Con l’estate si spegne l’ultimo semaforo sulla provinciale 91 della Valle Calepio

La conferma arriva dalla Provincia, via l’impianto lungo l’asse che si collega al Basso Sebino e a lago Opera attesa da decenni. Il vicesindaco: «Durante i lavori che dureranno circa due mesi la strada non sarà bloccata».

Cade l’ultimo semaforo sulla provinciale 91, l’ultimo «posto di blocco» rimasto su una delle infrastrutture più trafficate di tutta la Bergamasca, quella che dal Basso Sebino corre fino alle porte della città, al Cassinone. La conferma è arrivata nelle scorse ore da Via Tasso: a Villongo, lì dove il semaforo regola il puzzle di incroci fra viale Italia, via Silvio Pellico e via Puccini, entro l’estate arriverà il tanto atteso rondò, progettato e finanziato (400mila euro) proprio dalla Provincia.

L’annuncio segue un incontro fra l’Amministrazione comunale di Villongo, che da anni promette di spegnere l’ultimo impianto semaforico della ’91, e il consigliere provinciale delegato alle Infrastrutture Mauro Bonomelli: con il progetto di fattibilità già approvato da Via Tasso, ora impegnata nella progettazione definitiva, il vicesindaco di Villongo, Mario Ondei, in corsa (anche se ancora ufficiosamente) per le elezioni amministrative, può finalmente snocciolare qualche dettaglio e abbozzare un primo cronoprogramma.

«Con la Provincia l’accordo è quello di procedere il prima possibile, questione di mesi - spiega lui -. L’ipotesi più concreta è quella di eseguire i lavori al termine dell’anno scolastico, in modo da non avere, quantomeno, il traffico degli scuolabus. Preciso però fin da ora che durante i lavori, che crediamo possano durare un paio di mesi, la provinciale non verrà mai interrotta: come fatto in occasione della realizzazione del rondò dell’Isola, verrà chiusa in maniera alternata solo una porzione della strada». Quanto ai dettagli dell’infrastruttura, il progetto di fattibilità redatto a Bergamo - gli amministratori di Villongo se lo sono stampati in formato A3, per studiarselo da vicino - ricalca, secondo il vicesindaco, l’ultima proposta fatta proprio dall’Amministrazione alla Provincia negli anni scorsi. «Sì, in sostanza il progetto è quasi identico. Parliamo di un rondò con un diametro di 26 metri, aiuola interna, classica forma circolare.

La forma ovale, o a fagiolo che dir si voglia, ci era stata bocciata proprio da Via Tasso fra il 2015 e il 2016. Ora aspettiamo soltanto che da Bergamo ci consegnino il progetto esecutivo, e poi finalmente si parte: tutte le spese sono in carico alla Provincia, a cui tocca anche l’onere dell’appalto. La scelta dell’Amministrazione di insistere nel far comprendere l’importanza sovracomunale dell’opera, alla fine, si è rivelata vincente». Una partita, quella del rondò di viale Italia, che interessa da vicino un’ampia fetta di comunità bergamasca, pendolari in primis. Una comunità che attende con ansia lo spegnimento del semaforo per almeno due motivi.

Il primo, intuibile, è strettamente legato al traffico, reso più agevole dai rondò: i Comuni limitrofi hanno già spento, da anni, tutti gli altri semafori sulla provinciale, con evidenti benefici per pendolari della ’91 (anche se qualcuno continua a storcere il naso sul rondò di Credaro, che qualche rallentamento continua in ogni caso a provocarlo). Ma c’è un secondo motivo per cui si aspetta con ansia l’opera di Villongo: spegnendo il semaforo, verrà disattivato anche il meccanismo noto come «rosso stop» che ha inflitto sanzioni per, afferma il vicesindaco, «circa 200 mila euro all’anno». Risorse finite dritte nel bilancio del Comune di Villongo, la cui Amministrazione è stata accusata a più riprese di voler far cassa proprio con le multe del «rosso stop», tanto da rallentare e diluire - è la tesi dei più critici - i tempi di rimozione del semaforo. Insinuazioni a parte, sono note le principali ragioni per cui, fino ad oggi, il rondò non è mai stato realizzato.

In primis, il nodo finanziamenti: la spesa di 400 mila euro ha costituito, per anni, il principale ostacolo per l’Amministrazione di Villongo, che ha insistito sulla necessità di ribadire l’importanza sovracomunale dell’opera per calamitare fondi provinciali per la viabilità del Basso Sebino. La seconda ragione ha invece a che fare con i rapporti, non proprio idilliaci, con i tre privati le cui proprietà insistono proprio sulla porzione di provinciale dove verrà costruito il rondò: il Comune non ha mai trovato la quadra con alcuni dei privati, tanto da chiudere il progetto in un cassetto. Fino ad oggi.

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