Al volante sotto l’effetto di alcol o droghe: in 740 coinvolti nei percorsi di recupero

I DATI DELL’UEPE. Dai giovani neopatentati ai guidatori esperti, in tanti provano a rimediare alla propria condotta. Circa 400 sono inseriti in lavori di pubblica utilità, 340 i casi di messa alla prova nel caso di incidenti provocati.

Giovani neopatentati e anziani dalla guida esperta. Persone dalla vita fragile e «insospettabili». Situazioni e storie distinte e diversissime, unite però da un filo comune: essere finiti nei guai con la giustizia perché pizzicati alla guida in stato d’ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze psicotrope. E sono tanti i bergamaschi in questa situazione, che si tratti di un bicchiere di troppo o di una pericolosissima sbronza prima di mettersi al volante: l’Uepe di Bergamo – l’Ufficio per l’esecuzione penale esterna, tappa praticamente obbligata in queste situazioni – ha attualmente in carico circa 740 persone. Un piccolo «esercito» silenzioso e invisibile, che ripaga il proprio errore anche attraverso i lavori di pubblica utilità o la messa alla prova, impegnandosi nel sociale e cercando di «riparare» la propria condotta.

«Carichi di lavoro in crescita»

«Numeri importanti, con carichi di lavoro in crescita, e che hanno portato il nostro ufficio ad avere due-tre funzionari dedicati praticamente solo a questi percorsi – spiega Lucia Manenti, direttrice dell’Uepe di Bergamo –. Si intercettano persone e storie molto diverse. Soprattutto tanti giovani neopatentati, che in teoria sono ancora freschi di scuola guida: serve un’azione sinergica e capillare sul territorio per costruire una cultura della prevenzione. Bisogna far comprendere quali sono i rischi per la salute e per la sicurezza, ma anche le conseguenze più pratiche o concrete». Perché basta poco per rimanere poi «inguaiati» per molti mesi o qualche anno.

I percorsi

Tra Codice della strada e Codice penale, per chi viene trovato alticcio o ubriaco (il limite del tasso alcolemico è pari a 0,5 grammi per litro, e scende però a 0 per chi ha conseguito la patente da meno di tre anni), oppure che abbia fatto uso di sostanze stupefacenti, si apre un percorso tortuoso. Al di là ovviamente delle ricadute in fatto di salute (per sé o per gli altri, in caso di incidenti) e delle sanzioni economiche e in termini di sospensione della patente, c’è appunto anche la questione giudiziaria. Che si snoda principalmente attraverso due possibili iter. «Per chi viene trovato positivo senza aver causato incidenti – spiega Manenti –, il procedimento più tipico è quello dei lavori di pubblica utilità come sanzione sostitutiva al carcere: il giudice converte la pena in un periodo di tempo ed emette un decreto per affidare questa persona a un ente convenzionato con il Tribunale». Possono essere esperienze di volontariato, servizi in associazioni, collaborazioni col Comune. C’è poi anche un’altra modalità, più strutturata: «La messa alla prova – aggiunge Manenti –. La messa alla prova è la strada obbligata quando, oltre alla positività all’alcoltest o alle droghe, sia stato causato anche un incidente (vale anche se l’incidente non coinvolge altre persone, ma causa comunque danni per esempio alla segnaletica stradale, ndr). Con la messa alla prova c’è anche l’obbligo di avviare un percorso di trattamento con l’Uepe, in cui le assistenti sociali esaminano più nel dettaglio la situazione di questa persona». Altra differenza è nella durata del percorso, che diventa più lungo in caso di messa alla prova.

«Protocollo con la polizia locale»

E i numeri, appunto, tratteggiano una platea decisamente ampia: l’Uepe di Bergamo calcola che sono attualmente 400 le persone inserite in un percorso di lavori di pubblica utilità come sanzione sostitutiva al carcere per guida in stato d’ebbrezza, più altre 340 circa in messa alla prova (un terzo di tutte le messe alla prova riguarda appunto la guida in stato d’ebbrezza associata a incidenti o altre tipologie di reato, dalle lesioni all’omissione di soccorso). Negli anni, la Bergamasca ha consolidato una rete importante attorno a queste esperienze. «Dall’ottobre 2018 – ricorda Lucia Manenti – c’è un protocollo con la polizia locale di Bergamo dedicato a percorsi di rieducazione stradale per chi entra in messa alla prova per queste situazioni. Attraverso due incontri al comando di via Coghetti, queste persone hanno un incontro col personale del Serd (il Servizio per le dipendenze, ndr) e con gli operatori di “Safe Driver” (progetto dedicato alla sensibilizzazione sull’evitare l’alcol quando si guida, ndr), poi un secondo incontro con gli agenti per ripassare il Codice della strada. Il tema di fondo è l’attenzione al comportamento alla guida: non si vuole etichettare la persona trovata positiva all’alcoltest, ma si vuol far capire quanto basti poco per commettere un’incidente. È lo stesso principio per cui si deve evitare il telefonino alla guida». Per la messa alla prova in questi casi l’Uepe ha delle collaborazioni storiche: «Da anni sviluppiamo percorsi principalmente con l’associazione “Atena”, con l’Associazione familiari vittime della strada “Basta sangue sulle strade” e con “Enjoyski Sport” di Albino. L’obiettivo è allargare sempre di più questa rete, anche con nuovi progetti e partner».

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