Di corsa per la prima maratona in carcere. Ora il sogno delle «Olimpiadi di via Gleno»

La gara. Si è corsa questa mattina la particolarissima staffetta voluta dai detenuti della Casa circondariale di Bergamo. Che adesso coltivano un altro obiettivo.

L’idea è nata da loro, i «cittadini» di questo «quartiere» racchiuso tra le mura. Due mesi di lavoro, tra richieste burocratiche, un percorso da perfezionare e la giusta forma fisica da trovare. Questa mattina, domenica 18 settembre, la gioia di raccogliere i frutti: i detenuti della casa circondariale di Bergamo hanno dato vita alla prima «maratona» del carcere, con una particolare staffetta che si è snodata nell’intercinta del carcere.

Una ventina i partecipanti

Oltre una ventina i partecipanti, divisi in squadre, che si sono sfidati su due lunghezze (20 e 50 chilometr i, con un «anello» da circa 680 metri ripetuto in continuazione) per tutta la mattinata. Nel campo da calcetto che ha fatto da punto di partenza e punto d’arrivo si leggeva la serenità di una giornata diversa, in cui poter correre lontano dal peso della pena; dal passeggio, gli altri detenuti incitano i compagni che sfrecciano di corsa. «È stata una bella esperienza, nata da una nostra idea e condivisa con la direzione e la polizia penitenziaria – racconta uno dei detenuti che ha promosso l’iniziativa -. Arriviamo a questo traguardo dopo due mesi di preparazione, due mesi che hanno dato serenità: tanti hanno iniziato ad allenarsi, è nata una sana competizione in un luogo dove invece si convive con la difficoltà. Ci piacerebbe che questa gara possa diventare un appuntamento fisso, magari coinvolgendo la società civile».

«Ci piacerebbe che questa gara possa diventare un appuntamento fisso magari coinvolgendo la società civile»

«Un’idea nata dai detenuti»

All’iniziativa hanno collaborato la direzione del carcere, la polizia penitenziaria e l’Uisp. «La cosa più bella – sottolinea Milvo Ferrandi, anima dell’Uisp Bergamo – è che l’idea è nata dai detenuti. Stiamo lavorando su diverse iniziative per potenziare lo sport in carcere, è un’importante occasione di socialità». Per Valentina Lanfranchi, garante dei detenuti, «aver dato vita a questo appuntamento è una grande soddisfazione: anche questo è un esempio affinché il carcere diventi un quartiere di democrazia». E allora via, di corsa lungo il perimetro interno del carcere. E chissà che unendo le forze e gli sport, tra atletica, pallavolo e calcio con gli impianti da poco rinnovati, non si riesca a dar vita – un indomani – alle «Olimpiadi di via Gleno». Un piccolo grande sogno dei detenuti.

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