A Bergamo il turismo ci riprova
Alleanza tra le città d’arte lombarde

La sfida è far sentire gli ospiti al sicuro, perché dietro alla voglia di viaggiare ancora si cela la paura del contagio. Intanto gli alberghi e i b&b della città iniziano a riaprire le loro porte ai turisti (fatto non scontato) e qualche prenotazione inizia ad arrivare.

Numeri ancora fiacchi per i piani economici delle attività del comparto, ma è pur sempre una ripartenza. E mentre prima dell’ondata pandemica era la provincia a soffrire, ora ad essere più in difficoltà è la città. Che come altre città d’arte (vedi Firenze) faticano a riprendere i ritmi pre-Covid. Una consapevolezza maturata da Visit Bergamo che nelle prossime settimane lancerà un’alleanza con Milano, Brescia, Cremona e Mantova, invitando chi è abituato ai viaggi oltre confine a visitare i centri storici vicini a casa. L’assessore alla Cultura del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti è fiduciosa: «Il virus ha colpito in modo violento e inaspettato, adesso è tempo di recuperare – dice -. I luoghi della cultura saranno ancora più attrattivi di prima».

Gli operatori sono attaccati alla speranza, ma non nascondono le difficoltà: «Bisogna prima di tutto fare un distinguo – analizza Giovanni Zambonelli, presidente Ascom-Confcommercio e del gruppo albergatori Ascom- Federalberghi Bergamo -. Le strutture delle valli e dei laghi, dove la stagione è appena iniziata, potranno trarre i maggiori vantaggi da una situazione che limita gli spostamenti. Per questo segmento sono fiducioso, diversa è la situazione per Bergamo e la Grande Bergamo, che vivono soprattutto di turismo straniero legato all’aeroporto». Non a caso alcuni alberghi sono ancora chiusi, perché il riavvio dell’attività sarebbe a perdere. «Ma nelle prossime settimane assisteremo alla riapertura delle strutture – assicura Zambonelli -. Il turismo business un po’ si muove, quello “leisure” non ancora. Per tornare a dati soddisfacenti dovremo aspettare la prossima primavera e per tornare ai numeri a cui ci eravamo abituati, ci vorranno un paio d’anni. È importante che si lavori tutti insieme: siamo famosi per la pandemia, ma, anche in vista della candidatura di Capitale della Cultura, dobbiamo lanciare Bergamo come destinazione turistica a livello nazionale, non solo come meritevole di un’escursione».

Obiettivo che si cerca di raggiungere da anni (debole è l’indice della permanenza, poco meno di due pernottamenti di media) e che non sarà immediato. Anche perché i ritmi della ripartenza si stanno rivelando particolarmente lenti: nei primi week end di apertura dei musei sono stati pochissimi i visitatori, ce lo aspettavamo, ma i numeri stanno migliorando – commenta Ghisalberti -. Alla fine del lockdown non è seguita l’immediata uscita delle persone dalle rispettive case, c’è un lento riprendere, ma è importante che questo percorso sia stato avviato. Fondamentale sarà dare l’idea di una città sicura e questo si percepisce dal comportamento delle persone, occorre dunque la collaborazione di tutti, nel rispetto delle regole». E l’attenzione è maniacale da parte degli operatori. Sanificare è il mantra: «Seguiamo i protocolli in modo scrupoloso, dopo quello che ha vissuto la nostra città, prendiamo queste misure sul serio, forse più che in altre città – spiega Alessandro Capozzi, titolare del “Città dei Mille” e vicepresidente gruppo albergatori Ascom -. Al cliente che ci pone delle domande, diciamo che può vivere l’esperienza di viaggio in tutta sicurezza, privilegiato dal fatto che sono poche le persone in giro». Il “Città dei Mille” ha tenuto le luci accese anche durante il lockdown, segno di speranza. Da qualche giorno ha riaperto le porte ai primi turisti: «Viviamo giugno come un test, qualche stanza è prenotata, soprattutto di clienti business – spiega Capozzi -. La speranza c’è, ma i numeri nei prossimi mesi dovranno migliorare, altrimenti sarà dura arrivare a settembre». Si inizia a vedere la luce in Città Alta, dove i b&b sono ormai una realtà consolidata. Per «La Torre Bergamo House» di via San Lorenzo sabato è stato il primo giorno di riapertura: «Abbiamo avuto dei clienti da Brescia – racconta la titolare Alessia Bonacina -. È strano ricominciare dopo tanti mesi di chiusura, qualcosina si sta muovendo, speriamo di avere un buon riscontro nei mesi di settembre e ottobre, solitamente sono molto positivi. Noi ci siamo organizzati con tutte le misure di sicurezza. La colazione a buffet ad esempio non è più consentita, quindi la portiamo in camera».

Le prenotazioni iniziano ad arrivare anche all’ostello di Monterosso: «Qualche turista straniero ha prenotato per luglio – racconta il direttore Michele Forchini -. Dopo l’apertura delle regioni inizia un po’ di movimento, ma la città fa fatica». «Tutto un altro mondo a Lovere, dove gestisco un altro ostello - aggiunge -. Neanche lì i problemi sono risolti, ma è chiara la ripartenza, il ponte del 2 giugno è andato molto bene. Sono comunque fiducioso che la città possa riprendersi, sarà fondamentale la riapertura dell’aeroporto e le campagne che faranno le compagnie aeree. Stiamo a vedere, un cambio di passo potrebbe arrivare con la riapertura dei confini degli altri Paesi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA