in maniera eccellente al servizio di una fuoriclasse come Moioli. Soprattutto in una stagione cosi faticosa e piena di difficoltà ogni azione è stata calibrata, figlia anche di una squadra che vince da tanti anni e ha saputo resistere alla pressione».
Dal tecnico responsabile Luca Pozzolini a suo fratello Stefano, tecnico come Riccardo Bagliani, agli skimen Daniele Compagnoni e Sergio Bonaldi (altro orobico di San Giovanni Bianco, ex fondista e biathleta) coordinati dal capo Claudio Fabbri, fino al fisioterapista Gigi Devizzi: «Al rientro da Gudauri - ricorda Maffioletti -, Michela è stata colpita dalla polmonite e non sarebbe voluta andare a Montafon. Invece, di comune accordo con Luca Pozzolini e il dottor Gabriele Thiebat, responsabile della commissione medica della federazione, abbiamo strutturato un piano nei minimi dettagli per farle sfruttare l’occasione in Austria come “prova generale” prima del Mondiale in cui, dopo il quinto posto di gara1, si è preferito farle evitare il Team Mixed del giorno successivo perché servivano assolutamente 48-72 ore per un recupero adeguato. E dalla vittoria nella finalina (quinto posto, ndr) ha ricavato tanta energia, fiducia e consapevolezza».
Tutto liscio verso la Svizzera? Macché. Dopo un giro e mezzo nel test della pista, il volo con tanto di botta all’addome e all’inguine
Tutto liscio verso la Svizzera? Macché. Dopo un giro e mezzo nel test della pista, il volo con tanto di botta all’addome e all’inguine. E in partenza, prima della finale, intervento del fisioterapista e dei medici, Stefano Pozzolini che l’accompagna al cancelletto e Luca che le dà gli ultimi consigli: «Ripensandoci - continua - ciò che successo è stato pazzesco. Sono stati uniti i pezzi, seppur in modo differente, per arrivare al risultato. Ciascuno di noi è stato un frammento. L’ultima magia, prima del prodigio realizzato da Michela, è stata degli skimen che le hanno messo dei veri bolidi sotto i piedi». Il resto sono le lacrime. Rigorosamente d’oro.
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