C’erano una volta i vigili: i Comuni non li trovano più

Bandi pubblici. Burocrazia e solitudine rendono la professione sempre meno gettonata. La soluzione? «Mettersi in rete, soprattutto per i paesi più piccoli».

Cercasi vigili disperatamente. La divisa ha perso il suo fascino? La paga non è soddisfacente? Secondo Claudio Modina, presidente dell’associazione Polizia locale di Bergamo, non è così. «Basta guardare i candidati che si presentano ai concorsi – spiega – sono ogni volta in numero elevato. Questo vuol dire che la carriera di agente di polizia locale attrae ancora i giovani e lo sblocco del turnover delle assunzioni nei comuni ha riacceso l’attenzione nei confronti del nostro mestiere».

I Comuni però faticano a trovare nuovi agenti. Specialmente nelle realtà più piccole, quelle con mille abitanti o meno, il sindaco riesce a trovare le risorse economiche per assumere un vigile part time, 12 o 18 ore alla settimana, ma deve comunque destreggiarsi tra mille acrobazie burocratiche per bandire un concorso di assunzione e alla fine rischia di dover fare i conti con i vincitori che arrivano da fuori regione i quali, appena possono, chiedono di riavvicinarsi a casa. «Un altro dato che emerge chiaramente dai concorsi – riflette Marco Murareto, comandante del corpo di polizia intercomunale di Villa d’Adda, Carvico e Sotto il Monte, che può contare su quattro agenti – è l’impreparazione di tanti candidati che “provano” a vincere un posto da dipendente pubblico senza l’adeguata preparazione: mediamente, l’80% di loro viene bocciato nella prima fase, quella della conoscenza delle diverse materie tecniche richiesta oggi nel nostro lavoro, Inoltre i concorsi di questi mesi non riusciranno a colmare il gap provocato dal blocco delle assunzioni: in servizio entrano agenti ventenni che si ritrovano a fianco di colleghi ultraquarantenni. Manca, quasi completamente, la fascia fra i 25 e i 40 anni».

Rischia, con il pensionamento di figure storiche, di venire a mancare un punto di riferimento per tante realtà bergamasche. Il contatto con le persone, la conoscenza personale di tanti cittadini, e nei paesi di (praticamente) tutti i residenti, la varietà delle mansioni, sono i punti di forza di una professione che continua a piacere. Per contro, l’eccessiva burocratizzazione, specialmente per gli ufficiali e i comandanti, la disparità di trattamento rispetto ad altre forze dell’ordine con cui si condivide il lavoro, frenano gli aspiranti vigili, spesso impauriti anche da un altro problema: la solitudine del vigile. Difficile resistere da solo in un Comune dovendo affrontare leggi sempre nuove e sempre più arzigogolate. Così è meglio puntare su progetti di aggregazione: convenzioni, consorzi e unioni, nonostante le difficoltà, rimangono «l’unica soluzione valida».

«I concorsi di questi mesi non riusciranno a colmare il gap provocato dal blocco delle assunzioni: in servizio entrano agenti ventenni che si ritrovano a fianco di colleghi ultraquarantenni. Manca, quasi completamente, la fascia fra i 25 e i 40 anni»

Ne è convinto Mattia Merelli, sindaco di Gazzaniga, presidente dell’Unione dei Comuni «Insieme sul Serio», ente che gestisce il servizio di polizia locale sul territorio di Casnigo, Gazzaniga, Pradalunga, Nembro, Selvino e Villa di Serio. «Quando c’è una processione, un funerale, un evento sportivo, se manca il vigile tutti se ne accorgono; per noi sindaci è fondamentale averli in organico perché sono un presidio di sicurezza insostituibile. La diminuzione del loro numero è legata secondo me è un problema generale: il calo demografico. Le aziende non trovano addetti, anche i Comuni faticano a trovare dipendenti. Ecco perché la scelta di mettere in rete gli agenti rimane la scelta vincente».

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