La Corsarola a nuovo, ecco il primo assaggio. «Tutto come 70 anni fa»

Il cantiere in Città Alta Non si interveniva radicalmente dagli anni ’50. I tecnici: lavoro certosino, ogni tassello sagomato a mano e posato a «lisca di pesce». Brembilla: «Buon risultato».

In un paziente lavoro di scuci-cuci, le maestranze stanno ricollocando gli «smolleri» di porfido lungo la Corsarola, da piazza Mascheroni al sagrato della chiesa di Sant’Agata nel Carmine. Ogni pietra viene rimossa, pulita e riposizionata, creando il tradizionale disegno a lisca di pesce, proprio come era stato fatto circa 70 anni fa. Da allora, la pavimentazione della via principale di Bergamo Alta (il «decumano massimo» in epoca romana), non era più stata toccata, se non rattoppata qua e là in situazioni di emergenza.

Dopo i lavori di sostituzione delle tubazioni di acqua e gas concluse nelle scorse settimane, il Comune di Bergamo sta procedendo alla ripavimentazione, un intervento concordato con la Sovrintendenza che è stato affidato agli uomini della «Foresti e Aceti» di Palosco. Un lavoro in corso in questi giorni che dovrebbe concludersi al massimo tra un paio di settimane: «Sono molto contento del risultato – commenta Marco Brembilla, assessore ai Lavori pubblici del Comune di Bergamo – e della collaborazione che c’è stata tra gli operatori dei sottoservizi, quindi Unareti, Uniacque, Enel e Tim, con il progettista e il direttore dei lavori, con i miei tecnici. Un grazie particolare al consigliere delegato per Città Alta Robi Amaddeo. Dai primi commenti ricevuti, i lavori sono stati particolarmente apprezzati».

La Corsarola è percorribile a piedi, i passanti si fermano ad osservare le maestranze all’opera. Spiegano i funzionari comunali: «Questo tipo di lavorazione difficilmente viene più eseguita, ogni pietra viene sagomata al momento e a mano, con il martello. Per andare “diritti”, viene tirato uno spago, che delimita il disegno. La procedura prevede la rimozione di ogni smollero, la sua pulizia e, dove possibile, il suo riutilizzo. Una volta che lo smollero viene posato sul sottofondo di sabbia e cemento, viene poi “intasato”, si va cioè a sigillare lo spazio tra gli interstizi».

L’intervento sulla prima metà di «carreggiata» (sulla destra, lato chiesa di Sant’Agata) terminerà a breve, da lunedì si lavorerà sull’altra metà. Le maestranze, concluso questo primo tratto di circa 45 metri (per 4 metri di larghezza) si fermeranno. Il cantiere riaprirà a settembre, «andremo avanti con la stessa lavorazione per un altro tratto – spiega l’assessore Brembilla -. Difficile dire fino a dove arriveremo, molto dipenderà dalla situazione che troveremo sotto l’attuale pavimentazione. Nel 2023, anno della Capitale della cultura, ci fermeremo. Si riprenderà nel 2024». L’obiettivo è raggiungere l’incrocio con la via Salvecchio, ma quando si lavora in Città Alta la sorpresa è dietro l’angolo, o meglio, sotto ad ogni metro di porfido. Durante la prima fase degli scavi, in loco c’è sempre stato un archeologo della Sovrintendenza, pronto ad avviare approfondimenti in caso di ritrovamenti significativi.

La modalità di lavoro è stata già programmata (e ormai rodata). L’impresa sa bene da dove ripartire, dopo la pausa estiva: ad un certo punto, alla fine del primo tratto rifatto a «lisca di pesce», c’è una porzione in porfido a cubetti. Non un errore, ma un «marker» che indica il punto di partenza per il prossimo lotto.

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