«Guardie mediche, no agli incarichi su molteplici sedi»

IL SERVIZIO. Martedì l’incontro con i sindacati, che hanno deciso che monitoreranno la situazione a giugno. I medici dimissionari: da Ats strategia incomprensibile.

«Il servizio di Continuità assistenziale (Ca) nella Bergamasca è a rischio e va salvato ». A lanciare l’appello, ieri, sono stati gli stessi medici della vecchia guardia medica in una lettera aperta, sottoscritta da 20 medici di Ca dimissionari (che preferiscono restare anonimi e per questo firmata «I Medici di Continuità assistenziale in attesa di un contratto dignitoso»), in cui vengono sottolineate le problematiche esistenti riguardanti il servizio. Un servizio che in un primo momento sembrava destinato a un forte rimaneggiamento a partire da giugno – con la chiusura di 20 sedi su 27 nel territorio orobico – ma sul quale lunedì Ats ha voluto rassicurare i cittadini, spiegando, tramite il direttore generale Massimo Giupponi, come «tutte le 27 sedi di guardia medica rimarranno attive alla luce dei medici che contiamo di contrattualizzare in numero pressoché identico a quelli che in passato hanno garantito il servizio».

Organico sempre più risicato

Sono proprio gli stessi medici, però, a non essere rassicurati. «Da due anni l’organico si riduce costantemente – si legge nella lettera –. I medici restanti si trovano a gestire il carico di lavoro di intere Asst ripartito su uno solo o pochi medici, il tutto in condizioni sempre più insostenibili. Vi è poi stato il rifiuto di nuovi contratti da 12 ore a settimana, la parte prevalente dell’organico, visto che molti medici seguono altri corsi di specializzazione (anche se negli ultimi giorni Ats ha previsto il contratto a 12 ore, ndr). A questo punto l’organico si riduce ulteriormente e alcuni colleghi scelgono di spostarsi a lavorare nella Ca di altre Ats. Inoltre, dalla scadenza del contratto a marzo 2023, Ats non assume nuovi medici, nonostante ci sia un bando aperto e una graduatoria con colleghi che attendono una chiamata».

«Il servizio di Continuità assistenziale (Ca) nella Bergamasca è a rischio e va salvato »

«Allarme non rientrato»

«Nelle ultime settimane – continua la lettera –, Ats ha contattato i medici di medicina generale (già oberati di lavoro) chiedendo la loro disponibilità a coprire i turni di Ca. Francamente, sfugge il senso di questa strategia, che andrebbe a pesare su medici già in difficoltà, invece di contattare medici disponibili che vengono tenuti in condizione di non lavorare. E alla luce della carenza dei medici pare ancora più grave la posizione di Ats: mettere i medici che lavorano nella condizione di andarsene, chiudendo o riducendo fortemente il servizio. Chi ne subirà i danni? Gli utenti del Pronto soccorso, che vedrà aumentato il numero degli accessi. I medici di Medicina Generale, che non potranno contare su un appoggio nelle ore in cui non sono attivi».

Chi ne subirà i danni? Gli utenti del Pronto soccorso, che vedrà aumentato il numero degli accessi

Come comunità di medici, spiegano, «ma soprattutto cittadini, ci sembra fondamentale chiedere che il servizio resti funzionante in tutte le sedi, con il necessario numero di medici, messi nelle condizioni di offrire ai pazienti un’assistenza di qualità. Ats invece il 29 maggio ci comunica in un incontro l’intenzione di proseguire con il progetto in cui potremo avere un solo medico lavorare per ben 6 sedi».

Quindi, secondo i sottoscrittori della lettera,l’allarme non rientra affatto: «Le sedi verranno sospese esattamente come previsto ed esattamente come previsto i pazienti verranno indirizzati verso le poche sedi rimaste aperte. È invece chiaro che la programmazione del mese di giugno si presenta disastrosa. Chiediamo aiuto e supporto a tutti; popolazione e sindaci; affinché il sistema rimanga in essere e non porti alla chiusura del servizio di assistenza territoriale e al conseguente collasso dei Pronto Soccorso».

I sindacati controllano

Martedì inoltre le Organizzazioni sindacali confederali Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rispettive federazioni dei Pensionati, hanno incontrato il direttore generale di Ats Massimo Giupponi esprimendo, con fermezza, la contrarietà a ogni riduzione della quantità e qualità di un servizio sanitario, quello della Ca, così importante. «Tra i timori segnalati – commentano i sindacati in un comunicato congiunto – c’è anche quello relativo agli incarichi di sostituzioni plurime, cioè all’incarico di coprire più sedi assegnato a un unico medico. Ne farebbe le spese la qualità dell’assistenza. Bisogna anche evitare la “fuga” dei medici verso altre province, favorendo la loro permanenza anche attraverso flessibilità orarie che consentano la partecipazione ai corsi di specializzazione».

Cgil, Cisl e Uil sono impegnate «a mantenere un’elevata attenzione a questa vicenda – concludono – e ai successivi passi. Le parti s’impegnano a monitorare la situazione per quanto riguarda il ripristino della presenza dei Medici di Ca nelle 27 sedi con una verifica entro la fine del mese di giugno».

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