Ex Sace, addio al piano di recupero
Dopo le torri dodici anni di polemiche

Accordo tra il Comune e l’operatore privato per chiudere il programma di intervento alla Conca Fiorita. Palafrizzoni incasserà gli ultimi oneri da 266 mila euro. Si sblocca il rifacimento in sintetico del Campo Utili.

Sul muro incrostato della fabbrica ex Sace, in via Baioni, tra le tante scritte lasciate dai writer ce n’è una che recita «liberi tutti». Un’involontaria premonizione. Presto saranno davvero liberi tutti: sia il Comune di Bergamo, sia la società «Conca fiorita srl», che nel lontano 2008 aveva presentato il piano di recupero per dare un futuro all’area dismessa dove sorgeva una delle ultime grandi aziende della città.

Un futuro che non è mai arrivato e che almeno nella versione discussa negli ultimi dodici anni non arriverà mai. Il prossimo Consiglio comunale infatti sarà chiamato a votare la chiusura definitiva del «programma integrato di intervento» nato nell’ultimo anno della Giunta Bruni.

Quanto tempo e quante polemiche sono passate da allora. Bastano pochi flash: i due grattacieli da 15 e 13 piani, le proteste del quartiere, l’infinito dibattito nell’approvazione del Piano di governo del territorio e poi ancora il «taglio» del 2014, epoca sindaco Tentorio, le ultime limature con Gori. Tutta fatica sprecata, perché il piano integrato è partito, ma solo per la sede dei nuovi uffici di ABB Sace in via Pescaria.

Due «torrette» da cinque piani inaugurate nel 2014. Niente a che vedere con le due vere torri del progetto, affacciate su via Crescenzi, passate da quindici piani a dieci e infine a sette piani spalmati su tre edifici con un’operazione schiacciamento indispensabile per far tornare la quadratura volumetrica a 26.500 metri quadri di slp (superficie lorda di pavimento). Rimarranno solo sulla carta così come 180 tra case e uffici, i tre parcheggi, il parco centrale, la piazza. Colpa del mercato immobiliare, piombato nell’abisso della crisi negli anni in cui la nuova ex Sace era in rampa di lancio. Nemmeno con la ripresa degli ultimi tempi l’operatore ha deciso di dare il via ai cantieri e la scadenza dell’accordo al 2022 (imminente, considerati i tempi della burocrazia italiana) ha fatto il resto.

La delibera di «cessazione del programma integrato di intervento» è già stata approvata dalla Giunta lo scorso 17 febbraio. Significa che di quel progetto non si farà più nulla, nemmeno le opere comprese come «compensazione» pubblica per un valore totale da 4,3 milioni di euro. L’ultima versione dell’accordo prevedeva una nuova sala civica da 700 metri quadrati, la sistemazione di via Baioni, altre opere viabilistiche e soprattutto la riqualificazione complessiva del campo Utili. Che verrà comunque fatta, ma con progetto gestito direttamente da Palafrizzoni.

Al Comune andranno solo gli ultimi residui degli oneri di urbanizzazione: 266 mila euro. L’unico risvolto positivo è proprio lo «sblocco» del Campo Utili. «La scelta consensuale di far cessare il programma integrato di intervento è stata decisa per poter liberare lo standard qualitativo del Campo Utili – chiarisce l’assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini – e quindi poter programmare progettualità altrimenti impossibili da attuare perché legate al contratto di convenzione urbanistica».

Nell’ultimo anno qualcuno si è fatto avanti, come la Bergamo Rugby, ma non è stato presentata nessuna ipotesi concreta. L’unica certezza è che il campo verrà rifatto in sintetico. «Nel piano delle opere pubbliche abbiamo stanziato 600 mila euro per la rifacimento – spiega Loredana Poli, assessore all’Edilizia sportiva –. C’è stato un interesse da parte della società di rugby, ma intanto non è arrivata nessuna proposta progettuale. Il nostro obiettivo è che rimangano le due società, Bergamo Boxe e polisportiva Bergamo Alta, che hanno resistito durante il cantiere con la teleferica per la costruzione del parcheggio in via Fara».

E l’ex Sace? L’area diventerà «bianca», cioè dovrà aspettare il nuovo Piano di governo del territorio per capire quale sarà il suo futuro. Volumetrie e altezze comprese. Fino ad allora gli unici interventi autorizzati ricadono nell’ambito della manutenzione straordinaria. «È un’area da 18 mila metri quadrati che verrà riprogrammata nel nuovo Piano di governo del territorio – conferma Valesini –. Fino ad allora rimarrà un’area dismessa. Dovremo riprogettare tenendo conto di tutti gli sviluppi normativi che ci sono stati negli ultimi anni». I titoli di coda di questa eterna vicenda sono ancora lontani.

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