Bergamo ogni giorno sfiora 180mila presenze: «Servono infrastrutture»

I DATI. La stima degli accessi alle celle telefoniche è di circa 178 mila persone. Una su 10 in Città Alta nei weekend. Gori: capoluogo attrattivo una ricchezza.

Ogni giorno la città raddoppia. O giù di lì. 121.547 residenti, quelli certificati dall’anagrafe comunale nel 2022 ai quali si aggiungono visitatori, turisti e lavoratori fino a superare le 180mila presenze quotidiane. A registrarlo i numeri di Visit Bergamo che, grazie alle rilevazioni delle celle telefoniche di Wind (rielaborate sulla base di un algoritmo), offrono una stima delle presenze in città suddivise per tipologie di utenti e macrozone. E in questa suddivisione balzano all’occhio cifre che non rappresentano solo un’analisi quantitativa, ma pongono anche una questione di carattere più generale legata allo sviluppo infrastrutturale e a quello turistico.

Di queste circa 180mila presenze (per l’esattezza 178.804, con un picco di 185.095 nei giorni feriali) rilevate tra gennaio e aprile 2023, una fetta importante – che arriva a sfiorare anche quota 17mila – riguardano infatti Città Alta. Vuol dire che, almeno durante i weekend, nel capoluogo ogni dieci persone, una si è diretta o già si trovava nel centro storico. E che, a fronte di una residenza ormai ridotta al lumicino (2.617 cittadini al 31 dicembre dello scorso anno) la popolazione arriva in certe giornate a sestuplicarsi. Un dato toccato con mano da una buona parte dei bergamaschi in occasione della recente Festa delle luci, quando il centro storico è stato letteralmente preso d’assalto con lunghe code sia per accedervi in auto che per visitare i luoghi in cui erano allestite le installazioni luminose. I temi sul tavolo, quindi, sono almeno due. Da un lato, quello dei cosiddetti city users che rappresentano una quota importante, con ogni probabilità in crescita, e che, stando anche ai dati storici contenuti nel piano della sosta, sarebbero prevalentemente orientati all’uso dell’auto (all’epoca si parlava di circa 90mila mezzi ogni giorno tra i veicoli in ingresso e in uscita dalla città). Dall’altro una pressione dei visitatori sul centro storico in costante aumento.

Tanto per dare l’idea, se in tutta la città nei weekend tra visitatori e city users si arriva a circa 66mila presenze, in Città Alta siamo oltre le 14mila, il che significa che una ogni quattro punta al colle. «Quello dell’attrattività della città – commenta il sindaco Giorgio Gori – è il vero tema su cui abbiamo impostato il mandato e su cui ci siamo basati anche nella stesura del nuovo Pgt. Un tema fondamentale per creare ricchezza, lavoro e anche tentare di mitigare la denatalità. A fronte di questi vantaggi però esiste anche un altro lato della medaglia: 50-60 mila city users rappresentano infatti anche un onere, perché si tratta di persone che, in misura diversa, utilizzano i servizi cittadini senza provvedere minimamente alla base fiscale, per dirla in parole povere consumano senza contribuire con tasse e tariffe comunali. A questo si aggiungono i problemi legati a un afflusso che, anche e soprattutto per la contenuta estensione territoriale del capoluogo e per la sua morfologia, rende ancor più evidente questa asimmetria».

Raddoppio ferroviario, treno per Orio, Brt e T2 saranno vere e proprie boccate d’ossigeno per la mobilità

La corsa alle nuove infrastrutture nasce anche e soprattutto da qui: raddoppio ferroviario, treno per Orio, Brt e T2 saranno vere e proprie boccate d’ossigeno per la mobilità in un contesto dove, attualmente, ancora prevale quella legata alle quattro ruote. Basterà? «Non credo – aggiunge Gori – anche perché va considerata la dimensione economica di cui siamo prigionieri: in questo momento tutti si stanno muovendo verso una mobilità sostenibile ma senza avere la certezza della copertura economica sui nuovi progetti che non dipende dai singoli enti locali, ma si interfaccia con lo Stato per buona parte dei finanziamenti e con l’agenzia della mobilità per la gestione. Più in generale, andando oltre i trasporti, è difficile immaginare una soluzione diversa al tema della città come polo di attrazione da quella che ha attraversato a più riprese l’immaginario della politica bergamasca, e cioè la Grande Bergamo intesa come un’unità amministrativa più estesa che abbracci la maggior parte dei flussi che gravitano sul capoluogo e che amministri questa comunità come unicum. Poteva essere una strada, ma non è stata imboccata all’epoca e non è nelle riforme degli enti locali attualmente in discussione».

Il centro storico

Più gestibile, almeno sulla carta, sembrerebbe l’assalto a Città Alta: «Non ritengo – spiega ancora il sindaco – che siano questi flussi destinati a portarci verso una massificazione del centro storico. Da questo punto di vista credo che lavorando sulla diversificazione dei percorsi, oggi molto concentrati su via Colleoni, si possa arrivare a una distribuzione dei visitatori sostenibile. Bisogna tenere conto del fatto che il 2023 rappresenta per noi un anno eccezionale grazie alla Capitale della Cultura e, pur augurandomi che molti di coloro che ci stanno scoprendo tornino a visitare la città, non penso si arriverà a un’esplosione tale da compromettere in maniera irreparabile gli equilibri del centro storico».

«Non ritengo che siano questi flussi destinati a portarci verso una massificazione di Città Alta»

«Piuttosto – conclude il sindaco Gori – questi sono già stati modificati e sono a rischio su un altro fronte: quello abitativo. È qui - così come abbiamo fatto sulle nuove licenze commerciali, approfittando di un dispositivo contenuto nella legge Madia per selezionarle in base alle tipologie - che bisognerebbe intervenire per evitare che il cambio della destinazione d’uso degli appartamenti porti a una proliferazione illimitata degli alloggi destinati alle locazioni brevi. Città Alta senza più residenti, esclusivamente popolata da turisti rappresenterebbe sì un punto di rottura irreversibile. Purtroppo, nonostante tutti i nostri sforzi e gli appelli rivolti dai sindaci al legislatore, per il momento è stata strappata la possibilità di regolamentare in materia solo per il Comune di Venezia. Un po’ poco».

© RIPRODUZIONE RISERVATA