Confronto col 2020: il virus circola, ma trend in discesa

Roberto Buzzetti, direttore dell’Ufficio epidemiologico dell’Asl di Bergamo: «Un anno fa nessuno era vaccinato. Se uno studente si contagiava, era più facile che potesse contagiare poi i genitori o i nonni».

Oltre i numeri, c’è una riflessione: più che guardare all’incidenza del contagio o ai bollettini più recenti, occorre pensare alla «rivoluzione». Che è il vaccino, un anno dopo. Gli indicatori epidemiologici alla vigilia della ripresa delle scuole, se letti acriticamente, restituiscono un quadro di apparente maggior circolazione del virus oggi rispetto a un anno fa.

Domenica 12 settembre l’incidenza del contagio in Bergamasca si attestava a 21 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti, contro il valore 9 del 13 settembre 2020 (la scuola ripartì il 14 settembre 2020). Analogo il quadro lombardo: domenica l’incidenza era a 37 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti, un anno fa era a 15. «In epidemiologia, il confronto tra due date uguali a un anno di distanza è spesso improprio – riflette Roberto Buzzetti, già direttore dell’Ufficio epidemiologico dell’Asl di Bergamo, da un anno e mezzo autore di un approfondito report bisettimanale sui numeri della pandemia -. Bisogna guardare in maniera più ampia alla tendenza delle curve: oggi siamo in fase di discesa, un anno fa sarebbe invece iniziata la salita che ha portato alla seconda ondata. E soprattutto quest’anno c’è il vaccino».

L’incidenza bergamasca, appunto, è oggi di un terzo inferiore rispetto al picco dell’ondata estiva (il 6 agosto arrivò a quota 30), quindi in flessione; un anno fa, viceversa, ad agosto 2020 l’incidenza scese sino al valore di 3 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti poi da fine mese risalì verso la doppia cifra. E tra l’altro oggi il virus si cerca di più: nelle ultime due settimane in Lombardia sono stati analizzati 639.340 tamponi; nelle due settimane precedenti alla ripartenza delle scuole del settembre 2020 i test furono 236.026, praticamente un terzo.

«Al di là dei numeri – specifica l’epidemiologo -, è innegabile che la situazione sia migliore: c’è una quota di vaccinati dell’80% circa tra i più giovani e una copertura ancora superiore tra gli insegnanti. Certo, il timore è che col ritorno a scuola la curva possa risalire. Il vaccino però traccia una differenza significativa rispetto a un anno fa: è vero che gli studenti potrebbero contagiarsi e “portare a casa” l’infezione, ma quest’anno difficilmente attecchirà». Fuor di metafora, Buzzetti illustra la differenza: «Un anno fa nessuno era vaccinato. Se uno studente si contagiava, era più facile che potesse contagiare poi i genitori o i nonni. Oggi gli adulti e gli anziani hanno un’adesione molto elevata, anche se non totale, alla vaccinazione: e l’efficacia dei vaccini è altissima, se non sul contagio sicuramente sulle forme gravi della malattia. Gli ultimi studi evidenziano una protezione del 96% contro il decesso, e l’efficacia è la riduzione relativa del rischio: se questo rischio è 100 per i non vaccinati, il rischio scende a 4 per i vaccinati».

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