L’epidemiologo: «La variante Xe più contagiosa, ma niente ondata»

Covid Carlo La Vecchia: dal punto di vista clinico non è più grave degli altri sottotipi di Omicron. «Saggio rimandare a maggio lo stop alle mascherine».

l campionario delle varianti s’aggiunge ora la Xe. Leggermente più contagiosa delle precedenti «versioni» di Omicron, perché questo fa il virus per sopravvivere, ma non più aggressiva dal punto di vista patologico. Se e quanto la nuova mutazione sia già in Italia e in Lombardia, è ancora presto per dirlo: «Lo sapremo tra 7-10 giorni, alla luce dei risultati della survey avviata dall’Istituto superiore di sanità proprio nei giorni scorsi», spiega Carlo La Vecchia, professore ordinario di Statistica medica all’Università degli Studi di Milano. L’allerta, come spesso accade, è partita dal Regno Unito: «Lì sono stati documentati più di 600 casi – spiega l’epidemiologo –, una platea sufficiente per iniziare a stabilirne la gravità clinica: e l’unico dato che finora è consolidato è che Xe non sia più grave delle altre subvarianti di Omicron, da un punto di vista clinico. È più contagiosa di circa il 10%, ma è incerto il fatto che questo basti per farle prendere il sopravvento su Omicron 2 e creare un’altra piccola ondata. Con la survey dell’Iss capiremo se c’è, ed eventualmente quanto è diffusa».

Le più recenti indagini mostravano che Omicron 2 – formalmente Omicron BA.2 – era ormai prevalente, attorno al 70% in Lombardia. Xe è un lignaggio ancora diverso, perché è una «ricombinazione» di BA.1 e BA.2, cioè i due sottotipi di Omicron; proprio questa convivenza di virus leggermente diversi rende peculiare il momento epidemiologico: «Siamo sostanzialmente al plateau – indica La Vecchia –, però in una situazione sorprendente come sempre ci ha abituato il virus. Ossia: probabilmente la curva ora riflette ancora la discesa di Omicron 1 e la salita di Omicron 2». In chiave locale, spiega l’epidemiologo, «Bergamo resta come sempre la provincia con l’incidenza più bassa in Lombardia e tra le più basse in Italia», mentre sul territorio regionale le aree dalla maggiore circolazione virale «sono Lecco e Mantova».

«Credo sia stato saggio ritardare a maggio l’eliminazione delle mascherine al chiuso e il superamento del Green pass. La verifica di fine aprile consente di avere un quadro più aggiornato»

Il contesto mutato però porta a posare l’attenzione sui ricoveri, più che sui contagi. E «in Lombardia la pressione non è alta – sottolinea La Vecchia –: è occupato circa il 2,5% dei posti letto disponibili in terapia intensiva e circa il 10,5% nei reparti ordinari. Se torniamo a due anni fa avevamo oltre 1.300 pazienti nelle terapie intensive e 12mila nei reparti ordinari, e i posti letto non bastavano per accogliere tutti i malati. Oggi l’aspetto più problematico è la mancanza di personale negli ospedali».

La «road map»

L’ingresso in scena di Xe – da verificare poi alla prova concreta nei fatti – è una variabile ipotetica che s’incastra lungo il percorso verso il definitivo ritorno alla normalità. La svolta di maggio, quando formalmente dovrebbe chiudersi definitivamente la stagione di mascherine al chiuso e Green pass, necessita però ancora di uno snodo: nella parte finale di aprile, probabilmente attorno al 20 di questo mese, è prevista una verifica della compatibilità delle nuove misure a quello che sarà lo scenario epidemiologico. «L’evoluzione della pandemia è stata spesso imprevedibile, credo sia stato saggio ritardare a maggio l’eliminazione delle mascherine al chiuso e il superamento del Green pass – riflette La Vecchia –. La verifica di fine aprile consente di avere un quadro più aggiornato».

«Se Omicron si livellerà anche grazie alla bella stagione, sarebbe superfluo partire ora con la quarta dose, che sarebbe invece da considerare per l’autunno con i nuovi vaccini»

L’altro appuntamento è quello con l’organizzazione della quarta dose. «Che la quarta dose faccia aumentare gli anticorpi negli anziani, questo si sa dagli studi israeliani – premette l’epidemiologo –. L’impatto sul prevenire la malattia grave sembra però modesto, nel senso che già le tre dosi proteggono su livelli alti. Sulla quarta dose ci sono dei quesiti aperti: a chi rivolgere questo rinforzo, cioè quale soglia d’età fissare, e quale vaccino usare, se ancora quelli attuali sviluppati sul virus di Wuhan o utilizzare quelli più aggiornati attesi nei prossimi mesi. Fondamentale sarà guardare ai dati. Se Omicron si livellerà anche grazie alla bella stagione, sarebbe superfluo partire ora con la quarta dose, che sarebbe invece da considerare per l’autunno con i nuovi vaccini». Quel che c’è da fare, intanto, è «completare le terze dosi – conclude l’epidemiologo – e mettere in sicurezza gli anziani fragili: sono soprattutto over 70 e over 80 con altre patologie i pazienti che arrivano oggi in ospedale».

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