Farmacie, presidi locali strategici
«Ora pronti anche per i vaccini»

Il presidente dell’Ordine: siamo disponibili a collaborare al piano vaccinale. L’assessore Messina: «Senza la loro mobilitazione non avremmo avuto l’ossigeno».

Le farmacie, luogo di ascolto e anello di congiunzione con il volontariato e i servizi sociali. La pandemia ha prodotto anche questo: la farmacia è diventata sempre più un presidio sanitario e sociale, che per vari mesi ha colmato le carenze di un sistema sanitario regionale polarizzato sulla competizione tra strutture pubbliche e private e poco attento alla medicina territoriale, e che necessita pertanto di un’adeguata riforma. Sono questi gli spunti salienti emersi dal convegno web «Le farmacie e il volontariato in aiuto alla persona», promosso ieri dal Pd di Bergamo in collaborazione con il «Tavolo Cultura».

«Abbiamo l’obbligo morale di trarre dalla pandemia un insegnamento – ha rimarcato Regina Barbò, medico e componente del Tavolo Cultura del Pd -. La tutela solidale della salute non è una spesa, ma un investimento nel nostro futuro. E noi siamo grati ai farmacisti e ai volontari bergamaschi che sul territorio non hanno mai smesso di curare, assistere e confortare le persone più fragili». Ernesto De Amici, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bergamo, ha invitato a una riflessione: «Tra marzo e aprile ci siamo inventati un sistema per reperire le bombole di ossigeno. Noi non siamo assistenti sociali, ma abbiamo fatto il possibile per dare una mano nello tsunami che ha investito la nostra terra. Sempre più farmacia dei servizi che sposta il confine del benessere. Siamo ancora in guerra e abbiamo dato la disponibilità a collaborare al piano vaccinale contro il Covid. I vaccini si potranno fare anche nelle nostre strutture e altri punti vaccinali».

Il consigliere regionale del Pd, Jacopo Scandella, ha posto l’accento sugli aspetti critici della legge sanitaria regionale da riformare: «La legge 23 del 2015 era sperimentale. Quella fase è finita e ora serve una riforma che riequilibri i rapporti tra pubblico e privato, tra ospedali e periferie, due assi sbilanciati. La pandemia ci ha insegnato che le cure domiciliari, le prestazioni dei medici di base, la telemedicina e la ricerca meritano pari dignità e un’adeguata copertura finanziaria. Le Asst devono interagire meglio con le strutture esterne agli ospedali. E vanno implementati vari servizi nelle farmacie, cui abbiamo chiesto di tutto e di più in questi mesi. Un esempio? La scelta e la revoca del medico di base direttamente in farmacia, la prenotazione di visite ed esami».

Nella fase acuta della pandemia si è rivelato determinante il contributo del volontariato e della rete dei servizi sociali per assistere i soggetti più deboli: «È un capitale sociale che va preservato per una città più inclusiva – ha evidenziato l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Bergamo, Marcella Messina -. Senza la mobilitazione dei farmacisti non avremmo avuto l’ossigeno, così come i volontari hanno garantito servizi nei quartieri e solidarietà. I poli decentrati dei servizi sociali nei quartieri con tutor e assistenti sociali hanno fornito un contributo rilevante in questi mesi a chi è in difficoltà. Dobbiamo insistere su un modello socio-sanitario che non lasci indietro nessuno».

Mario Beltrame, presidente dell’associazione «QuxQu», ha aggiunto: «Siamo nati nel 2019 per offrire vari servizi come il portierato, la spesa per gli anziani e l’assistenza in varie faccende. Il Covid ha cambiato tutto e ci siamo attivati per la consegna dei farmaci a chi è in difficoltà, curando i rapporti con le farmacie di quartiere. Siamo arrivati in 13 quartieri di Bergamo con i nostri operatori». Oriana Ruzzini, farmacista e consigliere comunale, ha evidenziato come la farmacia nell’epoca del Covid sia diventata «una finestra sul mondo. Tanti ci chiedono aiuto per fissare appuntamenti per visite diagnostiche, Tac e altri esami. Siamo di fatto inseriti in una comunità che ha una visione etica della salute, anche se la legislazione ci inquadra con un contratto di commercio e non di operatore sanitario».

© RIPRODUZIONE RISERVATA