Fuori sede quasi 15mila bergamaschi, caro-affitti e trasporti i punti dolenti

I DATI. Sono 10.500 gli studenti universitari che gravitano su Milano, la città più costosa da dove è partita la protesta. Bologna al secondo posto. «Si può arrivare a spendere mille euro al mese».

Molti fanno i pendolari, sobbarcandosi ogni giorno lungaggini e incertezze. Molti altri sono però a tutti gli effetti fuori sede: pagano affitti alle stelle, condividono appartamenti o stanze, fanno i salti mortali. Non sono numeri bassi, quelli dei bergamaschi che studiano in altre città: sono oltre 14.500, secondo i dati del ministero dell’Università.

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In quest’ampia «diaspora» più di 10.500 gravitano su Milano, la città che ha dato il via alla mobilitazione delle tende, non a caso lanciata da una studentessa bergamasca: 4.024 i bergamaschi che frequentano la Statale, 2.539 la Biccoca, altri 2.287 al Politecnico (comprese le sedi fuori Milano), 1.047 in Cattolica (alcuni orbitano sulla sede di Brescia), 239 in Bocconi, 237 alla Iulm, 148 al San Raffaele, 119 all’Humanitas University di Rozzano.

Una singola a 620 euro

E alloggiare a Milano è un bel rebus, Immobiliare.it stima in 620 euro il budget medio mensile per una singola (o 321 euro un posto letto in una doppia). «Il caro-affitti è un problema che innesca una reazione a catena, non solo economica – ragiona Alessandro Comi, rappresentante del Comitato regionale per il diritto allo studio universitario, iscritto a una laurea magistrale all’Università di Bergamo, ma che in triennale ha studiato a Milano -. Una parte molto consistente di chi vive a Milano deve fare un lavoro per potersi permettere una stanza, e questo può impattare sul rendimento degli studenti, perché si toglie tempo allo studio. Milano è tra le città con le criticità maggiori, la situazione è diversa da Bergamo».

«Il servizio del trasporto pubblico non sempre è efficiente e sicuro, è uno dei tanti aspetti da migliorare».

Sono invece 1.406 gli universitari bergamaschi a Brescia (meta relativamente semplice da raggiungere via treno), altri 633 studiano a Pavia e 43 all’Insubria (e lì è molto più complesso fare il pendolare). Se è vero che per fare il pendolare possono bastare 110 euro al mese (il costo di «Io viaggio ovunque in Lombardia», abbonamento integrato per viaggiare su tutti i servizi del Tpl in Lombardia), c’è da mettere in conto il fattore-tempo: «Il servizio del trasporto pubblico non sempre è efficiente e sicuro – rileva Comi -, è uno dei tanti aspetti da migliorare».

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Fuori regione

C’è chi sceglie di andare a studiare fuori regione, e ovviamente la strada pressoché obbligata è quella di trasferirsi. Sempre stando all’«atlante» del ministero, all’Università di Bologna (447 euro al mese per una singola, sempre secondo Immobiliare.it) ci sono 352 studenti residenti in Bergamasca, altri 265 a Padova (450 euro al mese il costo medio di una stanza), 292 a Torino (360 euro/mese), 173 a Trento, 137 a Parma, 155 a Venezia (360 euro), 83 a Firenze (450 euro). È una geografia differenziata, ma che costa alle famiglie (e agli studenti che eventualmente lavorano) molte centinaia di euro al mese: perché non c’è solo l’affitto, ma ci possono essere anche le utenze (se non incluse nel contratto), ovviamente il mangiare, spesso anche il costo dei trasporti per tornare a casa. Non è lontano immaginare che nelle città più care – come Milano o Bologna – il costo mensile complessivo sfiori i mille euro.

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«Rafforzare il dialogo con le Regioni»

«Praticamente in ogni città si fanno i conti col caro-affitti – conclude Comi -. Proprio per l’ampiezza del tema, va rafforzato in primo luogo il dialogo con le Regioni». A Bologna arriva da fuori provincia il 77% degli iscritti, a Venezia il 75%, a Milano il 69%. La «fame» di affitti è lì ai massimi livelli. Altre curiosità sui bergamaschi in giro per l’Italia: sono oltre 40 gli atenei che vedono una loro presenza, con qualche presenza anche al centro-sud (una settantina alle università romane, una decina anche tra Cagliari e Sassari).

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