Da Curno ha combattuto in Siria
Claudio: «Così abbiamo cacciato l’Isis»

Di Curno, 31 anni, sette mesi in Siria arruolato tra i curdi. Una passione: il 19 ottobre a Londra ai Mondiali di corse a ostacoli estreme.

Le corse a ostacoli estreme hanno rappresentato per lui una rivelazione, la scoperta di un universo sportivo che valeva la pena di setacciare. Una passione che il bergamasco Claudio Locatelli (classe 1987) si porta da qualche anno ben stretta alla vita. Al punto che il prossimo 19 ottobre, a Londra, in occasione dei mondiali nel settore ocr (obstacle course races), ci sarà anche lui tra gli atleti che rappresenteranno il Bel Paese. «Sono riuscito a qualificarmi lo scorso 29 settembre, a Berlino. Non ci speravo, ero convinto sarebbe stata un’occasione per prendere le misure della mia preparazione atletica, nulla di più…». E invece, a giochi fatti, il suo nome ha brillato in quarta posizione nella sua categoria, su una classifica con altri 115 atleti aspiranti campioni (14° su 724 totali). «Per essere qualificato dovevo rientrare nelle prime cinque posizioni. Quando ho capito di essere arrivato quarto, ho dovuto chiedere conferma per essere sicuro che fosse proprio vero». E pensare che la qualifica al mondiale è per lui un copione già visto. Ma mai portato fino in fondo. Claudio ha infatti modo di provare l’ebbrezza della qualifica già nel 2016, quando si guadagna per la prima volta la partecipazione ai mondiali, destinazione Canada.

Ma a distogliere la sua attenzione dal panorama sportivo interviene una deviazione di percorso, che lo conduce dritto nel devastato terreno siriano. Il nome di Claudio Locatelli, negli ultimi tempi, è infatti balzato agli onori della cronaca nazionale per via degli oltre sette mesi che ha trascorso in Siria, nei panni di combattente a fianco dello Ypg, l’esercito popolare della regione a maggioranza curda impegnato nella lotta contro Isis. «Nel febbraio del 2017 ho scelto di dedicarmi alla battaglia contro il terrorismo e di appoggiare la rivoluzione del Rojava, combattendo nella campagna di liberazione di Raqqa, capitale del califfato nero. Mi rendevo conto che così avrei sacrificato la mia partecipazione ai mondiali del Canada. Ma sapevo che era un sacrificio irrilevante rispetto a quanto i compagni sul campo siriano stavano mettendo in gioco. I mondiali di Londra saranno il 19 ottobre, proprio due giorni dopo l’anniversario della liberazione di Raqqa. Quando lo scorso sabato mi sono qualificato, non ho avuto dubbi su ciò che avrei inciso sulla medaglia: ho indirizzato le mie parole al Rojava, a quei popoli che guidati dalla resistenza curda stanno sconfiggendo militarmente l’Isis per il bene di tutti, donando una speranza nuova oltre i confini della Siria. In particolare ai miei compagni e compagne combattenti caduti (Sehid in lingua curda) a cui dedico questo traguardo sportivo». Ben lontano dall’essere un giovane che si è gettato nel marasma del conflitto per andare alla ricerca di emozioni forti, la scelta fatta da Claudio, che ora vive a Padova, ha piuttosto i tratti di un esito coerente con la sua formazione personale, iniziata tanto tempo fa. Giornalista freelance, project manager e attivista, il trentenne originario di Curno ha cominciato a occuparsi di Medio Oriente giovanissimo. Ha sviluppato centinaia di progetti, tra cui uno di assistenza per i profughi di Kobane. Ha operato in Palestina, in Turchia, è intervenuto nell’emergenza terremoto ad Amatrice, Emilia e Abruzzo, e per tre volte ha vinto la selezione dell’European Youth Press erogata dal Parlamento europeo.

E anche se l’esperienza in Siria lo ha costretto a mettere in standby la carriera nel mondo delle corse estreme, quella disciplina caratterizzata da vasche di fango da attraversare e da percorsi con filo spinato da superare, gli è tornata utile sul fronte: «Fuori dalla battaglia sono stato designato responsabile del training fisico del mio battaglione internazionale. Ho messo le competenze sportive a disposizione dei compagni. La gente si aspetta che la guerra sia come nei film, ma è molto diversa. Ci sono lunghi momenti di attesa e azioni esplosive improvvise: per resistere bisogna conoscere il proprio corpo, saper dosare l’energia, sapersi coordinare. Insomma, occorrono tutte quelle cose che possono determinare il buon esito di una gara di corsa estrema».

Locatelli ha ripreso le fila sportive diversi mesi dopo il suo rientro in Italia, un anno fa. Si è riavvicinato alla disciplina gradualmente, assumendo il ruolo di Marshal (giudice di gara) prima e tornando a correre poi. Ma c’è voluto tempo per riuscire a incastrare gli allenamenti con l’impegno di divulgazione, che dal post Siria non ha più abbandonato. «Dico sempre che abbiamo sconfitto l’Isis militarmente, ma la battaglia deve continuare, perché è soprattutto la mentalità del terrore che va distrutta», spiega Claudio, con quell’incedere rapido nel suo raccontare, mentre è ad oltre 600 km da Bergamo. Precisamente a Marsiglia, dove si trova per sostenere una delle ultime gare pre-mondiali e dove riesce al contempo a vestire i panni di attivista reporter. Nella città francese ha infatti seguito l’arrivo della nave Aquarius mentre in occasione della gara a Berlino, aveva seguito la manifestazione «Not Welcome» organizzata contro il presidente turco Erdogan.

La sua esperienza nel contesto mediorientale è raccolta oggi in un libro edito Edizioni Piemme -Mondadori, «Nessuna Resa», che da mesi sta presentando lungo lo Stivale. Oltre alle conferenze, cura una pagina facebook, - Claudio Locatelli-Il giornalista combattente - dove aiuta il pubblico a fare un po’ di ordine negli intricati equilibri mediorientali. È su quella piattaforma che farà presto partire una campagna di crowdfunding, per sostenere la sua partecipazione per l’Italia al mondiale.

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