Grazie al Centro aiuto alla vita
nati a Bergamo 150 bambini

L’assemblea. Straniere il 91% delle madri assistite dal Centro aiuto alla vita. Donati cibo, farmaci e abiti. «Adottate» a distanza 32 future mamme

Sono stati 150 i bambini nati nel 2019 che hanno ricevuto un sostegno dal Centro aiuto alla vita di Bergamo, al quale si sono rivolte 446 donne, di cui 211 in attesa di un figlio, 235 già madri (53%). Fondato nel 1980 il Cav ha visto nascere in tanti anni di attività ben 4.870 bambini, ma i numeri sono da tempo in calo. «Ormai dal 2014 il trend negativo è costante – spiega la presidente Anna Rava Daini –. Non significa purtroppo che le donne hanno meno bisogno di aiuto. La diminuzione delle nostre utenti è in linea con il calo demografico che si registra a Bergamo. Rispetto al 2018 abbiamo avuto in meno 38 nati e 168 donne. Se non ci fosse il contributo delle nascite da parte delle donne immigrate, il dato della denatalità sarebbe ancora più marcato».

Le donne che si rivolgono al Cav sono spinte soprattutto da problemi economici, mancanza di lavoro, una difficile situazione abitativa. La maggior parte sono di origine straniera (91,7%) e vivono per il 46% in città, per il 54% in provincia (il Cav di Bergamo ha in carico altri 130 comuni). Il Cav fornisce un aiuto economico che nel 2019 si è concretizzato in 284 buoni alimentari (per 11.470 euro); 51 buoni spesa farmacia (2.550 euro); contributi in contanti (3.800 euro). Tra i beni donati alle famiglie 39 passeggini, 20 carrozzine, 17 lettini, 10 culle, 4 seggioloni; tra il vestiario 128 corredini nuovi, 473 pacchi di indumenti di seconda mano, 634 pacchi di pannolini. Particolarmente significativo il Progetto Gemma che consiste nell’adozione anonima a distanza di una mamma in attesa entro il terzo mese, in possesso di un certificato di interruzione di gravidanza. La mamma viene aiutata per gli ultimi sei mesi di gravidanza e il primo anno del bambino. Nel 2019 le adozioni sono state 32, di cui 16 nuove. Il bilancio 2019 ha potuto contare su entrate per circa 123 mila euro derivati dall’Otto per mille erogato da Caritas diocesana, da donazioni di gruppi, parrocchie, associazioni e benefattori, dalla fondazione Mia, dal Cinque per mille, dalla quota associativa e offerte dei soci.

I dati dell’attività dello scorso anno sono stai presentati ieri nell’assemblea annuale, che si è svolta alla Casa del Giovane, in un’atmosfera particolare: «È la prima volta che ci ritroviamo in presenza dopo l’emergenza Covid e riunioni svolte on line» ricorda Daini. E nonostante il lockdown e le limitazioni nella ripresa dell’attività le 25 volontarie del Cav non hanno mai smesso di lavorare. «Abbiamo mantenuto un contatto telefonico con le donne, consegnato materiali e farmaci, ed ora stiamo ricevendo su appuntamento in sede – spiega Madeleine Adobati –. Fino ad oggi sono nati 70 bambini e abbiamo incontrato un centinaio di mamme». Tra le prospettive per il futuro in assemblea sono emersi due aspetti. Don Roberto Trussardi, direttore di Caritas, ha colto il bisogno del Cav di un magazzino e si è impegnato per identificare un luogo adatto da mettere a disposizione, in alternativa per sostenere il costo dell’affitto dell’attuale. «Apprezzo il lavoro del Cav per tenere viva quella cultura della vita in linea con la lettera pastorale del vescovo Beschi “Servire la vita dove la vita accade”». Altra questione che il Cav ha a cuore riguarda i giovani: «Sappiamo di molte ragazze che si rivolgono al Pronto Soccorso per risolvere quello che considerano un problema con le “pillole del giorno dopo”– ha detto Daini, raccogliendo interventi dell’assemblea –. Dobbiamo pensare a come raggiungere i giovani, parlando il loro linguaggio e utilizzando i loro mezzi di comunicazione». Un obiettivo per cui impegnarsi non da soli, ma in rete con altre realtà, come ha suggerito Elisabetta Pittino, presidente di FedervitaLombardia, presente all’assemblea.

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