I bimbi e le letterine a Santa Lucia
«Saluta i nonni in paradiso»

Le richieste alla Santa svelano il peso della pandemia. C’è chi chiede un vaccino, chi vuole far rivivere il papà di un amico. Leggi su L’Eco di Bergamo in edicola le pagine su Santa Lucia.

Mancano ormai poche ore alla notte di Santa Lucia, una tradizione che a Bergamo è tanto attesa e desiderata. Stasera i più piccoli faticheranno a prendere sonno, impazienti per l’arrivo della Santa che, con l’aiuto del suo asinello, distribuisce dolci e giocattoli ai bambini che hanno fatto i bravi. Un momento luminoso che si è tramandato di generazione in generazione, capace ancora oggi, in un mondo globalizzato e digitale, di generare gioia, sentimenti profondi e ricordi indelebili.

La tradizione, il mito e la magia di Santa Lucia sono capaci di resistere nel tempo e di superare persino l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, che tanto dolore ha portato nella terra bergamasca.

Basta entrare nella chiesetta dedicata alla Madonna dello Spasimo in via XX settembre per ammirare le centinaia di buste colorate depositate da bambini e fanciulle ai piedi di Santa Lucia. Negli anni scorsi il parroco e alcuni volontari si erano organizzati posizionando grandi contenitori di plastica dove i più piccoli potevano depositare le loro letterine, mentre quest’anno l’afflusso si è decisamente ridotto, proprio a causa dell’impossibilità di recarsi in città dai comuni limitrofi. Anche se, data l’oggettiva impossibilità di recarsi in città, numerose parrocchie e comuni si sono organizzati per raccogliere le letterine e portarle tutte insieme nella chiesa di Santa Lucia.

Per i bambini il 2020 è stato un anno anomalo, hanno dovuto rinunciare a momenti di socialità, a causa della chiusura delle scuole e della sospensione delle attività sportive, non hanno potuto incontrare i tanto amati nonni, abbracciare un amico o correre spensierati calpestando le pozze d’acqua che si formano sui marciapiedi. Dallo scorso marzo il mondo si è come cristallizzato. L’obbligo di indossare la mascherina e la paura del contagio hanno spezzato la normale routine quotidiana.

E ora ci si augura che l’arrivo di Santa Lucia porti a tutti un po’ di serenità e, come insegnano i bambini dalle loro richieste, meno cose materiali e più doni spirituali.

Nelle letterine dei bambini si legge la loro preoccupazione e il trauma subito in questi mesi, tanto che giocattoli e caramelle hanno sovente lasciato spazio a richieste più mature e meditate. Ecco dunque che termini tecnici come Dpcm, Covid-19, vaccino, zona rossa, sono entrati nel linguaggio comune di figli e nipoti.

Marco chiede a Santa Lucia un mondo migliore e un vaccino in modo che la gente possa vivere senza ammalarsi; Giuseppe spera presto di tornare in zona gialla per poter andare a trovare i nonni per Natale; Chiara, insieme a una macchina fotografica, sogna una scuola che rimanga aperta tutto l’anno per poter frequentare i compagni e le amiche al corso di danza. Purtroppo nelle lettere emergono anche i lutti che hanno colpito la nostra comunità. Carlo chiede che torni in vita il padre del suo compagno di scuola, mentre sono numerose le richieste a Santa Lucia per un saluto ai nonni in paradiso.

Si guarda la teca con la statua di Santa Lucia e si cerca di tornare alla normalità di sempre, rappresentata dai «ciucci» depositati dai più piccoli sulla cassetta delle offerte, come pegno a Santa Lucia. Ci sono per fortuna anche le indimenticabili e infinite liste di regali, che lasciano libera Santa Lucia di esaudire tutti o in parte i desideri richiesti. E tutti si guarda fiduciosi al futuro partendo proprio dai sentimenti che si leggono negli occhi dei più piccoli, accompagnati da fede e speranza.

«Leggendo i pensieri dei più piccoli emerge come molti abbiamo formulato richieste legate alla malattia, alla possibilità di potersi incontrare presto o semplicemente che il nonno stia bene – commenta monsignor Gianni Carzaniga, parroco di sant’Alessandro in Colonna –. Purtroppo l’emergenza ha impedito a molti di consegnare direttamente i propri pensieri, ma la tradizione è molto solida. Ricordo che quando ero piccolo si usava mettere la letterina per Santa Lucia sotto una scodella riempita di latte per l’asinello. Oggi il mondo è cambiato, si è globalizzato e digitalizzato, ma non dobbiamo dimenticare che l’uomo è fatto di tempo e di spazio. Tutto passa ma non bisogna perdere i punti fermi della nostra esistenza, altrimenti si diventa robot. Anche per un non credente, Santa Lucia è un riferimento perché coincide con la notte più lunga dell’anno».

Su L’Eco di Bergamo del 12 dicembre leggi le nostre pagine dedicate a Santa Lucia

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