Cani guida, gli occhi di chi non vede: «Servono due anni per averli»

IL CASO. L’Unione dei ciechi lancia l’allarme: «Per noi un ausilio fondamentale, ci garantiscono l’autonomia». Solo 35 in Bergamasca, arrivati anche dalla Svizzera. A pesare in Italia la carenza di scuole di addestramento.

Eliot e Forest arrivano dalla Svizzera, dalla scuola per cani guida di Magliaso, Canton Ticino. Eliot è un Labrador di cinque anni, un cagnolone dal pelo color miele con due occhioni dolci. Forest è un Labrador di quattro anni, manto nero corvino, giocherellone e amante delle coccole come il «collega» a quattro zampe. Il primo è stato consegnato a Bergamo tre anni fa, il secondo l’anno dopo. «Ci sono voluti otto mesi di attesa, in Italia servono almeno due anni per avere un cane guida» spiegano i padroni di Eliot e Forest, Claudio Mapelli ed Antonio Cattaneo, rispettivamente presidente e vice presidente dell’Uici, l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti di Bergamo.

Liste d’attesa

Il problema è parecchio sentito dai non vedenti: in Italia le scuole che addestrano cani guida si contano sulle dita di una mano. «Ne formano un centinaio all’anno, ma ne servirebbero almeno trecento». Ci sono quindi liste d’attesa e tempi biblici: due, anche tre anni per poterne avere uno. «E noi non possiamo aspettare tanto, non avere il cane guida significa “ritornare ciechi” un’altra volta – riflette il presidente –. I cani guida sono i nostri occhi, ci danno la massima autonomia, con il bastone non è la stessa cosa». L’autonomia di muoversi in sicurezza. «Con il bastone non mi sentivo sicuro. Il cane guida è un ostacolista, capisce al volo tutte le situazioni di pericolo e trova sempre la soluzione», racconta Cattaneo mentre accarezza i due cagnoloni desiderosi di attenzione: «Sono sempre con noi, non ti mollano neanche a casa...».

A Bergamo e provincia le persone non vedenti sono circa 1.600, i cani guida solo 35. Gli ultimi sono arrivati dalla Svizzera, «ma oggi sarebbe più difficile ottenerli così velocemente», ammette Mapelli. I numeri sono risicati da noi, come nel resto d’Italia. Le ragioni sono diverse. «La formazione di un cane guida comporta un rilevante impegno sia in termini di competenze, addestratori formati, che di costi diretti» ha spiegato l’assessore regionale alla Famiglia, solidarietà sociale, disabilità e pari opportunità Elena Lucchini, in occasione della Giornata nazionale dedicata al cane guida che si è tenuta lo scorso 16 ottobre, ribadendo anche l’impegno di Regione Lombardia a sostenere «le attività delle associazioni finalizzate all’allevamento, alla crescita, all’addestramento di cani guida, a partire dalla nascita fino alla consegna gratuita a persone non vedenti».

Un problema di formazione e costi quindi, ma non solo. «Sappiamo con certezza di cinque, sei domande per avere il cane guida dalla nostra provincia, ma potrebbero essere anche di più – rileva Mapelli –. Su circa 1.600 non vedenti in Bergamasca, potenzialmente solo in trecento potrebbero utilizzare un cane guida. È necessario possedere alcuni requisiti di idoneità, di tipo fisico, uditivo, una buona capacità di orientamento. Prima di mettersi in lista d’attesa per un cane si viene sottoposti a test per accertare la capacità di essere autonomi nel muoversi in ambienti aperti, sapendo riconoscere percorsi, strade da attraversare, svolte da fare nei tragitti abituali».

