Locatelli: «Coprifuoco, aspettiamo i prossimi dati. Per la finale evitiamo le feste in piazza»

Il professor Franco Locatelli: «Se i numeri saranno confortanti avvieremo una riflessione. Ma la decisione spetta al governo». L’appello ai tifosi: «Comportiamoci responsabilmente». Variante indiana, «nessun allarmismo».

Corre la campagna vaccinale, corre a ritmo rapido per stare un passo davanti al virus.

Se il Sars-CoV-2 acquisirà un passo di nuovo più deciso per via delle riaperture scattate dal 26 aprile, è ancora presto per dirlo. Presto, ma nemmeno troppo: già la prossima settimana si coglierà qualcosa in più, forse molto di più, e magari anche su un altro tema d’attualità, il «coprifuoco». Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico, parte da uno sguardo ampio sulla curva epidemiologica, «sotto controllo» anche in Lombardia, e affronta la costellazione degli argomenti più dibattuti: dalla variante indiana, su cui «non creare allarmismi», alle strategie dell’immunizzazione. E nelle stesse ore, ieri, in cui i tifosi dell’Inter erano in piazza (di nuovo) per festeggiare lo scudetto, arrivava un appello in vista della finale di Coppa Italia che animerà il popolo atalantino: la responsabilità nei comportamenti, confida Locatelli, bergamasco e tifoso, è un modo per rispettare la memoria dei nostri morti.

Professore, partiamo dallo scenario epidemiologico: a che punto siamo?

«Gli ultimi dati sono positivi. Continua a calare l’incidenza a livello nazionale, scesa a 123 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti rispetto al valore 148 del monitoraggio precedente, mentre il tasso di occupazione delle terapie intensive è ora sotto la soglia del 30% ed è evidente anche il calo dei posti letto in area medica. C’è un buon numero di regioni con un’incidenza al di sotto di 100 o che si avvicinano anche alla soglia di 50 (da teorica zona bianca, ndr)».

L’Rt però è cresciuto. Ci sono già segnali legati alle riaperture?

«È un indicatore che merita particolare attenzione. È chiaro che un po’ di aumento andava messo in conto, visto che vi sono state le riaperture. L’Rt è un indicatore precoce di ripresa della circolazione virale, ognuno di noi deve giocare la propria parte responsabilmente per evitare di tornare indietro».

Alcuni governatori chiedono di rivederne l’utilizzo.

«Ho letto della richiesta di riconsiderare l’Rt attualmente calcolato sui positivi sintomatici, valutando invece l’Rt ospedaliero. Si è aperta una riflessione in questo senso, ma stiamo attenti perché l’Rt dà informazioni precise».

Gli altri valori della Lombardia, dal calo dell’incidenza alla flessione della pressione ospedaliera, paiono però buoni.

«La situazione lombarda è ancora perfettamente sotto controllo e compatibile con uno scenario da area gialla. È però importante non pensare di essere fuori dal rischio».

La variante indiana preoccupa?

«La variante indiana è diventata prevalente in quel Paese. Deve però essere valutato anche il contesto sociosanitario, il fatto che lì sia così diffusa non vuol necessariamente dire che abbia maggior capacità contagiante. Non abbiamo indicazioni chiare che questa variante abbia maggior potere patogeno, né che possa sfuggire all’effetto dei vaccini: sarei molto cauto prima di creare allarmismi. È importante che le politiche di sequenziamento dei vari ceppi abbiano continuità. Le varianti sono fisiologicamente presenti nel momento in cui aumenta la copertura vaccinale. Ma inquadriamole per quel che sono, e senza creare allarmismi».

Altro tema d’attualità: il coprifuoco. Ci sono novità in vista? E qual è il ruolo del Cts?

«Il Cts può fare valutazioni di carattere tecnico scientifico, ma le decisioni sullo spostare più in là l’orario piuttosto che abolirlo spettano alle forze di governo. La riflessione credo possa essere fatta sulla base dei dati della prossima settimana, non su quelli di quest’ultima: per valutare compiutamente l’impatto delle aperture del 26 aprile, servono due-tre settimane».

Qual è il senso del coprifuoco conosciuto in questi mesi? Si può rimodulare?

«Più che coprifuoco lo definirei un orario di restrizione dei movimenti, il cui senso è ridurre possibili rischi di assembramenti legati alla socialità serale. Se i dati epidemiologici della prossima settimana saranno confortanti, una riflessione la si può certamente avviare. Non sarà certo il Cts ad avere riserve e perplessità, se la valutazione sarà supportata da evidenze epidemiologiche».

Il 19 maggio l’Atalanta vivrà a Reggio Emilia la finale di Coppa Italia. La festa-scudetto dell’Inter ha creato preoccupazioni. Quale risposta dovrà dare Bergamo?

«Faccio un appello accorato, da bergamasco, per una terra che è stata così falcidiata: dobbiamo avere particolare responsabilità. È vero che la tanto auspicata vittoria dell’Atalanta sarebbe un evento quasi storico: festeggiamolo però dedicando un pensiero affettuoso e rispettoso alla memoria dei nostri morti. Lo dico da tifoso, niente feste di piazza. Comportiamoci responsabilmente».

La campagna vaccinale ormai viaggia attorno alle 500 mila dosi giornaliere. Che giudizio dà?

«Il giudizio è positivo. Siamo quasi al 27% della popolazione che ha ricevuto almeno una dose, quasi il 12% ha completato il ciclo vaccinale. Ormai abbiamo raggiunto il 90% di persone oltre gli 80 anni con la prima dose. Alcune settimane preoccupava la fascia 70-79 anni, ora invece siamo a più del 70% di prime dosi tra questa platea».

In Lombardia si viaggia spediti, anche con AstraZeneca.

«La popolazione ha ben capito i messaggi fondati sulla ragionevole rassicurazione rispetto a questo vaccino, le dosi impiegate sono largamente superiori all’80% di quelle disponibili. È auspicabile che questa stessa serena adesione venga compresa anche in altre regioni, a fronte di alcune dove ne è stato impiegato solo il 50%: non va bene, i medici devono ben argomentare perché questo vaccino è sicuro ed efficace».

Come si risponde a questi dubbi che ancora resistono?

«AstraZeneca protegge dalla malattia grave allo stesso modo dei vaccini a Rna (Pfizer e Moderna, ndr), e nella fascia sopra i 60 anni il rischio di trombosi inusuali è marcatamente basso. Non c’è alcun dubbio che chi ha ricevuto la prima dose senza problemi riceva poi anche la seconda. Le indicazioni prese per tempo da Ministero, Aifa e Consiglio superiore di sanità sono state esattamente quelle che qualche settimana dopo ha ribadito anche l’Ema».

È fattibile la proposta di destinare alla Lombardia, o comunque alle regioni che viaggiano più speditamente, le dosi di AstraZeneca rifiutate da altre?

«Ho certo a cuore la Lombardia. Preferirei però che prima venissero messi in sicurezza tutti i fragili nelle aree del Paese dove ancora non lo si è fatto. Se poi avanzeranno dosi, ne parleremo».

Come è maturato il posticipo delle seconde dosi di Pfizer e Moderna?

«Il posticipo non inficia minimamente l’efficacia vaccinale, questo è il punto di partenza. Abbiamo bisogno di accelerare ulteriormente la campagna e avere ulteriori dosi per completare la classe 60-69 anni e poi quella inferiore: da stime fatte dalla struttura commissariale, prolungare i richiami permette di offrire a 3 milioni di persone dosi di vaccino addizionali».

L’obiettivo dell’immunità di gregge entro l’estate è a portata di mano?

«Assolutamente sì. Avremo numeri di vaccini importanti: a maggio sono previsti 12 milioni e mezzo di vaccini a Rna (Pfizer e Moderna, ndr) e quasi 4 di vaccini a vettore adenovirale (AstraZeneca e Johnson & Johnson, ndr); a giugno altri 13,5 milioni di vaccini a Rna e a più di 10 a vettore adenovirale. Johnson & Johnson dagli 1,2 milioni di maggio passerà ai quasi 6 di giugno».

Per l’estate assumerà importanza la «certificazione verde»: che idea vi è alla base?

«È una strategia per facilitare gli spostamenti, ma non vuol dire che è una condizione sine qua non o irrinunciabile per gli spostamenti. Potrà facilitare l’accesso anche a determinati eventi, per esempio quelli sportivi».

Il «pass» lo si ottiene anche con un tampone negativo, oltre che con la guarigione o la vaccinazione. Non è rischioso, affidarsi solo al test?

«È un modo per rendere più equa questa certificazione, perché non tutti coloro che vogliono vaccinarsi l’hanno ancora potuto fare. Il tampone è solo una fotografia del momento? Sì, ma il pass tramite il tampone ha validità limitata a 48 ore».

Il sistema a colori per le regioni durerà tutta estate o potrà essere modificato?

«Una riflessione la si può aprire: non dall’oggi al domani, ma attraverso un percorso ben meditato. Quello che ci auspichiamo di trovarci di fronte è un Paese in cui grazie al vaccino c’è la copertura da malattia grave e da decesso, e i giovani sostanzialmente sono meno a rischio nello sviluppare le forme gravi. Il sistema può essere rivisto nell’auspicio che non avremo più numeri preoccupanti o dolorosi di decessi e accessi nelle terapie intensive, ma facciamolo con calma».

Proprio ieri il ministro Speranza ha firmato l’ordinanza per riaprire le visite nelle Rsa.

«Le persone anziane hanno sofferto tanto, anche di isolamento: riaprire le visite è un percorso importante, reso possibile dall’elevata copertura vaccinale tra ospiti e personale. Faccio un appello: chi lavora all’interno di queste strutture si metta la mano sul cuore, se ancora non si è vaccinato. Lo faccia al più presto: è un dovere morale»

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