Covid, le infezioni rallentano. «Plateau atteso a breve. Centaurus? È diffusa»

La curva pandemica L’epidemiologo Carlo La Vecchia: dopo 10 giorni di picco ci sarà la discesa. «Difficile dire se la sottovariante di Omicron 2 potrà causare ondate».

Passo dopo passo, si prosegue in questa direzione. I contagi salgono, ma sempre più piano: «Non c’è dubbio che ci sia una decelerazione», conferma l’epidemiologo Carlo La Vecchia, ordinario di Statistica medica all’Università degli Studi di Milano, attento osservatore delle dinamiche pandemiche. «Giovedì in Italia, tra l’altro, è stato il primo giorno di questa ondata in cui non c’è stato un aumento di contagi rispetto allo stesso giorno della settimana precedente. Chiaro, il singolo giorno conta poco, ma era dal 4 giugno che non capitava», aggiunge. Si sta imboccando la strada verso il picco, dopo più di un mese di crescita: «Questa è stata la tempistica delle diverse ondate, e non c’è un motivo per attendersi un comportamento diverso – riflette La Vecchia -: si arriverà a breve al picco, poi seguirà una decina di giorni di plateau, poi la discesa. Sperando che, contrariamente a quanto successo nella fase di discesa di Omicron 2, non subentri una nuova variante che rallenti la discesa e anzi determini un nuovo incremento dei contagi».

I dati

La bussola dei dati indica che in Lombardia nell’ultima settimana (9-15 luglio) si sono contati 88.423 nuovi casi, tra il 2 e l’8 luglio erano stati 82.239, tra il 25 giugno e il 1° luglio 69.263, tra il 18 e il 24 giugno 47.481: via via, insomma, l’aumento settimanale è andato assottigliandosi. Lo si legge guardando i dati percentuali: nell’ultima settimana i nuovi casi sono cresciuti del 7,52%, nella precedente si era a +18,7%, prima ancora a +45,9%, e ancora prima a +69,4%. In Bergamasca nell’ultima settimana si sono segnalati 7.887 casi, nella precedente erano stati 6.042, in quella ancora precedente 4.732, e ancora prima erano stati 2.958: un rallentamento della progressione c’è anche su scala locale (ieri la variazione settimanale era del +25,8%, il venerdì precedente era al +32,46%), anche se non ancora così evidente come a livello regionale.

Qualche timore ora sembra essere alimentato da Centaurus, l’ennesima nuova variante. Cosa c’è da aspettarsi? La Vecchia si affida alla razionalità di quanto finora emerso nella comunità scientifica: «Si tratta della variante BA.2.75, che è una sottovariante di Omicron 2 – spiega l’epidemiologo –. È stata trovata non solo in India ma in molti Paesi, anche europei: è quindi in grado di diffondersi ampiamente. Che sia in grado di causare una grande ondata epidemica, non lo sappiamo».

Gli ospedali hanno retto

A oltre un mese dall’inizio del rialzo dei contagi, si può poi iniziare a tracciare un bilancio del riflesso ospedaliero: «Rispetto alla prima ondata di Omicron, in questa ondata si è arrivati a circa la metà dei ricoveri. Continueranno ancora a salire, ma resteranno sicuramente sotto i livelli di gennaio, indubbiamente – riflette La Vecchia –. A gennaio la situazione era anche più problematica perché si aveva la “coda” di Delta, e Delta era una variante più grave, senza dimenticare che gennaio è tradizionalmente un mese più “difficile” per le malattie respiratorie». Venerdì 15 luglio appunto in Lombardia risultavano 1.526 pazienti (44 in Terapia intensiva, 1.482 nei reparti ordinari): al picco di gennaio, invece, negli ospedali della regione c’erano 3.990 ricoverati (271 in Terapia intensiva, 3.719 nei reparti ordinari). Anche Bergamo venerdì si confermava la provincia lombarda con l’incidenza più bassa (715 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti), e solo Cuneo (624) nel resto d’Italia presenta valori più contenuti.

Succede così da due anni esatti: dopo il dramma della prima ondata, la terra orobica è diventata una delle aree del Paese con la più bassa circolazione virale. Perché? «La risposta ragionevole è che c’è un insieme di componenti – risponde La Vecchia –: tantissimi bergamaschi si sono infettati nel febbraio-marzo 2020 e hanno sviluppato un’immunità, anche se è passato molto tempo. E visto quello che qui si è vissuto, è rimasto un atteggiamento sempre più cauto». A proposito di cautela, il messaggio finale è legato alla quarta dose: «È importante che la facciano gli anziani e i fragili – conclude La Vecchia –. Certo, il picco dei contagi sta già arrivando, ora che ci si prenota e si riceve il vaccino passano ancora alcuni giorni, e passano ancora dei giorni prima che si riattivi la risposta immunitaria. Forse si è un po’ andati lunghi, ma meglio tardi che mai: per le persone fragili e anziane questa dose è utile per superare l’ondata».

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