Gli ostacoli in città

Le città sono piene di «insidie» per i non vedenti: traffico («Che comunque ci consente di orientarci, le auto elettriche sono più silenziose e le avvertiamo di meno» evidenziano dall’Uici), rumori e ostacoli. Il cane guida è un aiuto importante per muoversi in libertà. «Spetta comunque al conduttore dare le indicazioni sulla strada o la deviazione al proprio cane che è addestrato per riconoscere al volo le situazioni di pericolo, il palo, il marciapiede occupato da biciclette, moto o altro, il cantiere», afferma Cattaneo, che tutte le mattine con Forest («il mio primo cane guida» spiega) prende il treno da Calusco d’Adda, l’autobus in città e poi raggiunge a piedi la sede dell’Unione dei ciechi in via Diaz. Con lui, da Calusco, c’è anche il presidente Mapelli con Eliot, «il mio settimo cane guida, il primo però svizzero, dopo sei italiani». «È fondamentale prestare molta attenzione, non distrarsi. Sui bus, per esempio, non ci sono ancora gli avvisi vocali che annunciano le fermate e questo è un problema se non si è attenti, spesso chiediamo aiuto agli autisti. Torneremo alla carica con Atb» fa presente Mapelli.

Anche i semafori sonori in città «sono ancora troppo pochi» secondo l’Unione dei ciechi. «In centro ci sono lungo l’asse centrale, dalla stazione alla funicolare, un paio in via Camozzi e in via Mai. Ma sarebbe importante che tutti gli impianti fossero dotati di segnalatore acustico perché ci permette di attraversare gli incroci in tranquillità. Può succedere che, se ci sono più pedoni che passano con il semaforo rosso, il cane sia portato a seguirli, facendoci correre così dei rischi». Oltre ai semafori, in centro ci sono i percorsi tattili che aiutano l’orientamento o segnalano la presenza di un pericolo, di un incrocio per esempio. «Sono presenti dopo il Mc Donald’s, ma non nel piazzale della stazione dove servirebbero», dicono dall’Unione dei ciechi. «Abbiamo quindi spiegato al sindaco Gori che è importante che l’acqua scorra nella fontana della stazione, ma anche di Porta Nuova perché ci aiuta a orientarci», evidenzia ancora Mapelli.

Dettagli che per un non vedente possono fare la differenza, insieme al supporto del proprio cane guida. «Quando indossa la maniglia per la pettorina il cane sa che è in modalità lavoro, è importante non distrarlo – rileva il vice presidente dell’Uici –. Succede che incontriamo persone che vogliono accarezzarlo, ma se questo avviene mentre stiamo camminando in mezzo ad un incrocio può diventare pericoloso».

«Associazioni da sostenere»

Il 16 ottobre si è celebrata la Giornata nazionale dedicata ai cani guida, nata nel 2006 con l’obiettivo di alzare un velo sulla necessità di far conoscere e tutelare il diritto del non vedente a poter essere accompagnato dall’amico a quattro zampe in tutte le sue attività.

Allontanare il cane guida vuol dire anche allontanare il non vedente, ripetono dall’Uici. Dal 1974 esiste una legge che sancisce il diritto del cieco ad accedere liberamente nei luoghi pubblici o sui mezzi di trasporto in compagnia del cane guida (senza peraltro dover pagare per lui). «A Bergamo c’è in generale sensibilità su questo tema. Quando c’è qualche difficoltà ce la segnalano, ma non abbiamo avuto casi eclatanti. A Trieste lo scorso anno non ci hanno fatto entrare in una chiesa ortodossa coi nostri cani, abbiamo poi ricevuto una lettera di scuse» ricorda Mapelli. A Bergamo si tiene anche la «Corri dog» – lo scorso settembre si è svolta la nona edizione, organizzata dalla Pro Loco con Emanuela Ruch, l’ideatrice della corsa a favore dell’Uici –: è una manifestazione molto sentita dai ciechi perché punta a sensibilizzare i cittadini sull’importanza che il cane guida ha per la persona con disabilità visiva e sulle difficoltà delle scuole di addestramento. Un problema, quest’ultimo, che è arrivato anche sul tavolo delle istituzioni, a tutti i livelli. «I cani guida per ciechi e ipovedenti sono indispensabili per la vita e il benessere di molte persone che hanno così l’ausilio per muoversi autonomamente in città – afferma l’assessore al Verde del Comune di Bergamo Marzia Marchesi, presente alla “Corri dog” di settembre –. È fondamentale l’addestramento di questi cani, che comporta un rilevante impegno in termini di competenze e costi. Dobbiamo trovare un modo per sostenere le associazioni che si occupano della loro formazione».

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