In auto dall’Ucraina: Vitalii salvo dopo l’intervento al cuore

La storia Scappato dalla guerra, il profugo è arrivato a Bergamo da solo con un forte dolore al petto. L’operazione d’urgenza all’ospedale Papa Giovanni.

Era il 16 marzo, le bombe scuotevano l’Ucraina e il mondo da oltre due settimane. Vitalii vive nella regione di Sumy, nella parte più nord-orientale del Paese, dove i russi bombardano e premono al confine. Ha 75 anni e una figlia che abita a Bergamo da tempo: quando la quotidianità del conflitto diventa insopportabile, prende l’auto e in solitaria, nonostante l’età e le difficoltà, nonostante l’angoscia e la distanza, attraversa l’Europa sino alla terra orobica. La sua nuova vita inizia qui, e ricomincia poi al «Papa Giovanni»: perché il signor Vitalii ha vissuto quel viaggio rocambolesco – cinque giorni la durata, con alcune tappe nel mezzo – con un forte dolore al petto, così forte da richiedere poi un delicato intervento chirurgico all’ospedale bergamasco.

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Un delicato intervento di 4 ore

La voglia di vita, quando sul mondo si adombra la violenza della guerra, è più vigorosa di ogni cosa. Perché quest’uomo ucraino ha dimostrato una forza straordinaria sebbene avesse in corso un’angina instabile, che ha richiesto – nella giornata di lunedì, alcuni giorni dopo l’arrivo dell’uomo a Bergamo – una importante operazione nella Cardiochirurgia del «Papa Giovanni». Vitalii si era presentato dapprima in un altro ospedale, poi è stato indirizzato a un’altra struttura, infine è giunto appunto al «Papa Giovanni» che lo ha accolto e curato: «La coronografia deponeva per una grave ostruzione trivascolare con ostruzione del tronco comune, cioè la coronaria principale – spiega il dottor Maurizio Merlo, direttore dell’Unità di Cardiochirurgia del Papa Giovanni, la cui équipe ha operato l’uomo -. L’indicazione era quella di un intervento cardiochirurgico urgente, con paziente instabile. È stato fondamentale essere intervenuto». Un intervento a cui si è abituati, in un centro di alta specializzazione la cui quotidianità conserva un’infinità di storie di vita: ma questa, di storia, visto il contesto della guerra in corso e l’avventura vissuta dal paziente, «è sicuramente particolare e d’impatto, intensa», confida ancora Maurizio Merlo.

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L’uso dell’interprete per riuscire a capirsi

Approntata la sala operatoria, l’équipe della Cardiochirurgia del «Papa Giovanni» ha appunto sottoposto l’anziano ucraino a un intervento durato quattro ore: le condizioni dell’uomo, pur provato dal viaggio e dall’operazione, sono ora stabili e buone, e dopo il decorso post-operatorio è pronto a passare in reparto. Non parla italiano, Vitalii, ma tramite un interprete ha potuto raccontare parte del suo viaggio iniziato dalla regione (Oblast’, secondo la definizione ucraina) di Sumy, tra le prime aree cinte d’assedio dall’esercito russo.

Il viaggio in auto – da solo – è durato cinque giorni, una piccola odissea; è partito che provava già male al cuore e quel fastidio si acuiva anche durante alcuni semplici gesti, come cambiare la marcia dell’automobile. Arrivato in Bergamasca dalla figlia, il male al petto si è fatto sempre più intenso e la figlia lo ha infine convinto – dopo i primi giorni di permanenza in Italia – a recarsi in ospedale per farsi curare. Sino all’arrivo al «Papa Giovanni», all’intervento e alla nuova vita.

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