Green pass, verso un cambio delle regole. L’ipotesi: via libera solo con il richiamo

Adesso il codice arriva già dopo la prima dose. Modifica allo studio per arginare il rischio variante Delta. Il sottosegretario alla Salute, Sileri: «Aspettiamo i dati delle prossime settimane, ma probabile una rimodulazione».

Il vero banco di prova sarà da domani, quando entrerà ufficialmente in vigore a livello europeo. Ma sul green pass, la «certificazione verde» che serve a garantire sicurezza negli spostamenti (anche internazionali, tra Paesi dell’Ue) e l’ingresso in specifici luoghi o eventi, sembra adombrarsi già una possibile modifica in corsa, alla vigilia della partenza vera e propria. A innescare la riflessione, l’avanzata della variante Delta a livello mondiale.

Verso la rimodulazione
Premessa: non è in discussione il principio alla base del documento, ma il suo ottenimento già con una sola dose di vaccino in corpo. Attualmente, infatti, il pass sta arrivando anche a chi ha effettuato la prima inoculazione da almeno 15 giorni (in realtà, in alcuni casi l’sms col codice per ottenere la certificazione arriva anche prima dei 15 giorni), ed è un pass «provvisorio» – ma con benefici concreti – che diventa definitivo dopo la somministrazione del richiamo. La variante Delta, però, ancora contenuta in Bergamasca (solo quattro i casi registrati da quando ha fatto capolino, e i primi due contagiati si sono già negativizzati), ma diventata diffusissima per esempio nel Regno Unito, sta mostrando una particolare capacità di infezione anche tra chi ha già ricevuto la prima iniezione del vaccino, mentre col completamento del ciclo vaccinale si ha un’ottima risposta (cioè ben pochi contagi, e men che meno una sintomatologia clinica acuta). Da queste basi, la riflessione sta maturando anche in ambienti governativi: modificare le regole per conferire il «passaporto» solo a chi ha avuto anche il richiamo? Sul tema si è sbilanciato, pur con una prudenza di fondo, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: «Il documento potrebbe essere consegnato dopo la seconda dose di vaccino: ma è presto per dirlo, aspettiamo ancora i dati di una o due settimane – ha affermato ai microfoni di Radio 24 –. La scelta di rilasciare il green pass dopo la prima dose non è stata un errore, allora i dati ci dicevano questo. Al momento una modifica non serve, ma va messa in cantiere: da medico (Sileri è chirurgo e anche professore associato di Medicina all’Università Vita-Salute San Raffaele, ndr) e non da politico, dico che probabilmente si arriverà ad una rimodulazione».

Le altre modalità per ottenere il pass sono l’essere guariti dal Covid da massimo sei mesi oppure l’essersi sottoposti nelle ultime 48 ore a un tampone con esito negativo.

Le incognite
Il ragionamento sull’eventuale rimodulazione della certificazione per i vaccinati con una sola dose (chi si è immunizzato con Johnson & Johnson, che è monodose, viene invece equiparato a chi ha ricevuto anche il richiamo) deve fare i conti con diverse variabili. L’incognita della variante Delta, appunto, da un lato. Dall’altro lato, un caleidoscopio di fattori che condizionano ogni possibile scelta: la stagione estiva e turistica è pronta a entrare nel vivo, e molti si sono organizzati anche avendo fatto solo la prima inoculazione, ma c’è anche una questione «legale» determinata dal fatto che – a livello nazionale – milioni di vaccinati con una prima dose hanno già ricevuto il green pass, e non è chiaro se la retromarcia possa essere anche retroattiva.

Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale Niccolò Carretta (Azione), legando i timori sulla diffusione della variante delta ai potenziali pericoli per la popolazione over 60 non ancora immunizzata: «Il governo dovrebbe implementare le azioni affinché la maggior parte degli italiani si vaccini, ma soprattutto lavorare affinché da quest’autunno il green pass venga assegnato solamente alle persone con ciclo vaccinale completato – è l’orizzonte proposto da Carretta –. Dobbiamo tutelare i più fragili e anche le nostre economie, già in ginocchio dopo due lockdown. Se non si vuole introdurre l’obbligo di vaccinazione, almeno si faccia di tutto per scongiurare un’ennesima ondata, rendendo accessibili i luoghi pubblici soltanto a chi ha completato il ciclo vaccinale».

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