Gioco d’azzardo in Bergamasca, ora il boom è on line

I dati. Nel 2021 oltre 8 miliardi spesi tra slot e videolottery in Lombardia, 800 milioni in Bergamasca. Nel 2019 superati i 14 miliardi: la differenza è finita in Rete. Suardi: più cittadini a rischio. Messina: impegno verso i giovani.

Otto miliardi e mezzo di euro. È l’immenso fiume di denaro che nel 2021 s’è riversato nel «gioco fisico» della Lombardia: slot machine, videolottery, bingo, scommesse sportive, lotto e simili hanno «raccolto» per la precisione 8 miliardi e 558 milioni di euro. Dopo il crollo del 2020, quando la pandemia (e le limitazioni connesse) ha fatto precipitare a 7 miliardi e 198 milioni di euro il volume del «gioco fisico» in regione, lo scorso anno s’è assistito a un rimbalzo del +18,9%. Se questo giro d’affari sembra incommensurabile, va detto che nel pre Covid era addirittura molto più alto: nel 2019 il «gioco fisico» in Lombardia aveva movimentato ben 14 miliardi e 482 milioni di euro.

La faccia 2.0

Ma l’azzardo non s’è certo fermato, ha solo cambiato pelle. È diventato pienamente «2.0», spostandosi su canali meno visibili e «mappabili», ma anzi più insidiosi: la Rete. Nella montagna di dati pubblicati nei giorni scorsi dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, c’è infatti la fotografia di questa migrazione: la quota di «gioco fisico» che si è persa nel post Covid, infatti, è stata riassorbita pressoché totalmente dall’online. Lo testimonia il dato nazionale (è invece impossibile tracciare una ripartizione regionale del gioco online, visto che è «etereo»): nel 2021 la raccolta complessiva del gioco d’azzardo in Italia è stata pari a 111 miliardi e 179 milioni di euro (44 miliardi nel gioco fisico, quasi 67,2 miliardi in quello online), praticamente sugli stessi livelli dei quasi 110,5 miliardi di euro del 2019 (quando il gioco fisico raccolse più di 74 miliardi di euro, mentre quello online 36,4 miliardi). Le proporzioni si sono ribaltate.

E in Bergamasca? L’Agenzia dei monopoli non indica la ripartizione provinciale, ma una stima è possibile ripescando gli ultimi dati disponibili: l a Bergamasca vale circa un decimo del «fatturato» lombardo, dunque l’azzardo in terra orobica nel 2021 ha movimentato attorno agli 850 milioni di euro solo per il gioco fisico. Il «salto» dal gioco fisico a quello on line non sorprende chi studia il fenomeno da tempo. «Il passaggio all’online è favorito dalla tecnologia che maneggiamo, dalla facilità d’accesso e dal fatto che così il gioco rimane sempre più un atto privato, senza che nessuno ti possa vedere», ragiona Cristina Suardi, responsabile dell’Area Persona di Caritas Bergamo, realtà impegnata anche nella presa in carico di chi cade nei problemi dell’azzardo patologico. Ma c’è un tema di fondo, ad accomunare il gioco «in presenza» e quello «a distanza». «Il tema dell’isolamento è alla base di questa dipendenza – spiega Suardi –. Il giocatore d’azzardo è un solitario. La pandemia non ha aiutato, e si è creata una grande possibilità di accedere a canali alternativi. Il gioco on line abbatte ogni barriera che poteva essere insidiosa. L’ampliamento della proposta di azzardo, l’incremento delle possibilità di acquisto e di consumo, la velocizzazione delle dinamiche di gioco on line espongono un numero crescente di cittadini al rischio di scivolare nella dipendenza con costi sociali elevatissimi».

«Il passaggio all’online è favorito dalla tecnologia che maneggiamo, dalla facilità d’accesso e dal fatto che così il gioco rimane sempre più un atto privato, senza che nessuno ti possa vedere»

Lo studio

Per questo il lavoro di rete si rafforza sempre più. «Sul tema c’è forte attenzione e grande sensibilità, anche in relazione a questi periodi di crisi, e soprattutto con un impegno particolare verso i più giovani», premette Marcella Messina, assessore alle Politiche sociali di Bergamo. A breve, tra l’altro, Bergamo farà il punto sul tema: il 16 novembre al Polaresco saranno presentati i risultati di una ricerca condotta tra i giovani delle scuole bergamasche, con l’intervento di Simone Feder, psicologo del Centro Studi «Semi di Melo»; il 17, sempre al Polaresco, si terrà un seminario con Marta Soligo (Università del Nevada), gli attori della comunità locale e la cooperativa Piccolo Principe che opera su questi temi. «È fondamentale mobilitare la comunità – rimarca Messina –, sia per intercettare sia per costruire percorsi di prevenzione».

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