Covid, la decisione del Tribunale dei ministri: archiviazione per Conte e Speranza

INCHIESTA COVID. Il Tribunale dei ministri a Brescia ha archiviato le posizioni dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, indagati nell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della prima fase della pandemia.

Il Tribunale dei ministri a Brescia ha archiviato le posizioni dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza indagati nell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della prima fase della pandemia in Val Seriana. I giudici hanno accolto la richiesta di archiviazione «perché il fatto non sussiste», confermando il parere espresso dalla Procura di Brescia.

Il provvedimento

Secondo i giudici, «non è configurabile il reato di epidemia colposa in forma omissiva in quanto la norma in questione abbraccia la sola condotta di chi per dolo o per colpa diffonde germi patogeni e quindi la responsabilità per omesso impedimento di un evento che si aveva l’obbligo giuridico di impedire risulta incompatibile con la natura giuridica del reato di epidemia», si legge nel provvedimento di cui l’Ansa ha diffuso alcuni stralci. E «va innanzitutto detto che agli atti manca del tutto la prova che le 57 persone indicate nell’imputazione, che sarebbero decedute per la mancata estensione della zona rossa» ai comuni di Alzano Lombardo e Nembro «rientrino tra le 4.148 morti in eccesso che non ci sarebbero state se fosse stata attivata la zona rossa».

Conte e la zona rossa

All’ex premier veniva contestata dalla Procura di Bergamo la mancata istituzione della zona Rossa nella Bergamasca ad Alzano e Nembro. Ma visto che «non risulta che il Presidente del Consiglio Conte, prima del 2 marzo 2020, fosse stato informato della situazione dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo, stando all’imputazione» lui «avrebbe dovuto decidere, circa l’istituzione della zona rossa» il giorno stesso. E secondo il Tribunale dei ministri «si tratta, evidentemente, di ipotesi irragionevole».

Il piano pandemico

Per il tribunale dei ministri di Brescia, «il piano pandemico del 2006 non era per nulla adeguato ad affrontare la pandemia da Sars-CoV-2. Il Prof. Merler e il dott. Greco, tra gli autori del Piano del 2006, nelle sommarie informazioni da loro rese, si sono espressi in termini drastici circa l’inutilità di quel piano per affrontare la pandemia». Motivando l’archiviazione dell’ex premier Conte e dell’ex ministro Speranza, i giudici aggiungono però che: «il ministro Speranza, lungi dal rimanere inerte, ha adottato le misure sanitarie propostegli dagli esperti di cui si è avvalso, che peraltro, a livello europeo, sono state tra le più restrittive. Infine, anche ove fosse astrattamente prospettabile, cosa che non è, il reato di epidemia colposa per condotta omissiva impropria, data la natura stessa della pandemia da Sars-CoV-2, che ha coinvolto l’intera umanità, sarebbe comunque irrealistico ipotizzare che la stessa sia stata cagionata, anche solo a livello nazionale, da asserite condotte omissive quali quelle contestate al ministro Speranza».

«Notizia di reato infondata»

«La contestazione dell’omicidio colposo in relazione alla morte delle persone indicate in imputazione si basa (...) su una mera ipotesi teorica sfornita del ben che minimo riscontro», si legge nel provvedimento. L’affermazione si fonda sul fatto che, per i giudici, Andrea Crisanti, il microbiologo e consulente dei pm, «ha compiuto uno studio teorico ma non è stato in grado di rispondere» sul «nesso di causa tra la mancata zona rossa e i decessi». «La notizia di reato, per entrambi gli indagati, è totalmente infondata»: è questa la conclusione del Tribunale.

Conte: «Agito con responsabilità»

Giuseppe Conte, intervenendo alla alla trasmissione Cinque Minuti su Rai 1, ha dichiarato: «Non è mai scontato un provvedimento dopo un’inchiesta di tre anni che ha raccolto tantissimo materiale. Mi conforta che il tribunale dei ministri abbia chiarito che sarebbe stata addirittura irragionevole una decisione diversa in quel momento, con quella situazione, con quella conoscenza carente di quelle informazioni. Ricordo: non eravamo più di fronte ai focolai iniziali. Eravamo di fronte a un virus che ormai galoppava. Tant’è che qualche giorno dopo ci fu la decisione di chiudere Lombardia, Emilia Romagna e altre regioni in modo molto stringente. È chiaro però che la sentenza mi conforta, perché chiaramente abbiamo avuto, e abbiamo ancora adesso, il dolore per la nostra comunità nazionale. La perdita di tante vite umane era qualcosa che pesa sulla nostra coscienza collettiva. E questi passaggi, con estrema chiarezza, del tribunale dei ministri ci confortano e mi confortano del fatto di aver agito con equilibrio, responsabilità e addirittura massima ragionevolezza».

