A scuola con il green pass, corsa contro il tempo per duemila addetti non vaccinati

Tanti sono in provincia di Bergamo gli operatori del settore pubblico ancora scoperti. Dal 1° settembre l’obbligo del lasciapassare. Graziani: «La decisione è giusta». Critici i sindacati: «Fulmine a ciel sereno».

L’obbligo del green pass per il personale della scuola arriva dopo che in primavera per i docenti era stata aperta una corsia preferenziale per la vaccinazione, che poi il governo aveva deciso di sospendere. Ora per dare la possibilità a tutti di immunizzarsi entro l’inizio delle lezioni – una corsa contro il tempo, settembre è dietro l’angolo – docenti e personale Ata possono continuare a presentarsi ai centri vaccinali (così come gli over 60) senza prenotazione. In provincia di Bergamo ne mancano all’appello, secondo le stime dell’ufficio scolastico provinciale, circa 2 mila solo nel settore dell’istruzione pubblica, a cui si devono aggiungere ovviamente anche i lavoratori delle scuole e asili privati. Intanto all’indomani del decreto che introduce da settembre l’obbligo del lasciapassare per i docenti, il mondo della scuola si divide tra favorevoli e contrari. Se i sindacati storcono il naso soprattutto per le sanzioni previste per i no vax, che in pratica perderanno lo stipendio dopo il quinto giorno di assenza, i dirigenti si schierano a favore del provvedimento del governo, giudicandolo un atto necessario per mettere in sicurezza gli istituti scolastici. «È una decisione che condivido in pieno – dice Patrizia Graziani, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale –. Sono sempre stata favorevole alla vaccinazione obbligatoria: la scuola è un servizio pubblico e un luogo in cui si entra in contatto con migliaia di persone; mettere in sicurezza il personale è indispensabile».

La corsa contro il tempo per vaccinare tutti è già partita anche se non si registrano particolari picchi di richieste nei centri vaccinali: «Mi risulta che il 90% del personale della scuola statale abbia già fatto almeno la prima dose – dice ancora Graziani –. Considerando che stiamo parlando di 17 mila persone, all’appello dovrebbero mancarne non più di 2 mila».

Chi non lo farà, sarà di fatto costretto a rinunciare alla cattedra: «Vedremo quali saranno i dettagli dei provvedimenti da prendere per chi non si vaccina – prosegue il provveditore –. Senz’altro verranno sostituiti da supplenti vaccinati che, a loro volta, dovranno essere controllati. Di sicuro, anche chi si candida per un’assunzione come supplente, dovrà essere in possesso del green pass». Che, tradotto, significa vaccinazione: l’ipotesi di sottoporsi periodicamente a un tampone, peraltro paventata da alcuni sindacati, non sembra infatti percorribile, tantomeno ora che la validità di un tampone è di sole 48 ore. «Abbiamo lavorato tantissimo per mettere in sicurezza gli spazi – dice ancora Graziani – con distanziamenti, abbattimento di pareti per allargare le aule, opere di edilizia leggera, e l’aumento degli ingressi presidiati, che era davvero arrivato il momento di mettere in sicurezza anche la salute delle persone. Ora tocca ai genitori vaccinare i loro figli, perché sono loro che, più di tutti, vivono la socialità e che sono esposti al contagio».

Sindacati critici

Critici con il governo, i sindacati promettono invece battaglia sull’obbligo del green pass, ricordando innanzitutto che l’introduzione del lasciapassare non risolve tutti i problemi di sicurezza legati alla scuola in presenza: «Il percorso deve essere completato con iniziative che riguardino il numero di alunni per classe, interventi sull’edilizia scolastica e programma dei trasporti basato sugli orari scolastici e con mezzi a disposizione sufficienti – è il commento di Paola Manzullo, Cisl Scuola Bergamo –. Per evitare nuovi ricorsi alla didattica a distanza, già dall’inizio dell’anno deve esserci la garanzia di avere a disposizione organico aggiuntivo». Per il sindacato, l’arrivo del green pass a scuola, con tanto di sospensione dopo i 5 giorni di assenza ingiustificata, è arrivato come un fulmine a ciel sereno: «Nonostante gli incontri avuti fino a ieri – dice ancora Manzullo – nessuno ci ha mai detto niente, e pur non avendo mai avuto alcuna posizione pregiudiziale alla persuasione e alla diffusione di massa della vaccinazione tra il personale scolastico, il governo avrebbe dovuto coinvolgerci: non si assumono decisioni che mettono in discussione la vita lavorativa, senza avere avviato una discussione con le organizzazioni sindacali. Non meritiamo di trovarci di fronte ad una decisione unilaterale».

Contraria al green pass obbligatorio anche la Cgil: «La questione è complessa e non si può racchiudere in uno slogan o in dichiarazioni semplicistiche – dice Fabio Cubito, segretario generale Flc Cgil Bergamo –. Il ruolo del sindacato è quello di tutelare i lavoratori, tutti i lavoratori: quelli che hanno scelto di vaccinarsi, quelli che vorrebbero ma non possono perché sono in una condizione di fragilità e quelli che non vorrebbero subire obblighi. Il concetto di “tutela” è ampio e mette al primo posto la sicurezza di chi lavora: per questo motivo, in un momento complesso come quello che stiamo vivendo, ciò che la Cgil deve fare è continuare a tenere aperto il confronto con tutti gli iscritti e con il governo».

Spera addirittura in un cambio di rotta del governo Loris Renato Colombo, segretario provinciale dello Snals: «La norma c’è, ma è incompleta – dice – e non ci lascia soddisfatti dal punto di vista giuridico. Speriamo che entro l’inizio di settembre si possa arrivare a una situazione mediata che potrebbe essere, per chi non si vaccina, un tampone da effettuare periodicamente».

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