Un premio per ricordare Pelucchi, «giornalista vero e amico sincero»

Il ricordo. Sabato 21 ottobre alla Biblioteca dello Sport «Nerio Marabini» di Seriate un pomeriggio dedicato al giornalista scomparso a 50 anni nel dicembre dello scorso anno. Presenti tanti amici e colleghi, che ne hanno ricordato lo spessore professionale, ma soprattutto umano.

Nel linguaggio giornalistico di un tempo si sarebbe detto che la sala era gremita «in ogni ordine di posto». Ma Roberto Pelucchi, smaltita la fiammata di rossore davanti a tanta gente tutta lì per lui, avrebbe tirato fuori dalla tastiera una frase diversa, meno precotta. Perché era così: non conformista, non adatto a percorsi normali, specie quelli in favore di corrente. La sala era quella della Biblioteca dello Sport dedicata a Nerio Marabini, che nel pomeriggio di sabato 21 ottobre era piena piena di gente che a Roberto ha voluto bene, e che l’ha voluto ricordare a quasi un anno dalla scomparsa.

L’occasione era (anche) la presentazione del concorso letterario che la biblioteca - aperta e gestita dal giornalista bergamasco Paolo Marabini - ha indetto e dedicato ai giovani (regolamento e specifiche si trovano su bibliotecasportiva.com) con un premio anche intitolato a Pelucchi per gli scritti dedicati all’Atalanta. I vari interventi che si sono susseguiti per ricordare la figura di Pelucchi hanno composto il mosaico della sua personalità, del suo carattere, della sua capacità di essere giornalista: un mix di curiosità, talento per la scrittura, ricerca quasi ossessiva del dettaglio per avvicinarsi il più possibile al quadro completo dei fatti. Tutto questo si traduce nel rispetto per i lettori.

Dopo il ricordo di Andrea Pillephic, che ha spiegato come l’intenzione di provare la strada del giornalismo fosse nata durante gli studi da geometra, al microfono si sono alternati i compagni di strada di Pelucchi nelle varie esperienze lavorative: Alessandro Dell’Orto per gli esordi a Bergamo Oggi, Cesare Zapperi per La Voce, Roberto Beccantini per La Stampa, Roberto Belingheri per L’Eco di Bergamo, Stefano Cantalupi per la Gazzetta dello Sport. E Pier Carlo Capozzi, che ha raccontato l’origine di uno dei libri di Pelucchi, «Il tesoro della Dea». Nel pubblico, silenzioso e commosso, l’ex presidente atalantino Alessandro Ruggeri. Da tutti sono venuti i racconti di pezzi di vita insieme, che è quello che i giornalisti condividono, oltre il tempo e il lavoro, quando da colleghi si diventa anche amici. E Pelucchi sapeva essere un amico vero. Quelli che lo conoscevano, e che dal «Pelu» hanno avuto tanto fino a che la malattia l’ha portato via, ieri hanno provato a restituire qualcosa a lui e ai suoi cari, seduti lì in prima fila. Sempre poco, rispetto a quel che la sfortuna gli ha tolto. Ma tantissimo, per il significato sincero che ha avuto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA