Influenza, nel 2021 contagi cancellati
«Effetto delle misure anti - Covid»

Diagnosi di sindrome stagionale, ecco i dati dell’Asst Papa Giovanni: nelle prime 8 settimane dell’anno solo 1 dimesso, 31 nello stesso periodo del 2020 e 92 nel 2019. Nessun esito positivo su 73 test per trovare il virus invernale.

Influenza, e chi ne parla più? Già, l’ondata di malanni e contagi di stagione quest’anno, con il dominio del Sars-Cov2, sembra essere evaporata. E anche se questo può essere il segnale che più persone rispetto agli anni precedenti hanno aderito alla campagna vaccinale, nonostante le oggettive difficoltà registrate in Lombardia - campagna sulla quale, perlomeno per quanto riguarda Ats Bergamo, al momento non sono stati resi noti i dati complessivi -, secondo gli esperti si tratta anche dell’effetto delle restrizioni in atto per contrastare l’avanzata del Covid. In sostanza, ci sono stati meno contatti, più distanziamento, abbinati a un uso costante delle mascherine e questo ha contribuito a evitare i contagi per l’influenza.

In pochi al Pronto soccorso

«I dati in nostro possesso ci offrono un quadro e un’evidenza incontrovertibili – afferma Roberto Cosentini, direttore del Centro Eas, Emergenza alta specializzazione dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo – . In pratica, i casi che sono arrivati al pronto soccorso sono stati pochissimi, e soprattutto tra quelli, con sintomi sospetti di malattia influenzale, che abbiamo sottoposto a tampone non abbiamo riscontrato nessuna positività nelle prime settimane di quest’anno. Da un lato possiamo tirare un sospiro di sollievo, essendo ormai al termine del periodo in cui di solito si riscontra l’apice di contagi da influenza, e sarebbe stato un problema se si fosse verificato il contrario, vista la recrudescenza del Covid in questo periodo; dall’altro, questo è il chiaro segnale che il virus Sars-Cov2 ha soppiantato gli altri, più deboli, come quelli influenzali: se ci riflettiamo, è successa la stessa cosa anche l'anno scorso, ma all'epoca non lo sapevamo. Quando a gennaio-febbraio dell’anno scorso si stava registrando un’alta diffusione di sospette influenze, molti di quei casi in realtà erano invece Covid. Lo abbiamo capito dopo, in piena pandemia. Ora, nel 2021, possiamo dire che l’”effetto Australia” che ci aspettavamo è confermato dalle cifre».

Misure di contenimento

Ovvero, parlando di «effetto Australia», le misure di contenimento del Covid hanno abbattuto la diffusione del virus dell’influenza: in Australia, dove il virus stagionale si manifesta prima che qui, già nel 2020 è andata così. Qui, a Bergamo, l’«effetto Australia» si è riscontrato nel 2021: se per esempio si guarda ai dati delle schede per dimissioni ospedaliere da ricoveri per sindromi influenzali nelle prime 8 settimane dell’anno, quindi tra gennaio e febbraio, nel 2019 all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo i pazienti con questa scheda di dimissione erano stati 92, nel 2020 erano scesi a 31, e quest’anno uno soltanto, nella terza settimana dell’anno, quindi a metà gennaio. Altrettanto chiari sono i dati che emergono dai test per l’individuazione del virus dell’influenza effettuati sui pazienti arrivati al pronto soccorso del Papa Giovanni con sintomi sospetti: si tratta di test che vengono effettuati a campione, e in caso di necessità di una diagnosi certa; ebbene, nel 2020, nel periodo tra l’1 gennaio e il 24 febbraio sono stati effettuati 351 test e quelli positivi sono stati 21; per quanto riguarda invece il 2021, per il periodo dall’1 gennaio al 21 febbraio, i test sono stati 73 e di questi nessuno ha dato un esito di positività al virus dell’influenza.

Adesione ai vaccini

«È vero che proprio a causa anche delle restrizioni, gli accessi autonomi al pronto soccorso per chi aveva malanni simili all’influenza quest’anno sono sensibilmente diminuiti, ma è altrettanto vero – continua Cosentini – che il distanziamento sociale, i periodi di lockdown, lo smart working diffuso, e anche la minore presenza in aula nelle scuole, tutti accorgimenti utilizzati per contenere i contagi da Sars-Cov2, hanno funzionato anche per l’influenza. Anzi, sembra proprio che l’abbiano cancellata». E qualche accorgimento potrebbe essere seguito anche in futuro, quando la pandemia sarà stata sconfitta.

«La maggiore attenzione al distanziamento e all’igiene pubblica dovrebbe essere assimilata per limitare altri tipi di sindromi virali – sottolinea Marco Rizzi, direttore delle Malattie infettive dell’Asst Papa Giovanni XXIII – . Va rimarcato che, per quanto riguarda l’influenza, si è assistito, a livello ospedaliero, a una maggiore adesione alla profilassi vaccinale. E comunque gran parte della popolazione bergamasca ha sempre ben accolto la possibilità di avere un vaccino contro l’influenza. Quest’anno con la pandemia Covid si sono in più rispolverate norme di convivenza comune che non sarebbe male se, in alcuni settori, venissero consolidate, perché aiuterebbero a contenere anche i malanni stagionali: servono aule più ampie per le scuole, una migliore organizzazione dei trasporti, per esempio. E anche l’attenzione all’igiene: in diversi Paesi asiatici, per esempio, l’uso della mascherina nei luoghi pubblici o molto affollati è da tempo un costume diffuso. E questo dispositivo è utilissimo nell’evitare la diffusione di germi e virus stagionali. Forse, pur consapevoli del dramma che ha determinato il Sars-Cov2, dalla pandemia dovremmo trarre anche queste utili lezioni di igiene pubblica».

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