Il peso delle bollette: il 5% dei nuclei è in difficoltà con le spese energetiche

FACCIAMO I CONTI. La povertà energetica è una realtà diffusa in tutta Italia, anche nei territori più ricchi: vivrebbe in questa situazione il 5,1% delle famiglie lombarde, una stima che su scala locale conterebbe circa 24mila nuclei familiari in tutta la Bergamasca.

Per loro, per i più fragili, l’inverno è la stagione più dura. Perché il freddo si sente di più, ma loro devono rinunciare al riscaldamento, o tenerlo a livelli spesso insufficienti. Poi, tutte le altre sfide della quotidianità: l’elettricità, l’uso degli elettrodomestici, l’acqua calda. La povertà energetica è una realtà diffusa in tutta Italia, anche nei territori più ricchi: vivrebbe in questa situazione il 5,1% delle famiglie lombarde, una stima che su scala locale conterebbe circa 24mila nuclei familiari in tutta la Bergamasca.

Il calcolo è condensato nella nuova edizione del rapporto annuale elaborato dall’Osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe), network di esperti appartenenti a Università, Centri di ricerca e istituzioni impegnati da anni su questo tema. Tecnicamente, ricorda l’Osservatorio, la povertà energetica viene definita come «la difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici o, in alternativa, un accesso ai servizi energetici che implica una distrazione di risorse, in termini di spesa o di reddito, superiore a un valore normale». Tradotto in concreto: è in questa condizione chi non riesce a sostenere le spese per un livello minimo di energia (che sia l’uso del riscaldamento o dell’elettricità), oppure chi per far fronte a queste spese deve impiegare una quota pesante – ben sopra la media – del proprio bilancio familiare, andando così in difficoltà economica.

I dati

Il valore lombardo – e la stima bergamasca – è sostanzialmente in linea con il report del 2023, che indicava un 5,3% di famiglie in questa condizione. «Le dinamiche della spesa energetica tra le famiglie – spiega il rapporto annuale dell’Oipe – sono differenziate in considerazione del ruolo giocato principalmente da tre fattori: la reazione della quantità domandata all’aumento dei prezzi, l’elasticità; la tipologia di contratto di erogazione del servizio, in particolare la presenza o meno di un contratto a prezzo fisso; la titolarità per il ricevimento di misure governative di sostegno contro il caro-energia. Sul primo punto, si segnala che le famiglie meno abbienti in genere esibiscono una minore elasticità della domanda al prezzo (cioè faticano a far fronte agli aumenti di prezzo, ndr). Sul fronte dei contratti, si segnala come nel corso del 2022 (l’anno in cui le bollette sono rincarate di più, ndr) quasi il 70% delle famiglie avesse una fornitura a prezzo fisso, che dovrebbe quindi averle schermate, seppur parzialmente, dagli aumenti incorsi».

La situazione è ovviamente variegata sul territorio nazionale: «A livello regionale la povertà energetica oscilla tra il minimo del 4,5% in Toscana e nelle Marche e il massimo del 22,4% in Calabria; quest’ultima è anche la regione che registra l’incremento maggiore su base annua, +(5,7 punti percentuali, a fronte di una riduzione o sostanziale stabilità nelle altre regioni». In generale, segnala l’Osservatorio, la povertà energetica «caratterizza in particolar modo le famiglie che risiedono in piccoli centri e in aree suburbane».

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