Bosatelli, il ricordo di Montezemolo: «Un innovatore con cuore, idee e visione». L’ultimo saluto in Cattedrale

L’addio In Cattedrale di Città Alta i funerali del fondatore della Gewiss. Luca Cordero di Montezemolo: «Vicini fin dai tempi della Ferrari. Bergamo perde una delle figure più importanti dal dopoguerra a oggi».

«Bergamo è terra d’impresa da sempre: ha avuto, ha e avrà sempre imprenditori di grande livello. Con Bosatelli ha però perso una delle più importanti figure dal dopoguerra a oggi». Il curriculum di Luca Cordero di Montezemolo è di quelli chilometrici: imprenditore, politico, presidente di Confindustria, Fieg, Ntv, Ferrari, Fiat, Maserati e Alitalia tra le altre. Ed è proprio quando era ai vertici del «Cavallino rampante» che risale l’amicizia con il patron della Gewiss, scomparso lunedì notte nella sua casa di Cenate Sotto. «Domenico era prima di tutto un mio grande amico e lo era da molti anni: da quando ero appena diventato presidente e amministratore delegato della Ferrari, quindi stiamo parlando dei primissimi anni ’90». Del 1991 per la precisione. Da lì in avanti è iniziato un rapporto lungo, proficuo e molto confidenziale che si è ulteriormente rafforzato quando Montezemolo dal 2004 al 2008 è salito ai vertici nazionali di Confindustria.

Il senso dell’amicizia

Ci sono due aspetti di Bosatelli che Montezemolo intende mettere in evidenza. Il primo è personale: «Ha sempre avuto il senso dell’amicizia, l’ho sempre sentito vicino in questi anni e anche nei momenti più complessi. Mio figlio e il suo si sono spesso incontrati per ragioni professionali e sono certo che i rapporti familiari, personali e professionali continueranno anche dopo la sua scomparsa».

Il secondo, ma non in ordine di importanza, è inevitabilmente professionale: «Per me è stato il prototipo del vero imprenditore». Quello cioè che non fa solo business «ma rischia in proprio, con i suoi soldi, per il successo dell’impresa. Un uomo visionario che ha sempre avuto davanti un’idea di futuro e un grande coraggio in quello che faceva, unitamente a tanta, tanta, passione». Ecco, la passione: «Mi creda, l’ha avuta fino all’ultimo respiro della sua vita, non è mai stato un uomo capace di restare fermo. E come imprenditore e presidente di Confindustria ne ho conosciute tante di persone nel campo, ma lui era veramente speciale, il prototipo di un’imprenditoria italiana moderna e innovativa».

Le radici e il mondo

E qui Montezemolo circoscrive meglio il concetto d’innovazione «che secondo me nel caso di Bosatelli va inteso nel senso più vero della parola: guardava sì avanti, ma senza limitarsi agli aspetti tecnologici e basta. Io parlo di testa, cuore, visione, idee e progetti: insomma, un imprenditore e un innovatore a 360 gradi». Ma anche (o soprattutto) di quella genia che Tancredi Bianchi definiva con «i piedi nel borgo e la testa nel mondo».

«Un vero imprenditore italiano, attaccato alle proprie radici, a un territorio che voleva veder crescere. Nello stesso tempo è stato sempre capace di guardare al mondo»

Capaci cioè di far crescere il proprio territorio ampliando sempre di più gli orizzonti di crescita, economica e sociale. Così Gewiss è diventato un colosso del settore. L’ultimo saluto di Bergamo e della sua gente ad uno degli imprenditori più illuminati della sua storia sarà oggi nel cuore di Città Alta, in Cattedrale: i funerali cominceranno alle 9,30. Un aspetto, quello dell’appartenenza territoriale, che anche Montezemolo sottolinea con convinzione: «Domenico era un vero imprenditore italiano, molto attaccato alle proprie radici, a un territorio che voleva veder crescere. Nello stesso tempo è stato sempre capace di guardare al mondo restando attaccato alla sua azienda e soprattutto alla sua gente. Per questo ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca di qualcosa di nuovo».

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