Cuore in affanno, la piccola Anna è salva
La mamma: «Ha combattuto con grinta»

La bimba, nata con una malformazione cardiaca, salvata dal grande lavoro di squadra dei medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. La mamma: «Non si è mai arresa». Su L’Eco di Bergamo in edicola il 24 dicembre 6 pagine con le storie di Natale e di rinascita.

«Quando l’inverno si fece sentire, una bambina incominciò a dormire. Nessun maleficio, nessun inganno, solo il suo cuore era andato in affanno. Ora la bimba ha gli occhi aperti e sono blu, come se il cielo fosse sceso quaggiù». La più bella fiaba di Natale è quella di Anna, quattordici mesi, nata in provincia di Lecco con una malformazione cardiaca, salvata grazie a un grande lavoro di squadra dei medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. È stata più volte sul punto di non farcela, ma oggi sorride felice con la sua famiglia, in posa davanti a un albero scintillante di luci. A mettere in rima questa storia straordinaria sono stati i genitori di Anna, Benedetta ed Enrico, per raccontarla a lei e al fratello Pietro, che ha iniziato quest’anno la scuola primaria. Hanno realizzato un libro, allegro e colorato, pieno di unicorni, trenini e arcobaleni, con le pagine di cartoncino, adatte alle mani dei piccoli. L’hanno donato alla Terapia intensiva pediatrica, dove l’anno scorso hanno trascorso un Natale tormentato, ma comunque pieno di speranza, proprio grazie al sostegno di medici, infermieri e ai volontari dell’associazione Amici della pediatria, che hanno costruito intorno a loro una rete di sostegno.

«Quando Anna aveva quasi due mesi – racconta Benedetta – una sera è stata male, piangeva e respirava in modo strano. Ci siamo spaventati e abbiamo chiamato un’ambulanza, ma la crisi è passata. Poi però i sintomi si sono aggravati, mio marito l’ha portata al Pronto Soccorso, l’hanno ricoverata e poco dopo si sono accorti che non si trattava, come avevano pensato inizialmente, di una semplice bronchiolite».

Da Lecco a Bergamo

I primi a salvarle la vita sono stati proprio i medici dell’Ospedale di Lecco: «Si sono resi conto – sottolinea Luca Lorini, direttore del Dipartimento di emergenza-urgenza e area critica dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII – che la situazione richiedeva l’attenzione di un centro specializzato e l’hanno mandata da noi. Questo le ha permesso di ottenere rapidamente una diagnosi e un primo intervento».

Anna infatti è stata sottoposta subito ad analisi approfondite: «I cardiologi che l’hanno visitata – spiega Francesco Seddio, cardiochirurgo pediatra – sospettavano che fosse affetta da una disfunzione severa del ventricolo sinistro, causata da una probabile origine anomala della coronaria: sembrava infatti che non nascesse dall’aorta ma dall’arteria polmonare. Dopo una mattina di consulti e indagini la diagnosi è stata confermata. La bambina è stata quindi sottoposta a un intervento per correggere questa anomalia». L’operazione ha avuto un esito positivo, ma la piccola sembrava ancora in affanno, perciò è stata collegata all’Ecmo, una macchina per la circolazione extracorporea: «Questo serviva – chiarisce Seddio – per far riposare il cuore». Purtroppo, però, sono sorte nuove complicazioni, e dopo una settimana i medici si sono trovati a prendere una decisione difficile: «Si sono formati dei coaguli – prosegue Seddio - e abbiamo dovuto staccare l’Ecmo. Anna, però, nel giro di poche ore ha avuto un arresto cardiaco. Siamo riusciti a rianimarla ma abbiamo dovuto ricorrere di nuovo alla circolazione extracorporea, pur sapendo di dover trovare in fretta l’origine di questo nuovo problema». Hanno eseguito una coronarografia, procedura rischiosa per una bambina così piccola: pesava poco più di quattro chili, e le sue coronarie erano sottili come un filo. Grazie a questo esame hanno scoperto che la coronaria si era occlusa: «A questo punto avevamo solo due strade: un bypass per superare l’ostruzione o il trapianto, anche se è difficilissimo trovare donatori così piccoli». Sono pochissimi gli interventi di bypass coronarico eseguiti sui bambini, soprattutto in così tenera età, ma tra gli specialisti in grado di eseguirli c’è Maurizio Merlo, direttore della Cardiochirurgia del Papa Giovanni, specialista di chirurgia delle coronarie, attività che di solito si esegue sugli adulti: «Abbiamo tentato il tutto per tutto, facendo anche ricorso ad un microscopio ad alto ingrandimento e sapendo che sarebbe stato difficile intervenire su una bimba di pochi mesi e in condizioni già compromesse - spiega -. Quello che ha fatto la differenza e ha salvato la vita di Anna è la presenza contemporanea in questo ospedale di tre competenze: la cardiochirurgia dell’adulto, la cardiochirurgia pediatrica e l’esperienza nel trattamento dello scompenso cardiaco».

Il lavoro di squadra – compreso quello dei perfusionisti, guidati da Davide Ghitti, e dai cardiologi pediatri, guidati da Michele Senni - è stato una carta vincente in una situazione così delicata, insieme con il coraggio e la competenza che i medici hanno messo in gioco senza risparmiarsi: «Non abbiamo dovuto creare il team da zero – precisa Lorini -, ce l’avevamo già, composto da persone con competenze eccellenti e ognuno ha svolto bene il proprio ruolo, solo così abbiamo potuto vincere la battaglia per Anna e la sua famiglia».

La terapia intensiva

Per tutto questo tempo e in attesa che si riprendesse anche dal secondo intervento la bimba è rimasta in terapia intensiva pediatrica: «Il primo impatto – ricorda papà Enrico – è stato durissimo. Vedevamo tubicini e schermi, ci sembrava uno strano mondo alieno. Col tempo poi abbiamo superato la paura, ci siamo sentiti accolti e rassicurati».

È stato fondamentale il clima di attenzione e di cura che si respira in questo reparto: «La terapia intensiva pediatrica – spiega il responsabile Ezio Bonanomi - serve per curare ma anche per dare tempo al corpo di recuperare la sua funzionalità. In questo caso Anna è rimasta con lo sterno aperto per quaranta giorni per far passare le cannule dell’Ecmo, con un rischio infettivo altissimo, e questo richiedeva molte precauzioni». Benedetta ed Enrico, quando ancora il Covid non limitava le visite, secondo l’impostazione del reparto, aperto alle famiglie, hanno potuto sfruttare la possibilità di restare a lungo con la figlia: «Il nostro compito – chiarisce Claudia Zucchinali, infermiera della Terapia intensiva pediatrica - è dare sostegno anche ai genitori». Anna ha affrontato tutto questo periodo con la forza di una guerriera, ribaltando i pronostici: «Ha combattuto con grinta – dice la mamma - e non si è mai arresa». Dopo il primo Natale trascorso al bar dell’ospedale, quest’anno la famiglia è finalmente riunita e pronta a godersi un po’ di felicità: «Anna sorride sempre, ha una così grande gioia di vivere, e la trasmette anche a noi».

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