Crollo delle immatricolazioni auto, la Provincia perde 6,5 milioni di euro

La stima sul 2022 vede minori entrate per 6,5 milioni legate al crollo di Ipt e Rc auto: e potrebbe peggiorare. «A rischio contributi e manutenzioni». Gandolfi a Roma, all’assemblea dei presidenti di Provincia: chiesti ristori.

Minori entrate per 6,5 milioni di euro. E questa al momento sarebbe pure la stima ottimistica.

I numeri riguardano di fatto le principali fonti di gettito proprie per la Provincia: Ipt (Imposta provinciale di trascrizione, che si versa al momento dell’acquisto di un veicolo nuovo o usato) e Rc auto. Queste due voci hanno portato nel 2021 nelle casse di Via Tasso circa 60 milioni di euro, segnando comunque già un calo rispetto al periodo pre-Covid. E ora in vista c’è una riduzione ulteriore: Via Tasso l’ha stimata per il momento in un 11% complessivo, che vorrebbe dire circa 6,5 milioni di euro in meno. Ma le cifre del primo trimestre del 2022 sono ben peggiori: «Al momento viaggiamo su un meno 20-22% – dice il presidente della Provincia, Pasquale Gandolfi –. Ovviamente l’auspicio è che nel corso dell’anno i numeri cambino». Se così non fosse, l’entità del «buco» potrebbe arrivare a raddoppiare.Una situazione legata alla crisi del mercato dell’auto, tra difficoltà di approvvigionamento di semiconduttori, ritmi rallentati della logistica e pure dinamiche di mercato. Ieri un articolo del «Sole 24 Ore» evidenziava a marzo un calo della produzione di vetture del 28,4% rispetto allo stesso mese

del 2021.

Le ricadute

Le ricadute per Via Tasso – e in generale per le Province italiane – sono molto concrete: unita al caro bollette, stimato al momento in circa 2,5 milioni di euro sul 2022, la riduzione delle entrate mette una grossa ipoteca sull’avanzo di amministrazione da 5,5 milioni di euro, che rischia di finire in larga parte utilizzato (insieme ad altre entrate: da solo nemmeno basterebbe) per portare il bilancio in pareggio.

«Al momento viaggiamo su un meno 20-22% – dice il presidente della Provincia, Pasquale Gandolfi –. Ovviamente l’auspicio è che nel corso dell’anno i numeri cambino». Se così non fosse, l’entità del «buco» potrebbe arrivare a raddoppiare.

«Senza contare che dobbiamo ancora rimpinguare i fondi relativi agli interventi di somma urgenza per scuole e strade, assicurare i contributi alle biblioteche e al progetto di Bergamo-Brescia Capitale della Cultura, e vorremmo prevedere maggiori risorse per le manutenzioni ordinarie stradali», aggiunge Gandolfi.

Insomma, anche la Provincia è alle prese con il paradosso che sta colpendo in questo periodo gli enti locali: a fronte della disponibilità di risorse da utilizzare per opere e investimenti, si fatica a trovar la quadra sulle spese correnti.

L’assemblea a Roma

Di tutto questo si è parlato mercoledì a Roma, all’assemblea nazionale dell’Upi, l’Unione delle Province italiane, a cui ha partecipato anche Gandolfi. «Queste criticità sono emerse in modo condiviso – racconta –. Il governo ha stanziato 80 milioni di euro a livello nazionale per far fronte al problema Ipt, ma ai fondi è possibile accedere solo se tra il 2019 e il 2021 si è avuto un calo del 16%. Nessuna Provincia raggiunge questa quota, se non forse la Città metropolitana di Roma. Ma i ristori sono fondamentali: la richiesta al governo è di rivedere i parametri. Tra l’altro, in generale non si capisce perché la tassazione provinciale debba essere legata alle auto, non c’entra granché con le nostre funzioni».

Dal governo si attende anche la ripartizione del fondo da 80 milioni per i rincari energetici (a Bergamo si stima possano arrivare circa 800mila euro), e ieri i presidenti di Provincia sono tornati a chiedere che venga ridotto in tempi brevi e in modo più cospicuo il «contributo» che questi enti devono versare ogni anno allo Stato.

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