Inflazione annua in aumento: +5%. Volano i prezzi di zucchero, olio e patate

IN BERGAMASCA. I dati del mese di settembre. Coldiretti: «Materie prime ed energia, i costi di produzione rimangono decisamente più alti di un tempo».

Di nuovo all’insù. Dopo una sorta di stabilizzazione, anzi con una fase contraddistinta dalla tendenza di discesa, l’inflazione torna a salire anche in Bergamasca: nel mese di settembre, secondo i dati territoriali dell’Istat, l’indice dei prezzi in Bergamasca è salito al +5% su base annua (era al +4,7% ad agosto), confermando un +0,3% anche per quanto riguarda l’inflazione su base mensile (ed era al +0,3% appunto anche ad agosto).

Il confronto anno su anno segnala alcune voci dall’accelerazione più marcata: a fronte come detto di un indice generale al +5%, le categorie con il maggior aumento tendenziale (cioè rispetto a settembre 2022) sono i pacchetti vacanza (+18,5%), i servizi di alloggio (gli hotel e le strutture extra-alberghiere, +13,4%), le bevande analcoliche (+8,5%), i servizi finanziari (+7,6%), i servizi di trasporto (+6,7%), i prodotti alimentari (comprese le bevande analcoliche, +6,1%); c’è anche qualcosa che cala in realtà, perché rispetto a un anno fa l’energia segna un -10,3%. Quanto alla variazione congiunturale nell’ultimo mese, cioè alla fluttuazione dei prezzi tra agosto e settembre, i rincari maggiori sono per i servizi di alloggio (+10,1%), per la scuola dell’infanzia e l’istruzione primaria (+5%) e per la ristorazione (+2,6%). I dati ufficiali dell’Istat evidenzierebbero un lieve rallentamento dell’«inflazione alimentare» (-0,3% nell’ultimo mese in provincia di Bergamo), anche se difficilmente il consumatore avrà la stessa impressione. Anche perché, rispetto a un anno fa, ci sono specifici prodotti i cui prezzi sono aumentati non di poco.

Dati (nazionali) dell’Istat alla mano, il carrello della spesa è trainato soprattutto da alcuni generi legati all’agricoltura: in un anno il prezzo dell’olio d’oliva è cresciuto del 43% (è al momento la voce del paniere con il rincaro maggiore su base annua), lo zucchero del 38,1%, le patate del 25,6%, gli oli e grassi (il burro ad esempio) del 24,4%, i pomodori del 20,3%, il riso del 17,9%, e via elencando. Questo è quello che si vede nell’ultimo miglio della filiera, una volta giunti alla cassa col carrello. Ma cosa c’è alla base di questa catena dei rincari? Da un lato, osserva Gabriele Borella, presidente di Coldiretti Bergamo, «la grande distribuzione ha continuato ad aumentare i prezzi, mentre a noi produttori, nonostante il calo dei consumi, viene chiesto di ritoccare al ribasso i prezzi a cui vendiamo loro i nostri prodotti». Allo stesso tempo, «i costi di produzione rimangono decisamente più alti di un tempo. Le materie prime e i prezzi energetici nell’ultimo periodo non si sono abbassati come avremmo sperato – aggiunge Borella –: non ci allontaniamo di molto dal picco dei costi registrato nella fase più difficile dei rialzi energetici. Tra l’altro, visti gli ultimi avvenimenti internazionali, serve stare alla finestra per possibili nuove ricadute negative». I costi energetici si notano soprattutto in alcuni ambiti: «I rincari incidono in particolare per le colture nelle serre, ma anche sul comparto zootecnico – rileva il presidente di Coldiretti Bergamo –. C’è poi anche una questione del costo del lavoro». Altro fattore, il meteo: «Il maltempo dei mesi scorsi ha influito molto, diversi fenomeni estremi hanno creato danni gravi. La siccità quest’anno ha invece impattato meno, perché tra estate e inizio autunno la pioggia si è concentrata nei momenti giusti. Ora però è necessario l’arrivo delle piogge, perché serviranno a far bacino in vista della prossima stagione. Quel che è certo – conclude Borella – è che dobbiamo cambiare il nostro modello, per adeguarci ai cambiamenti climatici».

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