Speranza: «È emersa la verità»

Si dice «molto sollevato» Roberto Speranza dalla decisione del Tribunale dei ministri. Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e oggi è emersa la verità» scrive l’ex ministro della Salute su Facebook. «L’Italia, pur tra mille difficoltà E colpita per prima in Occidente - aggiunge - ha dimostrato durante l’emergenza Covid di essere un grande Paese. Personalmente ho fatto davvero tutto il possibile in quei giorni terribili per difendere la salute degli italiani».

I familiari delle vittime: «Uno schiaffo»

L’archiviazione di Giuseppe Conte e Roberto Speranza nell’inchiesta sul Covid «è uno schiaffo in faccia a noi e all’Italia intera che si merita un sistema politico e di giustizia più trasparente. Siamo intransigenti con quanto fatto dalla Procura di Brescia e dal Tribunale dei Ministri: l’archiviazione è un vilipendio alla memoria dei nostri familiari, un bavaglio, l’ennesimo in un’Italia corrosa dall’omertà contro cui ci siamo sempre battuti e continueremo a farlo nelle sedi che ci restano, come quella civile». Lo scrivono i familiari della vittime del Covid dell’Associazione #Sereniesempreuniti che sono «delusi e amareggiati». «Siamo amareggiati per la decisione che va in senso opposto alle risultanze cui era pervenuta la Procura di Bergamo dopo tre anni di indagini - aggiunge Consuelo Locati, del team legale dei familiari -. Attendiamo di conoscere le motivazioni addotte a fondamento della richiesta».

I legali di Fontana: «Fiducioso»

Dopo l’archiviazione da parte del Tribunale dei ministri delle posizioni dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza per l’inchiesta sulla gestione della prima fase della pandemia, il presidente della Lombardia Attilio Fontana, anche lui indagato, «attende fiducioso la definizione della sua posizione processuale». Lo spiegano in una nota i suoi legali Jacopo Pensa e Federico Papa. Il governatore, letto il provvedimento su Conte e Speranza, «non può che condividerne il contenuto», hanno sottolineato in un comunicato. «Nello stesso provvedimento - aggiungono - si dà atto che il reato viene contestato anche ad altri indagati, tra cui Fontana, in quanto asseritamente commesso in cooperazione colposa». «I concetti espressi dai giudici bresciani (situazione epidemiologica di assoluta gravità, novità ed eccezionalità paragonabile alla ’spagnolà del 1918) - sottolineano i legali - vengono ancora una volta fatti propri dal presidente Fontana, anche in ordine al tema della causalità».

Gallera, il legale: chiederemo di archiviare

Guido Camera, legale dell’ex assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, in una nota spiega: «Prendiamo atto con soddisfazione» della decisione del Tribunale dei Ministri «che ha sancito l’insussistenza più radicale delle accuse mosse dalla Procura di Bergamo all’ex presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e all’ex ministro della Salute Roberto Speranza», accuse che «sono le stesse» mosse anche all’ex assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera e agli altri indagati. Motivo per cui nei prossimi giorni «presenteremo un’articolata memoria al Tribunale dei ministri» e «trattandosi di fattispecie contestata in forma concorsuale a tutti gli imputati», laici e ministri, verrà richiesta «l’archiviazione della posizione» di Gallera. «In particolare - aggiunge il legale - è ben colta la distinzione che esiste fra le funzioni di indirizzo politico e l’attività amministrativa, attraverso una disamina puntuale delle competenze del ministero della Salute», competenze statali «che peraltro sono preponderanti rispetto a quelle delle Regioni». Inoltre «è giustamente sottolineato che, in termini oggettivi, tutte le misure di sanità pubblica esperibili sono state realizzate tempestivamente da chi aveva le competenze ad adottarle - conclude Camera - da ultimo è stata sancita in modo chiaro l’impossibilità di configurare alcun nesso causale, nel rispetto della giurisprudenza della Cassazione, tra i decessi rilevati sul piano statistico e le condotte attribuite agli indagati».

Cajazzo, memoria difensiva

«Auspichiamo che venga, al più presto, definita anche la posizione del dott. Cajazzo, allora direttore generale assessorato Welfare di Regione Lombardia, e siamo, in tal senso fiduciosi, avendo già fornito ampi chiarimenti nel corso dell’interrogatorio «al buio» reso avanti alla Procura della Repubblica di Bergamo nel mese di gennaio 2022». Lo scrive l’avvocato Fabrizio Ventimiglia, difensore di Luigi Cajazzo dopo il provvedimento emesso dal Tribunale dei ministri. «Nei prossimi giorni, ad ogni modo, depositeremo un’articolata memoria difensiva, ove - annuncia Ventimiglia - ribadiremo la correttezza dell’operato del dott. Cajazzo e di Regione Lombardia, non escludendo, altresì, l’eventualità di rendere un nuovo interrogatorio».

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