Covid, la variante Gryphon è al 4%. «E adesso stiamo a vedere la Kraken»

Il virus . La mutazione di Omicron monitorata nei laboratori del «Papa Giovanni» di Bergamo. Farina: «Saranno dominanti. Vaccino fondamentale».

Siamo in un’era iperglobalizzata: quello che sta accadendo in Cina, tra dati ufficiali che non sembrano affatto corrispondere alla realtà e proiezioni scientifiche occidentali che parlano di migliaia di persone quotidianamente contagiate dal virus Sars-CoV-2 (e altrettanti morti), non potrà, anche a condizioni di base estremamente differenti, non avere ricadute anche qui. Anzi, le ha già. Più il virus circola più muta, tutti l’hanno imparato in questi anni di pandemia.

«I dati delle attività di sequenziamento virale indicano che, in tutto il mondo, da un anno circa a questa parte Sars Cov-2 circola in una miriade di sottovarianti di Omicron»

E il fiorire di varianti è dimostrato dai più recenti sequenziamenti: lo spiega nel dettaglio

Claudio Farina, direttore della Microbiologia dell’Asst Papa Giovanni di Bergamo: «Sì. I dati delle attività di sequenziamento virale indicano che, in tutto il mondo, da un anno circa a questa parte Sars Cov-2 circola in una miriade di sottovarianti di Omicron».

Le ultimissime varianti, come Gryphon e negli ultimi giorni Kraken, che stanno già facendo lievitare i contagi per esempio negli Usa e in Australia, qui sono state isolate? A Bergamo Gryphon c’è già?

«Ormai conosciamo le varianti con nomi di fantasia. Prima, Centaurus è stato lo spauracchio estivo che non ha mai preso piede; poi, Cerberus, alias Omicron nella variante BQ.1. Poi ancora, Gryphon, che è Omicron nella sua sottovariante XBB. In Cina circola già da ottobre 2022 e in Europa - ma non solo - si è diffusa rapidamente e ancora più velocemente pare destinata a soppiantare le altre. A fine 2022 XBB, cioè Gryphon, rappresentava l’1,8% del virus Sars -CoV-2 circolante in Italia, ed era l’1,2% in Francia, il 2% in Germania, il 2,6% in Spagna, il 4,6% in Belgio e il 5,4% nel Regno Unito (5,44%) come indicano i dati depositati a livello internazionale nel database Gisaid. Ma in Australia Gryphon era il 3,3% e negli Usa era già il 13,2%, dove sarebbe il responsabile dell’improvvisa e recentissima recrudescenza di ricoveri ospedalieri. Certo, l’incremento della variante di interesse XBB è continuo anche in Italia. Nella settimana di Natale i dati del nostro laboratorio al “Papa Giovanni” evidenziavano che BQ.1.1 (Cerberus) rappresentava più del 70%, la settimana successiva ecco d’un tratto ricomparire BA2.75 (Centaurus), quasi al 3%, con Cerberus stabile poco sotto il 60%. Nella prima settimana di gennaio Cerberus si conferma al 60% e Centaurus torna nell’anonimato. E Gryphon? Era al 6% nella settimana di Natale, assente nell’ultima dell’anno per assestarsi al 4% la scorsa settimana, dal 2 al 7 gennaio. Quindi siamo già, tecnicamente, in una nuova ondata, se non dal punto vista clinico almeno da quello strettamente virologico, con il consolidamento di Cerberus. Di certo queste ultime varianti prenderanno il sopravvento anche da noi. Poi, già si parla di Kraken, che è la nuova variante Omicron ovvero XBB1.5. L’altro dato certo è che il virus da pandemico si sta normalizzando. Pandemia è quando un microrganismo nuovo incontra l’uomo per la prima volta e l’uomo non sa difendersi; endemia è quando il microbo si mantiene presente nella popolazione che ha imparato a difendersi perché è vaccinata oppure perché si è naturalmente infettata. Ci stiamo avvicinando a questa condizione, ma non ci siamo ancora arrivati del tutto perché il virus è all’affannosa ricerca di un suo stato di stabilità che non si sa se abbia definitivamente raggiunto».

È vero quindi che siamo davanti alla circolazione di varianti meno impegnative dal punto di vista clinico.

«Il virus Sars-CoV-2 ha fatto quello che ci si aspettava avrebbe fatto nella sua storia evolutiva: mutare, mutare tanto, per essere - nel suo interesse - molto più diffusivo ed essere - nell’interesse suo e nostro - molto meno letale. È quello che è successo da noi in Italia: e l’aiuto più sostanziale a questo percorso nella storia naturale del virus è venuto proprio dall’uomo. Che - da noi - si è vaccinato tanto, garantendo una copertura immunologica anti-virus eccezionale, con vaccini davvero efficaci. È un dato di fatto che il virus nelle sue varianti odierne sia assolutamente meno grave di quello incontrato nel 2020. Anche – e soprattutto – perché il virus è mutato in quelle parti che l’hanno reso sì più capace di diffondersi nella comunità e di aggredire i singoli individui, ma soprattutto perché ha trovato tantissime persone ormai capaci di difendersi. Non è così però per i fragili, né per chi non si è vaccinato, che, tra i 60 e gli 80 anni, muoiono sei volte di più di chi ha ricevuto 4 dosi».

«L’altro dato certo è che il virus da pandemico si sta normalizzando. Pandemia è quando un microrganismo nuovo incontra l’uomo per la prima volta e l’uomo non sa difendersi; endemia è quando il microbo si mantiene presente nella popolazione che ha imparato a difendersi perché è vaccinata oppure perché si è naturalmente infettata. Ci stiamo avvicinando a questa condizione, ma non ci siamo ancora arrivati del tutto perché il virus è all’affannosa ricerca di un suo stato di stabilità che non si sa se abbia definitivamente raggiunto»

A questo punto qual è la situazione ipotizzabile a breve termine?

«È difficile da dire. Dipende da quanto il virus continuerà a circolare (e a mutare) e da quanto l’uomo saprà (o vorrà) mantenere efficienti le sue difese. In altre parole: dipenderà da quando e da quanto le varianti non varieranno, e da quando e da quanto l’uomo saprà (o vorrà) evitare di contagiarsi e di proteggersi in modo efficace con la vaccinazione. La prudenza non è mai troppa: ma non pare che ce ne ricordiamo».

Intanto, la campagna vaccinale sembra ormai quasi ferma.

«Vaccinarsi non è importante: di più. È fondamentale. Non tanto e non solo per fermare le varianti, ma soprattutto per contribuire alla stabilizzazione della circolazione del virus che da pandemico sta acquisendo le caratteristiche proprie di una condizione di endemia».

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