Le vacanze hanno frenato le vaccinazioni
«Ora serve uno screening sugli anticorpi»

Il ricercatore Tosi: il monitoraggio deve essere fatto su tutti i soggetti che si sono protetti a fine di gennaio. La Lombardia ha alti livelli di somministrazioni: «Perciò risulta virtuosa per tassi di contagi e ospedalizzazione».

La frenata di agosto era prevista, fisiologica con l’estate. Dopo i passi da gigante di giugno e luglio, complici le vacanze di personale e «vaccinandi» la rincorsa delle vaccinazioni ha rallentato ovunque, anche se dietro l’angolo c’è la possibilità di un nuovo galoppo. Così, numeri alla mano, l’orizzonte per raggiungere il simbolico 80% di copertura della popolazione con almeno la prima dose ha ora un traguardo piuttosto variabile. Lo conferma un’elaborazione del gruppo di ricerca guidato dal professor Davide Tosi, ricercatore dell’Università dell’Insubria, esperto di big data e divulgatore tramite il progetto «Predire è meglio che curare» (cui collabora, tra gli altri, anche Massimo Galli, primario del «Sacco» di Milano e professore alla Statale di Milano).

Se si tenesse la media di prime dosi somministrate in questo periodo ferragostano, all’80% di vaccinati si arriverebbe attorno al 18 ottobre; se si tornasse alla massima velocità, cioè a quel ritmo di circa 85-90 mila prime dosi giornaliere della prima metà di giugno, si anticiperebbe l’obiettivo al 6 settembre. Ma c’è una considerazione di fondo imprescindibile: il concetto di immunità di gregge, su cui s’è tanto ragionato nei mesi scorsi, oggi pare più labile.

«Comincia ad avere meno senso parlare di immunità di gregge – rileva Davide Tosi –, per via di due motivi. Il primo è rappresentato dalle varianti: possono nascere mutazioni che potrebbero avere comportamenti un po’ diversi rispetto al virus base visto un anno e mezzo fa, e dunque occorre verificare la risposta dei vaccini. Il secondo motivo è che bisogna capire la durata dell’immunità nel tempo: i primi operatori sanitari sono stati vaccinati a inizio gennaio, bisognerebbe capire qual è attualmente il livello di anticorpi, fare uno screening ben organizzato. È importante anche per organizzare l’eventuale terza dose».

Cosa fare, allora, di fronte all’incertezza sull’immunità di gregge? «Continuare ad avere responsabilità – rimarca Tosi –. Una responsabilità individuale, dunque ricordare che essere vaccinati non ci rende dei “supereroi”, e una responsabilità collettiva, per cercare di far comprendere a chi non vuole vaccinarsi quanto invece sia importante l’immunizzazione. Vale per gli anziani, con una quota ancora importante di over 80 non vaccinati, e per i ragazzi: anche loro finiscono in Terapia intensiva, certo in maniera molto più ridotta, ma non si possono dare messaggi sbagliati. I numeri complessivi sono comunque importanti e significativi».

L’efficacia del vaccino

La costellazione dei numeri guida ulteriori risposte sull’efficacia dei vaccini. Il gruppo di ricerca ha messo in correlazione la copertura vaccinale di ogni singola regione con l’incidenza di contagi, ricoveri (ordinari e in Terapia intensiva) e decessi settimanali: la Lombardia, che vanta i tassi più alti di vaccinazione, è per ciascuno di questi indicatori epidemiologici una delle regioni più virtuose, cioè con i tassi più bassi di infezione, ospedalizzazione, morte.

«La protezione è confermata anche secondo i dati nazionali. Se guardiamo la settimana 8-15 agosto abbiamo avuto un tasso di ospedalizzazione dell’1,5%, mentre a ottobre 2020 (seconda ondata, ndr) oscillava tra 10 e 18%: si è sostanzialmente abbattuto di un fattore-10, molto significativo – sottolinea il ricercatore –. La mortalità è ora allo 0,6%, durante i picchi delle ondate precedenti si arrivava al 3-5%». Rispetto all’avanzata di questa ondata estiva, riflette Davide Tosi, «sembra si sia arrivati al picco. I prossimi giorni potranno dirci se questa prima impressione è confermata. C’è stato un importante numero di contagi anche in questa “ondatina” estiva, ma appunto senza le ospedalizzazioni e i decessi delle fasi epidemiche precedenti: la campagna vaccinale ha avuto il suo effetto. Tra l’altro, quest’ondata estiva ha smentito la stagionalità del virus: la stagione estiva può aiutare a ridurre le possibilità del contagio, sì, ma il virus non si comporta stagionalmente come l’influenza».

Nel futuro prossimo, a partire dall’appuntamento di settembre con la ripresa delle scuole e delle attività economiche, «è probabile che ci sarà un rialzo dei contagi. Le scuole hanno rappresentato un fattore di rischio, l’ondata dello scorso autunno s’è innescata con la ripresa delle lezioni. Bisogna tornare in aula, sia chiaro, lo dico per primo da docente universitario, ma occorre farlo in sicurezza, e senza alibi: ci sono esempi di Paesi virtuosi da cui prendere spunto, penso alla Germania».

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