Bergamo per l’Ucraina, 50 famiglie pronte ad ospitare: altre 90 candidate

Il patto Dal sito del Comune le disponibilità passano alla piattaforma dell’associazione Refugees Welcome che in tutta Italia cerca nuclei per l’accoglienza.

Novanta famiglie candidate, una cinquantina quelle idonee, dieci quelle che finora hanno realmente accolto nelle loro case uno o più rifugiati ucraini. Le altre sono ancora in attesa ed è probabile che non tutte riusciranno ad ospitare. Sono i numeri dell’accoglienza in città a seguito dell’emergenza ucraina dopo lo scoppio della guerra.

Da una ventina di giorni le candidature delle famiglie che vivono a Bergamo vengono traghettate, attraverso il sito del Comune, alla piattaforma dell’associazione Refugees Welcome, che da subito si è attivata per cercare in tutta Italia famiglie disposte ad aprire le porte delle loro case alla popolazione in fuga dalle città colpite dalla guerra. La partnership con il Comune ha permesso dunque di unire due canali, garantendo una gestione unica delle pratiche: «Con questa collaborazione – spiega Marcella Messina, assessore comunale alle Politiche sociali – ci poniamo l’obiettivo di implementare l’Albo delle famiglie accoglienti sul territorio del Comune di Bergamo (precedentemente attivo attraverso un avviso pubblico del Comune stesso, ndr), al fine di sostenere lo sviluppo di azioni di prossimità solidale tra le famiglie a vari livelli di intensità e di vicinanza, per far fronte alle esigenze di soccorso, assistenza ed accoglienza sul territorio locale della popolazione ucraina colpita dai recenti accadimenti bellici».

Chi vuole candidarsi, può farlo accedendo direttamente dal sito del Comune, oppure sul portale dell’associazione, che ha dedicato a Bergamo un’apposita sezione. È possibile anche farsi avanti come tutor volontario, una figura di supporto che potrebbe essere utile soprattutto alle persone che hanno trovato ospitalità in appartamenti vuoti. Al momento l’hanno fatto in 10.

La difficoltà della lingua, ma pure l’imbarazzo di vivere in casa d’altri, ha spinto tanti cittadini ucraini a declinare le offerte di alloggio. Da qualche giorno il numero di famiglie accoglienti non sale più, «ma bisogna anche considerare la grande disponibilità che abbiamo registrato nei primi due mesi – puntualizza La Terza – e comunque l’offerta di alloggi è ancora molto superiore rispetto alla domanda»

«Il nostro compito – spiega Valentina La Terza program manager nazionale di Welcome Refugees – inizia con la verifica dei requisiti delle famiglie che si candidano, per capire quali sono gli spazi a disposizione e quali le motivazioni e le aspettative di queste persone. Dopodiché proponiamo loro un incontro con una o più persone in cerca di una sistemazione e se tutto va bene, accompagniamo i profughi fino al loro ingresso in famiglia». Ed è proprio questo il passaggio più delicato: molto spesso non si riesce a soddisfare le aspettative di entrambe le parti, e così il possibile accoppiamento sfuma: «Finora sono una decina le famiglie che hanno iniziato ad ospitare – dice ancora Valentina La Terza –. Al netto di chi è già ripartito per l’Ucraina, in questo momento sono 4 i profughi ospitati in famiglia a Bergamo». La difficoltà della lingua, ma pure l’imbarazzo di vivere in casa d’altri, ha spinto tanti cittadini ucraini a declinare le offerte di alloggio. Da qualche giorno il numero di famiglie accoglienti non sale più, «ma bisogna anche considerare la grande disponibilità che abbiamo registrato nei primi due mesi – puntualizza La Terza – e comunque l’offerta di alloggi è ancora molto superiore rispetto alla domanda». Anche il flusso dei profughi dall’Ucraina si è momentaneamente arrestato, tuttavia potrebbe esserci bisogno di nuove soluzioni di accoglienza in vista dell’estate, quando si preannuncia un turnover legato alle disponibilità di chi ha messo a disposizione le proprie strutture fin dall’inizio della primavera.

L’accoglienza dei profughi in città non si limita però alla sola emergenza ucraina: da anni il Comune attraverso il progetto Sai (Sistema accoglienza e integrazione) finanziato dal ministero dell’Interno, mette a disposizione 38 posti per l’accoglienza (in strutture dedicate o in comunità) di persone provenienti da ogni parte del mondo, per una permanenza massima di un anno. Nel 2022 il Comune ha ampliato la disponibilità, aggiungendo altri 10 posti per fare fronte a un’altra emergenza sociale, quella in Afghanistan, e ne ha chiesti ulteriori 27 per gli ucraini, questi ultimi attualmente ancora in fase di approvazione.

Nel 2022 il Comune ha ampliato la disponibilità, aggiungendo altri 10 posti per fare fronte a un’altra emergenza sociale, quella in Afghanistan, e ne ha chiesti ulteriori 27 per gli ucraini, questi ultimi attualmente ancora in fase di approvazione

Il budget annuo previsto per questo tipo di accoglienza è di 750mila euro (a carico del ministero), di cui 150mila per i profughi afghani. Ci sono infine i minori stranieri non accompagnati, che rientrano in parte nel progetto Sai del ministero dell’Interno e in parte invece sono sostenuti direttamente dal Comune. Nel 2021 attraverso il progetto finanziato dallo Stato sono stati accolti 24 minori e 6 neomaggiorenni, per una spesa di 652.889 euro, mentre altri 131 minori stranieri non accompagnati accolti dal Comune per una spesa di 1.094.967 euro, che lo Stato, attraverso la prefettura, ha rimborsato nella misura di 563.355 euro.

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