Covid, tra i bambini solo il 40% è vaccinato. «Così più casi di diabete»

La campagna.A un anno dal via, questo il dato nella fascia 5-11 anni. Greco: «Il virus causa danni a lungo termine che l’immunizzazione evita».

La corsa è partita un anno fa, ma si è sostanzialmente fermata già dopo pochi mesi. Le vaccinazioni anti-Covid in età pediatrica, scattate il 16 dicembre del 2021, hanno infatti avuto un’adesione al di sotto delle attese. È così ovunque, e anche in Bergamasca. Lo confermano i numeri: nella fascia tra i 5 e gli 11 anni – età in cui è autorizzato solo il ciclo primario, cioè prima e seconda dose, con un dosaggio di vaccino più basso rispetto agli adulti – ha ricevuto la vaccinazione il 40% dei bambini, mentre l’altro 60% non ha aderito alla campagna vaccinale. Di contro, il dato generale della popolazione bergamasca parla di un tasso di adesione dell’87%.

Su quasi 75mila bambini bergamaschi in quell’età, in altri termini, circa 30mila sono stati vaccinati, mentre gli altri 45mila no. È la fotografia che si ricava incrociando i dati dell’Ats di Bergamo sulla copertura vaccinale per classi d’età – quelli inseriti nell’ultimo «cruscotto» di monitoraggio, aggiornato al 13 dicembre – e i dati dell’Istat sulla popolazione residente.

Su quasi 75mila bambini bergamaschi in quell’età, in altri termini, circa 30mila sono stati vaccinati, mentre gli altri 45mila no

«La percentuale di adesione tra i 5 e gli 11 anni non è particolarmente esaltante – riconosce il pediatra Luigi Greco, consigliere dell’Ordine dei medici di Bergamo – , sarebbe sicuramente meglio se il dato fosse più elevato. Va invece molto meglio se guardiamo ai dati dei bambini al di sopra dei 12 anni: loro sono in gran parte vaccinati». Se infatti si passa al segmento anagrafico immediatamente superiore, si scorge appunto che in quel caso l’adesione è decisamente più alta. Nella fascia 12-15 anni, ad esempio, ha aderito alla vaccinazione l’82% dei bergamaschi: più nel dettaglio, c’è un 31% di adolescenti che si è «fermato» al ciclo primario (prima più seconda dose) e soprattutto un importante 49% che ha ricevuto anche la terza dose (la terza dose, così come la quarta, è autorizzata a partire dai 12 anni) e anche un 1% che ha scelto pure la quarta dose; su 47mila ragazzi di quest’età, sono solo poco più di 8mila i non vaccinati. Restando nell’ambito della popolazione in età scolastica, spicca anche il dato dei bergamaschi tra i 16 e i 19 anni: sono quasi tutti vaccinati, con un tasso di adesione vicino al 90%; in particolare, il 19% si è fermato al ciclo primario, il 69% ha la terza dose, l’1% ha anche la quarta. Insomma, è stata una campagna a due velocità: lenta e molto tiepida tra i più piccoli e più massiccia al crescere dell’età (anche per via di una certa «induzione» al vaccino legata al Green pass e alle vecchie regole sull’isolamento).

Greco: «Il problema non è tanto la fase acuta dell’infezione da Sars-CoV-2: in questo momento, i bambini se la cavano generalmente bene quando sono colpiti dal Covid. Ciò che preoccupa sono invece gli effetti a lungo termine delle infezioni, con l’innesco di reazioni autoimmunitarie che possono avere effetti seri: abbiamo notato come vi sia un incremento di diabete tra i bambini che hanno avuto il Covid»

Covid e diabete

Tra i più piccoli, evidentemente, i genitori sono stati più restii nell’indirizzare i propri figli alla vaccinazione. Il virus è certo circolato largamente in questa fascia d’età, come testimoniato dalla valanga di classi in quarantena negli scorsi due anni scolastici (quest’anno invece le norme sono cambiate e le classi non vanno più in quarantena, ma al massimo scatta l’autosorveglianza). «Il problema non è tanto la fase acuta dell’infezione da Sars-CoV-2 – ragiona Greco –: in questo momento, i bambini se la cavano generalmente bene quando sono colpiti dal Covid. Ciò che preoccupa sono invece gli effetti a lungo termine delle infezioni, con l’innesco di reazioni autoimmunitarie che possono avere effetti seri: abbiamo notato come vi sia un incremento di diabete tra i bambini che hanno avuto il Covid». Una dinamica evidenziata anche dalla letteratura scientifica e che posa la lente sulle conseguenze di più lungo periodo della pandemia: «Il problema del virus sono i danni a lungo termine – rimarca il pediatra –. È appurato che vi sia una percentuale maggiore di nuove diagnosi di diabete tra i bambini che hanno avuto il Covid. Il vaccino avrebbe avuto un effetto protettivo non solo sull’infezione, ma anche sugli effetti di lungo periodo, e per questo è raccomandato».

La campagna vaccinale anti-Covid in fascia pediatrica rimane comunque ancora attiva, con le modalità classiche di prenotazione; a ciò si affiancano gli open day che periodicamente le Asst organizzano. Il tema di fondo, appunto, resta quello di un’adesione molto bassa tra i bambini. Praticamente ferma, e da tempo. Anche il «cruscotto» dell’Ats del 30 agosto, ad esempio, indicava una copertura in età pediatrica del 40%: vuol dire che in questi ultimi mesi le nuove vaccinazioni pediatriche sono state quasi nulle, limitate a numeri così bassi da non alzare l’asticella nemmeno di un ulteriore 1%.

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