Almeno 50 mila lavoratori senza green pass. Ingorgo tamponi, rischio caos in farmacia

Scatta l’obbligo e su 482.200 occupati si stima che circa il 10% sia sprovvisto della certificazione. Petrosillo (Federfarma): «Momento delicato». De Amici (Ordine farmacisti): «Difficile gestire la prima settimana».

La cascata dei numeri rischia inevitabilmente di generare un fiume di richieste. Immediate, tra l’altro. Perché se l’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro inizia da dopodomani, già da oggi chi non è vaccinato si porterà avanti col tampone per essere in regola alla scadenza. Prima, però, è importante guardare alle cifre. Impossibile – anche per questioni di privacy e di banche dati da incrociare – sapere con esattezza il numero dei lavoratori bergamaschi non vaccinati, è comunque realistico tratteggiare una stima: da più parti – Regione, sindacati – si calcola che equivalga al 10% della forza lavoro.

Se gli occupati in Bergamasca sono circa 482.200 (fonte Camera di Commercio, ultima rilevazione dettagliata di fine 2020), vuol dire che oggi circa 50 mila lavoratori non sono stati ancora immunizzati e dunque – tranne nel caso di una recente guarigione dal Covid o di una specifica esenzione – da domani dovranno sottoporsi al tampone ogni 48 ore (in caso di test antigenico rapido, quello che si fa in farmacia, il più diffuso) o ogni 72 ore (in caso di test molecolare, più costoso, fatto in centri specializzati). La stima è leggermente arrotondata all’insù anche per via di un dettaglio: la certificazione verde si «attiva» dopo quindici giorni dalla prima dose di vaccino, quindi almeno all’esordio del green pass sarà in regola solo chi ha ricevuto la prima inoculazione entro fine settembre.

Per questi cinquantamila bergamaschi scatta verosimilmente la corsa al tampone. È qui che i numeri si moltiplicano. Come minimo, per non sgarrare rispetto alle 48 ore di validità del green pass «via tampone», un lavoratore-tipo dovrà sottoporsi al bastoncino almeno un paio di volte a settimana. E calcolando anche i possibili incastri con i riposi infrasettimanali, con i giorni di smartworking (se si lavora da casa, non serve il green pass) e le altre imponderabili variabili che possono comunque attenuare la richiesta, bene o male, servirà comunque una «potenza di fuoco» di almeno 100 mila tamponi settimanali in Bergamasca: 14 mila al giorno, in media, cioè una settantina a testa tra le 200 farmacie orobiche che effettuano i «bastoncini». Ovviamente, va sempre considerato che l’attività diagnostica dovrà soddisfare anche tutte le altre richieste «tradizionali», dai test legati alle scuole ai tamponi per chi è un caso sospetto. A settembre nelle farmacie bergamasche si viaggiava attorno ai 16 mila test settimanali, nell’ultimo periodo i numeri si sono ingrossati ulteriormente ma si resta ben lontani da quota 100 mila.

I dati regionali

Anche guardando in chiave regionale i volumi sono vertiginosi: gli occupati lombardi sono circa 4,4 milioni; la stima di un 10% di non vaccinati implicherebbe che circa 440 mila lavoratori in Lombardia debbano sottoporsi al tampone almeno un paio di volte la settimana, quindi con la necessità di quasi 880 mila test settimanali. Settimana scorsa, però, in Lombardia i tamponi sono stati solo 360 mila (comprendendo tra l’altro anche i molecolari).

L’impegno delle farmacie

«Il messaggio è questo: non è facile, ma le farmacie ci sono». Giovanni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo, guarda ai numeri e inquadra il futuro prossimo: «È un momento delicato, importante. Ma è anche un momento in cui la farmacia ha tutta la voglia di dar prova che sul territorio c’è e che aiuta il sistema sanitario – rimarca -. Le criticità certo ci sono, si fa fatica a stare dietro alle richieste, e chiediamo anche pazienza e comprensione». Certo è che «molti hanno preso il tampone come soluzione alternativa alla vaccinazione – rileva Petrosillo -: dovrebbe essere vero per il cittadino che non può effettivamente fare il vaccino, mentre per gli altri sarebbe opportuna la vaccinazione». Per Ernesto De Amici, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bergamo, i numeri ipotetici sono «esorbitanti, e sarà complicato gestire questa fase, soprattutto la prima settimana. Io, per esempio, ho tutte le agende piene – spiega -. Occorre ribadire l’importanza della vaccinazione». Fare i tamponi non è certo un lavoro da cottimisti: ci sono protocolli precisi da seguire, e in ogni linea di test devono trascorrere venti minuti tra un «bastoncino» e l’altro. «Questo perché è necessario del tempo per i reagenti – spiega De Amici -. Tra l’altro, la delta emerge più tardivamente nel test: per questo non si possono accorciare i tempi». Senza dimenticare che occorrono anche spazi e risorse umane. Da domani inizia il banco di prova.

© RIPRODUZIONE RISERVATA