Contagi e ricoveri nella Bergamasca
Aumento lieve, un po’ di luce - I dati

Lunedì 16 novembre 177 nuovi casi e 4 decessi per Covid. Fagiuoli: «Adesso il rallentamento è più consistente».

«Stiamo cominciando a vedere un po’ di luce». Stefano Fagiuoli, direttore del dipartimento di Medicina del «Papa Giovanni» di Bergamo, lo dice con cautela. Però la sensazione è concreta, intreccia i numeri con l’osservatorio quotidiano del fronte clinico: «Di sicuro, in questa seconda ondata, in Bergamasca non abbiamo mai visto la grossa impennata vissuta in altre zone della Lombardia e dell’Italia, e adesso il rallentamento che osserviamo è persino più consistente degli altri», aggiunge Fagiuoli. A diverse velocità, in fondo, il virus s’è mosso anche nella stessa Bergamasca. In Bassa ha corso: «Lo abbiamo visto nell’ultimo mese dagli accessi in pronto soccorso – conferma il primario –: la prevalenza di pazienti dalla Bassa o dal confine milanese, rispetto a Val Brembana o Seriana, è clamorosamente differente».

«Come a inizio aprile»
Lunedì 16 novembre, intanto, il report quotidiano dei nuovi contagi ha restituito per Bergamo valori contenuti: 177 nuovi casi, pochi di più dei 154 di lunedì 9 novembre (i lunedì sono giorni che fanno storia a sé, per numero di tamponi processati); in Lombardia, il totale è di 4.128 nuove infezioni su 18.037 test (tasso di positività al 22,89%). Sono stati però quattro i decessi per Covid in provincia di Bergamo, e 99 quelli nell’intera regione. In Bergamasca, ieri, i Comuni con la maggior crescita giornaliera sono stati Bergamo (+13 casi), Dalmine (+8), Stezzano (+8), Treviglio (+7), Cisano (+7). Sul perché in terra orobica i contagi siano stati più limitati che nel resto della Lombardia, immunità e responsabilità si tengono insieme: «I dati sulle sieroprevalenze portano dati molto significativi per certe zone. In più, per chi ha vissuto a Bergamo a febbraio e marzo è facile capire la differenza in termini di comportamento e responsabilità – prosegue il primario –. In questa fase abbiamo visto una proporzione leggermente bassa di persone che hanno avuto bisogno di terapia intensiva o di alta assistenza: è come se noi avessimo saltato il picco della parte centrale di marzo e stessimo vivendo più o meno la situazione di inizio aprile, cioè con persone che vanno sì in terapia intensiva, ma soprattutto con pazienti che progressivamente hanno bisogno di ricoveri relativamente brevi per poi tornare a domicilio. Il grosso del nostro sforzo è rivolto a dare una mano al resto del territorio: una cosa che credo sia ampiamente dovuta, perché facciamo parte dello stesso sistema sanitario». Sarà fondamentale tenere alta la guardia, per non ripetere a Natale gli errori di Ferragosto: «L’estate, paradossalmente, ha aiutato a contenere la diffusione del virus, anche negli eccessi: le aggregazioni erano all’aperto e con temperature che rendevano meno facile la diffusione del droplet. D’inverno, se si “molla” con gli stessi princìpi, è ancora più pericoloso: si è in luoghi chiusi, più vicini, con temperature più complicate – conclude Fagiuoli –. Chiaro che ci aspettano sacrifici difficili moralmente, eticamente ed economicamente, però è necessario proseguire con la responsabilità, soprattutto per proteggere i più fragili».

Il fronte ospedaliero
Il flusso dei ricoverati negli ospedali bergamaschi non accenna a diminuire. Altri 16 sono i pazienti ricoverati in un giorno tra le strutture ospedaliere del Papa Giovanni e del presidio avanzato in Fiera, i plessi dell’Asst Bergamo Est, Iob (Istituti ospedalieri bergamaschi)-Gruppo San Donato e Humanitas Gavazzeni.

Si è passati dai 708 ricoverati Covid registrati domenica ai 724 di lunedì e in questi vanno inclusi anche i 219 posti letto occupati dai ricoverati nelle strutture dell’Asst Bergamo Ovest, aggiornati a venerdì scorso. A tal riguardo, un discorso a parte va fatto proprio per l’Asst Bergamo Ovest (ospedali di Romano e Treviglio), che non fornisce aggiornamenti quotidiani sul dato dei ricoverati Covid (dati prima forniti a giorni alterni e poi con cadenza settimanale, perché l’aggiornamento e le variazioni quotidiane sono ritenuti «giornalisticamente poco interessanti») e ieri ha comunicato 46 nuovi pazienti Covid, in un report aggregato da giovedì 12 a domenica 15 novembre: su 46 nuovi pazienti, 15 provengono dalla Bergamasca e 31 da altre province (erano 219 i posti letto occupati comunicati venerdì).

Il dato resta quindi parziale, perché «non vengono forniti numeri globali» e quindi la somma esatta dei ricoverati (e il computo degli eventuali dimessi). A lunedì 16 novembre all’ospedale Papa Giovanni erano 202 i pazienti ricoverati, 6 in più in un giorno: 136 ricoverati Covid nei reparti ordinari, 12 in sub-intensiva, 54 in terapia intensiva (+2 rispetto a domenica), di cui 24 nel presidio medico avanzato della Fiera. I pazienti Covid dell’Asst Bergamo Est sono rimasti invariati a 131, così distribuiti: 61 all’ospedale Bolognini di Seriate, di cui 6 in terapia intensiva; 26 nel plesso di Lovere, 19 ad Alzano, 10 a Piario e 15 a Gazzaniga. Nel Policlinico di Ponte San Pietro (Iob-Gruppo San Donato) sono 98 i pazienti Covid ricoverati (+1 in un giorno): 94 degenti ordinari e 4 in terapia intensiva. All’Humanitas Gavazzeni i ricoverati hanno raggiunto le 74 unità (+9 in 24 ore): 67 degenti ordinari Covid, 5 in terapia intensiva, un paziente nell’area grigia sottoposto a tampone e in attesa dell’esito del tampone, e uno nei box grigi dell’area critica in attesa del tampone.

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