Bus, dal 1° settembre scattano gli aumenti. In 20 anni biglietto cresciuto del 76,4%

Trasporti. Il titolo di viaggio urbano da 75 minuti sale di 20 centesimi e tocca quota 1,5 euro. Nell’ultimo decennio la variazione delle tariffe è stata del 20%, in quello precedente del 47%.

Un euro e 50 centesimi. Da domani scattano gli aumenti del trasporto pubblico locale: più 7,11% di media per l’area urbana e 9,97 per quella interurbana. Ma il dato che più colpisce è il biglietto urbano Atb - con validità 75 minuti - che tocca la quota, psicologica e non, di un euro e mezzo con un balzo di ben 20 centesimi rispetto all’ultimo aumento datato ormai 8 anni fa. In termini percentuali stiamo parlando di un aumento del 15,3, il più alto mai registrato negli ultimi 20 anni: di solito il ritocco era nell’ordine del 4-5,5 per cento. La scelta strategica è stata quella (evidente) di proteggere gli abbonati cercando di far pagare di più gli utenti occasionali, anche se su questo assetto ci sarà da fare dei ragionamenti: l’incertezza latente sulla situazione sanitaria e la componente (seppure in via di riduzione) dello smart working stanno producendo effetti sulle storiche proporzioni tra abbonati e occasionali.

Di 5 centesimi in 5 centesimi

Venti centesimi è di gran lunga l’aumento più importante degli ultimi 20 anni: mediamente si è andati avanti a ritocchini di 5 centesimi in 5 centesimi, come vedremo tra poco, con la sola eccezione del febbraio 2011 quando il biglietto è aumentato di 10 centesimi con una crescita di 9 punti percentuali. Dal 2002 al 2022 il costo del biglietto urbano è aumentato del 76,4%: dagli 0,85 euro del gennaio 2002 all’1,50 di domani. Ma c’è una netta differenza tra il primo e il secondo decennio: dal 2002 al 2012 l’incremento è stato del 47%, in soldoni di 40 centesimi. Nei successivi 10 anni del 20%, 25 centesimi in tutto. Vero che in questi anni il mondo è cambiato e i costi esplosi, ma purtroppo le retribuzioni medie non sono andate di pari passo all’aumento delle tariffe. Del Tpl e non solo.

Il primo arrotondamento

Procediamo con ordine e partiamo dalle lire: a dicembre 2001 il biglietto (con un sistema di divisione in zone e durata oraria completamente differente rispetto all’attuale) costava appunto 1.600 lire. In euro facevano 82,6 centesimi, importo difficile da gestire e così a gennaio 2002 si arriva ad un arrotondamento di 0,85 euro, 2,4 centesimi in più del valore in lirette. Ma ci stava. Ad ogni modo la cosa dura poco, anche perché quei 5 centesimi visti così sembravano poca cosa, quasi fastidiosi: ad agosto 2002 viene così deliberato un aumento a 90 centesimi con decorrenza settembre alla ripresa delle ostilità. Passano 2 anni e i conti cominciano a non tornare: a ottobre 2004 si sale a 0,95 a fronte però di un’estensione della durata da 60 a 75 minuti. Tempo due mesi e si torna alla cifra tonda: 1 euro secco da gennaio 2005, due terzi dell’attuale costo.

Seguono addirittura tre anni di calma piatta, fino all’agosto del 2008 quando con le normali modalità estive viene decretato un aumento di 5 centesimi che resiste per altri 2 anni: a settembre 2010 si arriva a quota 1,10 euro. Che dura poco, pochissimo: il Tpl vive la sua prima crisi e il ritocco di febbraio 2011 è addirittura di 10 centesimi con il rischio di prevederne altrettanti ad agosto e toccare quota 1,30. Che invece viene raggiunta solo a settembre 2014, con il solito passaggio intermedio di 5 centesimi questa volta nello stesso mese del 2012. Per 8 anni tutto resta fermo fino a domani: 20 centesimi, più 15,3%, biglietto a un euro e mezzo e la vaga sensazione che la vicenda non finisca qui. Purtroppo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA