Le palestre in crisi si attrezzano
«App conta-ingressi e turni»

Il 30% delle palestre e dei centri sportivi potrebbe non riaprire, un altro 10% faticherà a superare l’ anno e chi resisterà potrebbe aver bisogno di tre anni per assorbire le perdite. E quando si ripartirà, le entrate potrebbero calare del 50% e, di contro, i costi lievitare del 20%.

Sono le previsioni dell’ Associazione nazionale impianti fitness&sport (Anif). È alta la preoccupazione nel mondo delle palestre e dei centri sportivi, dove si spera di riaprire entro giugno (il ministro Spadafora lavora per anticipare al 18 maggio), adottando misure di prevenzione e controllo come l’ obbligo della mascherina se la distanza tra i praticanti scende sotto i 2 metri, la sanificazione continua di attrezzi e ambienti e contingentando gli ingressi, anche negli spogliatoi.

Il settore chiede di regolamentare il «congelamento» degli abbonamenti, soluzione per prorogare la scadenza dei termini, fidelizzare i clienti ed evitare la rincorsa al rimborso, un diritto del consumatore che potrebbe però mettere in difficoltà le piccole strutture, già «a secco» di liquidità. Ne parla Alberto Gamba, consigliere di Anif. «Il protocollo è stato discusso con altre sigle del mondo fitness e il ministro - racconta Gamba - ed è all’ attenzione del comitato tecnico-scientifico. È in corso un’ azione di coordinamento anche con Regione. Abbiamo chiesto la sospensione degli affitti e di regolamentare il recupero degli abbonamenti. Al momento congelare le iscrizioni è solo una scelta, abbiamo bisogno di una linea guida che garantisca i diritti dei consumatori e tuteli le strutture sportive».

«Promuovere uno stile di vita attivo tutela il cittadino, serve vederci come hub sanitari e non come spazi di potenziale contagio - afferma Gamba -. Lavoriamo perché fare esercizio fisico sia possibile e sicuro. Abbiamo chiesto sussidi per ripartire e per ammortizzare i costi delle misure sanitarie». Gamba è cotitolare della catena di centri fitness Sportpiù, che ha già proposto un vademecum per ripartire.

«Abbiamo studiato un’ app che monitora e comunica il numero degli ingressi - spiega -, attività in cui la frequenza sarà su prenotazione, aree di 9 metri quadrati riservate a ogni praticante, box prenotabili per i vestiti, gel igienizzanti in ogni postazione e corsi all’ aperto laddove possibile. Ai clienti consegneremo un voucher per il recupero dei giorni persi. Vogliamo lanciare il messaggio che la mascherina e fare sport non sono in antitesi».

Tra le ipotesi, anche il potenziamento dei «teleallenamenti». «In attesa di disposizioni certe, è un’ ipotesi da non scartare - commenta Silvia Morico, titolare Primo Piano Onda Fitness, palestra di Capriate San Gervasio -, magari in due turni da alternare tra il domicilio e la palestra, per le attività che lo consentono. Indossare le mascherine sotto sforzo crea non pochi rischi atletici. Abbiamo congelato gli abbonamenti e anche se siamo chiusi abbiamo costi nell’ ordine delle migliaia di euro». C’ è preoccupazione anche sull’ assegnazione del bonus ai collaboratori sportivi. «Ad oggi ci sono non pochi istruttori che non lo hanno ricevuto - commenta Zvetomira Todorova, titolare della scuola danza Dance Studio di Capriate -, vuol dire due mesi senza entrate. Per via dell’ assegnazione prioritaria ai redditi inferiori a 10 mila euro, può darsi che ne benefici uno studente che fa un part time per arrotondare e non chi di questa attività vive. Temo i costi delle misure sanitarie, per noi sarà difficile ripartire prima di settembre».

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