Matris Domini chiude dopo 751 anni. «Resti un monastero»

BERGAMO. La suore domenicane di via Locatelli lasciano. «Siamo rimaste in cinque, ci trasferiamo». Il futuro: un altro ente religioso o la cessione a privati.

«Con rammarico vi annunciamo che la nostra comunità ha deciso di chiudere il monastero e di unirsi a un’altra comunità». Così hanno scritto le suore domenicane di Matris Domini nel biglietto di auguri pasquali inviato in questi giorni agli «amici» del monastero di clausura. Una notizia inaspettata, quantomeno al di fuori della comunità religiosa. Il 25 marzo dello scorso anno il monastero ha tagliato il traguardo dei 750 anni, e ora si appresta a chiudere i battenti.

«Non è stata una scelta facile – spiega la priora, suor Angelita Roncelli – ma il nostro numero è diventato sempre più esiguo; in gennaio, dopo la morte di una consorella, siamo rimaste in cinque. Non siamo più una comunità ma una famigliola. Con questi numeri non possiamo eleggere una nuova priora e fatichiamo a portare avanti le attività liturgiche e le incombenze quotidiane, anche per via dell’età non più giovane della gran parte di noi». Una

«Da dieci anni ormai ci interrogavamo sul futuro della nostra comunità»

scelta obbligata, quindi, quella della chiusura del monastero. «Da dieci anni ormai ci interrogavamo sul futuro della nostra comunità. La carenza di vocazioni si fa sentire in tutti i monasteri, purtroppo. Abbiamo chiesto ad altre comunità di unirsi a noi, ma non abbiamo trovato riscontri. E così abbiamo deciso di trasferirci in Toscana, nel monastero di Santa Maria della Neve e San Domenico, a Pratovecchio Stia, in provincia di Arezzo», continua suor Angelita. Il trasferimento è previsto entro settembre. In questi mesi sarà completata la procedura che porterà alla chiusura. Tecnicamente, una «fusione per incorporazione». Entro maggio è atteso il via libera del Maestro dell’Ordine, poi i documenti saranno inviati al Dicastero della Vita religiosa, ne seguirà il decreto di chiusura e di fusione per incorporazione.

Che fine farà il monastero

Sin qui, l’iter previsto dal Diritto canonico. Ma del monastero che ne sarà? Difficile, al momento, fare previsioni. Il complesso è vincolato dalle Belle Arti. La chiesa, di origine romanica, ristrutturata in stile barocco nel Seicento, resterà luogo di culto e probabilmente passerà alla parrocchia di Pignolo. Nel piccolo museo del monastero, inaugurato nel 2000 – aperto al pubblico nel fine settimana e visitabile su richiesta – sono conservati affreschi medievali, tra i più antichi della Lombardia, e splendidi tondi di vetri policromi, che

«Vedo più probabile il trasferimento di un ente religioso o pubblico, una Rsa o l’Università, che è sempre in cerca di spazi»

ornavano la chiesa prima del rifacimento barocco. E poi ci sono la foresteria che conta dieci camere, e gli spazi in uso alle religiose (le celle, il refettorio, le sale per le attività della comunità, due chiostri e un giardino coltivato a ortaglie). L’auspicio è che resti così com’è, e non venga smantellato. «Sarebbe bello restasse un monastero – ammette la priora –. Questo luogo è da secoli un punto di riferimento per la comunità bergamasca; noi abbiamo fatto in modo di mantenere una struttura che ha un significato profondo e vorremmo cederlo a un’altra famiglia religiosa. Ma niente è ancora definito». Resta in campo anche l’ipotesi di un’acquisizione da parte di privati, anche se riesce difficile pensare che nel monastero si possano realizzare interventi di edilizia privata.

«Vedo più probabile il trasferimento di un ente religioso o pubblico, una Rsa o l’Università, che è sempre in cerca di spazi – dice l’ingegner Silvio Calvi, consulente tecnico delle suore domenicane –. Il complesso ha bisogno di nuovi impianti, di interventi di efficientamento energetico, servono lavori di adeguamento. Ma va detto che le suore hanno conservato il bene come meglio hanno potuto, con la ferma volontà di mantenerne le caratteristiche e il significato. Penso ad esempio ai lavori di sistemazione del tetto, al consolidamento del campanile, e al recente intervento conservativo sugli stucchi della chiesa. Lasciano a chi verrà dopo di loro e alla comunità un bene molto ben conservato.

Lasciano a chi verrà dopo di loro e alla comunità un bene molto ben conservato.

E ci mancheranno, perché per tanti sono state un punto fermo». Prova ne sono la partecipazione alle Messe celebrate nella chiesa del monastero e alle visite guidate al museo organizzate per l’anno di Bergamo Capitale della Cultura. Ma anche i contatti su Facebook e sul sito web. Perché il monastero di Matris Domini ha superato i sette secoli, ma resta al passo con i tempi.

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