Assenze per Covid, estate difficile negli ospedali bergamaschi

I dati Aumenta il personale a casa in malattia: al Papa Giovanni +40%. Asst Bg Est: i contagi da 9 a 63 in un mese. All’Asst Bergamo Ovest 10 casi.

Il contagio Covid corre anche tra il personale ospedaliero. Sempre più medici, infermieri e amministrativi sono costretti a casa in isolamento dopo aver contratto il virus. E con i pazienti positivi in aumento, le ferie e ora il nuovo impegno per le quarte dosi da somministrare anche agli over 60, le aziende corrono ai ripari con le riorganizzazioni, per non compromettere le prestazioni sanitarie. La conferma arriva dalle Asst bergamasche. All’ospedale cittadino «Papa Giovanni» i contagi hanno causato assenze dal lavoro «trasversali», che riguardano tutte le tipologie di personale. In particolare, su 4.600 dipendenti, dal 1° giugno al 7 luglio scorso gli operatori che hanno effettuato assenze per malattia sono complessivamente 469 rispetto alle 336 persone assenti nello stesso periodo del 2021.

Stasi: «Incremento del 40% evidentemente legato alla recrudescenza del Covid. Situazione impegnativa, ma il nostro sforzo è massimo»

«Un incremento del 40% evidentemente legato alla recrudescenza del Covid», commenta il direttore generale Maria Beatrice Stasi, che spiega: «Queste assenze arrivano in un periodo in cui sono in corso le ferie estive programmate del personale e in un momento in cui abbiamo bisogno di più personale per gestire i malati da tenere in isolamento perché positivi. Proprio in questi giorni nella nostra Unità di crisi, su indicazione di Regione Lombardia, abbiamo disposto di aumentare i posti letto dedicati ai pazienti Covid». Da qui uno sforzo organizzativo non indifferente. «Siamo quindi impegnati a far quadrare l’organizzazione interna, per garantire i turni, cercando anche con supplenze di fare fronte alle assenze – spiega Stasi –. In generale le assenze per malattia da Covid durano tra i 10 e i 15 giorni, fino anche a 21 giorni perché ci sono persone che fanno fatica a negativizzarsi. La situazione è impegnativa ma il nostro sforzo è massimo anche per non far saltare le ferie programmate al nostro personale, meritate dopo due anni di lotta al virus e per garantire l’attività programmata». Uno scenario quasi inedito nei mesi estivi. «Questa ondata Covid nel periodo estivo – fa presente Stasi – complica ulteriormente il nostro lavoro: ricordo che le estati 2020 e 2021 erano state di “pausa” rispetto alle ondate Covid autunnali e invernali».

Asst Bergamo Est

Di fronte ai ricoveri che crescono di giorno in giorno, gli ospedali si devono confrontare quindi con il problema dei sanitari a loro volta contagiati. E la Asst Bergamo Est non fa eccezione. Su circa 2.500 dipendenti, sono a oggi 63 i dipendenti, tra personale in corsia e amministrativi, positivi al Covid, con un conseguente impatto sull’attività ordinaria. Solo per dare un metro di misura la prima settimana di giugno i dipendenti contagiati oscillavano tra i 6 e i 9 casi. «Il trend è ancora in aumento, quasi tutti sono asintomatici o con sintomi lievi. Si registra un incremento dei casi da parte di coloro che rientrano dopo un periodo di ferie o in taluni casi hanno avuto contatti con famigliari già positivi», delinea il quadro il direttore sanitario Pietro Imbrogno. Facendo notare: «A metà gennaio i casi erano 173 e questo è stato un problema. Con 63 casi di oggi, in un periodo di programmazione dei riposi e assenze per ferie possiamo dire che c’è una criticità a cui dobbiamo far fronte per garantire le prestazione e l’assistenza ai malati sia Covid sia non Covid. Ci stiamo riattivando per una maggior protezione dei nostri operatori e per una maggior tutela delle attività da garantire in sicurezza. Cerchiamo di non ridurre l’attività ordinaria, per quanto possibile, ma di riorganizzare».

Asst Bergamo Ovest

La situazione è più contenuta, per ora, all’Asst Bergamo Ovest, con una decina di contagiati, tra personale sanitario e amministrativo, su 2.100 dipendenti. Il direttore generale Peter Assembergs parla infatti di «livelli molto bassi di operatori positivi a casa in isolamento» e attribuisce il risultato «a protocolli interni molto rigidi, con un’attenzione molto alta per i dispositivi di protezione individuale: ne forniamo in abbondanza, con le mascherine Ffp2 indossate anche quando non è obbligatorio». Con una formazione specifica sui comportamenti da tenere anche nel «tempo libero». «Visto che il contesto è di nuovo contagioso e quindi potenzialmente pericoloso – spiega Assembergs – la sensibilizzazione è forte anche su come comportarsi quando si è a casa, in famiglia, in vacanza. Comportamenti che mettono a repentaglio la salute dei pazienti e dei colleghi non sono tollerabili. Non bisogna stare attenti solo quando si è in ospedale, protetti e bardati, ma anche fuori: perché è un attimo prendere il virus, con queste varianti altamente contagiose, e portarlo dentro. Non ci possiamo permettere di pagare un prezzo che abbiamo già pagato in modo molto alto».

Assembergs: «Visto che il contesto è di nuovo contagioso e quindi potenzialmente pericoloso, la sensibilizzazione è forte anche su come comportarsi quando si è a casa, in famiglia, in vacanza»

Intanto l’estensione della quarta dose agli over 60 riguarda in parte anche il personale sanitario, per il quale, però, per ora non ci sono indicazioni specifiche di un secondo booster, a meno che non siano ad alto rischio.«Stiamo seguendo anche noi l’evolversi della situazioni, e vedremo cosa decideranno a Roma: al momento per gli operatori sanitari non c’è l’obbligo della quarta dose di vaccino», conferma Assembergs.

© RIPRODUZIONE RISERVATA