La Regione sulla variante Delta: «Prevalente tra due-quattro settimane»

Un mese, nella «migliore» delle ipotesi. Oppure appena due settimane, se la corsa della variante Delta diventerà inarrestabile. Quanto tempo occorrerà aspettare, in Lombardia, prima che la nuova mutazione del virus divenga prevalente, ovvero la più diffusa?

Non molto, evidentemente. L’allarme è condensato nelle parole che Letizia Moratti, vicepresidente e assessore regionale al Welfare, ha riferito ieri al Pirellone discutendo una mozione – presentata da Michele Usuelli, +Europa Radicali – proprio sulle azioni di contenimento per questa nuova insidia: «Visto il suo grado di contagiosità – ha detto Letizia Moratti –, è prevedibile che a breve, tra due e quattro settimane, la variante Delta possa diventare quella prevalente in Lombardia».

Sequenziamento, tracciamento, completamento della campagna vaccinale. Si gioca anche su questo la sfida alla variante «ex indiana», per scongiurare quel rimbalzo che si sta osservando qua e là nel mondo. «Appare necessario rafforzare la strategia di sequenziamento – chiedeva Usuelli nella mozione, aggiungendo poi alcuni dati sul tracciamento –. Dai report trasmessi al Cts da parte di Regione Lombardia, risulterebbe che da dicembre si è costantemente ridotto il personale addetto alle inchieste epidemiologiche, che ora è sceso a 0,6 operatori per 10.000 mila abitanti (quindi 600), contro una media nazionale di 1 operatore per 10.000 abitanti». Tra le proposte avanzate da Usuelli, quella di «implementare una strategia di accorciamento dei limiti di intervallo per la somministrazione della seconda dose di vaccino, contrariamente alle attuali indicazioni (8 settimane per AstraZeneca e 21 e 28 giorni per i vaccini a mRna Pfizer e Moderna)». Mozione però bocciata dalla maggioranza del Pirellone.

Ma Regione Lombardia, ha puntualizzato la vicepresidente, «ha ben presente che la possibilità di comparsa di nuove varianti virali possa rappresentare una variabile importantissima nel prossimo futuro e che possa influenzare non solo l’andamento epidemiologico, ma anche l’efficacia della campagna vaccinale. Con la deduzione che molte attività devono essere poste in atto per incrementare le attività di sequenziamento».

L’85% dei pazienti fragili ha comunque già ricevuto la doppia dose, «fortemente protettiva anche per la variante Delta», e «anche una singola dose di vaccino – conferma Moratti –, indipendentemente dal tipo di vaccino, si è comunque dimostrata altamente protettiva dallo sviluppo di forme gravi, ospedalizzazione e morte». I lombardi vaccinati con due dosi sono quasi 3,1 milioni, ma ci sono altri 3,2 milioni di cittadini con solo la prima dose. A supporto delle misure messe in campo dal Welfare, Moratti indica altri numeri: 18.038 le genotipizzazioni eseguite tra gennaio e giugno 2021 in Lombardia (su campioni provenienti da 16.231 pazienti); nel solo mese di giugno, la variante alfa (inglese) s’è attestata al 64%, la Delta (indiana) al 10%, la Gamma (brasiliana) all’1,9%, la variante Eta (nigeriana) allo 0,8%, la Beta (sudafricana) allo 0,6%, la Kappa (sottovariante della Delta, la «delta plus») allo 0,7%. Proprio dalla seconda metà di giugno la Lombardia, ha ricordato Moratti, è «l’unica regione che ha disposto la genotipizzazione di tutti i propri positivi».

Nel dibattito è intervenuto anche Niccolò Carretta, consigliere regionale di Azione: «I vaccini funzionano e lo dicono i dati delle ospedalizzazioni, necessarie solo per le persone non vaccinate», la premessa, ma questi stessi dati «dovrebbero essere comunicati di più e meglio per infondere fiducia ai cittadini dubbiosi. Da ottobre la priorità sarà evitare le limitazioni che abbiamo subìto e garantire scuola in presenza al 100%: per farlo sarà necessario incrementare l’elenco dei luoghi pubblici frequentabili solamente tramite green pass e tracciare con maggiore efficacia. Se ricadremo in una nuova ondata, temo per la tenuta sociale del Paese che rischia un conflitto pesante tra vaccinati e no».

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