Bar, dopo il lockdown si prova a ripartire
Decisivi i prossimi mesi: il 30% a rischio

Riaperture con qualche timore, ma molte attese Fusini (Ascom): tanta voglia di tornare alla normalità. Rossi (Confesercenti): decisivi i prossimi mesi

Tra aperture, chiusure e servizio a singhiozzo, i pubblici esercizi della Bergamasca tentano di rialzare la testa dopo il prolungato lockdown. Se in provincia e nei quartieri cittadini la zona gialla ha riportato tanti clienti al bancone, accogliendoli ai tanto agognati tavolini, in città si soffre la mancanza dei turisti e lo smart working costringe a casa ancora molti lavoratori. Bene le colazioni, meno i pranzi di lavoro, con una richiesta ben precisa che giunge da parte di tutti gli operatori: tenere aperto anche la sera. La resilienza e la voglia di lavorare hanno portato alla riapertura di quasi tutti i pubblici esercizi, che svolgono anche un servizio sociale e di pubblica utilità, permettendo lo scambio di due parole al caldo o la consumazione di un pranzo servito, dopo mesi di asporto e delivery.

«Da parte degli imprenditori c’è tanta voglia di ripartire, soprattutto di riprendere a lavorare anche la sera, che rappresenta il momento di incasso migliore per bar e ristoranti – commenta Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Da una nostra stima la maggior parte ha ripreso l’attività. La gente ha voglia di uscire e abbiamo notato che in alcuni casi e in alcune zone si sta registrando un boom immediato da parte dei consumatori, ma temiamo che questo fenomeno si esaurisca a breve. In altre zone c’è una partenza lenta perché ci si deve abituare ad uscire e a riprendere le abitudini interrotte da tempo. Inoltre le restrizioni anti assembramento limitano le uscite. Si tornerà alla normalità nel fine settimana».

«Occorre valutare la tipologia di ogni esercizio – afferma Cesare Rossi, vicedirettore di Confesercenti Bergamo -. Chi lavora da sempre negli orari della zona gialla vede la luce in fondo al tunnel, mentre le attività serali sono veramente in difficoltà. Notiamo le difficoltà de i locali in città, che devono fare i conti con smart working, chiusura delle scuole e mancanza di turisti. I bar di quartiere o di paese accolgono generalmente una clientele affezionata e più fedele. Saranno decisivi i prossimi mesi, tenendo presente che su base nazionale il 30% dei locali è a rischio chiusura, con gravi problemi occupazionali».

«La riapertura è stata vissuta con un po’ di paura e la gente deve riprendere le proprie abitudini -. commenta Junior Milvio Cattaneo, gestore della Taverna del Caravaggio -. Nei paesi si viene al bar per fare due chiacchiere, bere un caffè o un aperitivo con gli amici. Certo è che, per non ricadere in arancione, dovremo tutti rispettare le regole».

Momenti di libertà

«I clienti sono contenti di potersi sedere tranquilli ai tavolini - afferma Vincenza Carissimi del Bar gelateria Commercio di Osio Sotto -. Sono ancora confusi dalle disposizioni e devono riabituarsi a frequentare i locali. Al netto dei ristori, abbiamo bisogno di lavorare serenamente».

«La gente ha voglia di uscire e apprezza questi momenti di libertà - è il pensiero di Consuelo Giassi del bar «Giass» di Verdellino -. Abbiamo notato che è molto gradito il servizio al tavolo e al caldo, dopo mesi di delivery e asporto. Aspettiamo con fiducia il weekend per tracciare un primo bilancio».

Una delle zone che hanno sofferto maggiormente l’emergenza sanitaria è sicuramente il borgo storico di Bergamo. «La situazione è difficile – commenta Maurizio Pirovano del «Fly Pub» e presidente della Comunità delle Botteghe di Città alta - . I clienti ci sostengono perché hanno capito cosa abbiamo dovuto sopportare. È stata una ripartenza sotto tono, in attesa del fine settimana, anche se per un po’ di tempo dovremo fare i conti senza turisti, sperando nel turismo di vicinato».

Servizio di quartiere

Per meglio inquadrare la situazione abbiamo raccolto anche la testimonianza di Giancarlo Bassi, presidente del «Gruppo Ristorativo Chapeau, caffetterie e bistrot», che ha da poco aperto una nuova attività a Bergamo. «A Redona siamo in una piazza e diamo un servizio al quartiere, anche se per le strutture più complesse l’orario di apertura andrebbe prolungato almeno fino alle 21 o 22 – commenta Bassi -. Se guardiamo ai centri commerciali, è francamente assurdo chiudere i bar alle 18, con le gallerie ancora piene di clienti»

© RIPRODUZIONE RISERVATA