Medici, la beffa: stop alla pensione se vaccinano. «Così si disincentiva chi vuole dare una mano alla campagna»

Per un cavillo, viene sospesa ai camici bianchi in quiescenza che aderiscono ai bandi regionali retribuiti. Il caso del dottor Ferro: «Non c’è logica, piuttosto lo faccio gratis». Marinoni: «Un autogol, serve un emendamento».

Il paradosso, tipicamente italico, è addirittura doppio. Si cercano medici per vaccinare, ma un cavillo li scoraggia; come se non bastasse, quel cavillo – i cui effetti evidentemente non erano stati calcolati – nasce nelle pieghe di un decreto anti-Covid. Se un medico in pensione vuole dare il proprio contributo per le inoculazioni aderendo ai bandi «remunerati» delle Regioni, rischia di rimetterci proprio la pensione: verrebbe congelata fintanto che presta servizio per le inoculazioni, e in tasca gli rimarrebbe solo quel che la Regione lo paga per il «ritorno in campo». Succede anche in Lombardia, lo racconta chi aveva maturato con entusiasmo l’idea di rimettersi il camicie per una sfida che richiede l’impegno di tutti: «Un’assurdità», sorride amaramente il dottor Mario Ferro, 66 anni, ex «ospedaliero» in pensione dal 2017, a lungo in servizio in Chirurgia e Senologia prima ai «Riuniti» e poi al «Papa Giovanni», la cui intenzione di aderire si scontra col cortocircuito burocratico.

Passo indietro: anche qui, come quasi ovunque in Italia, è stato lanciato un bando regionale per arruolare medici «per supporto nella vaccinazione anti Covid-19»; il compenso è di 40 euro l’ora omnicomprensivi (dunque senza alcun rimborso spese), il rapporto si instaura «con aziende/enti del Servizio sociosanitario di Regione Lombardia, con contratto di libera professione o di collaborazione coordinata continuativa». Il cavillo lo ha individuato anche l’Enpam, l’ente previdenziale dei medici: nella conversione in legge del decreto 2/2021, appunto intitolato «disposizioni urgenti in materia di contenimento e prevenzione dell’emergenza Covid», è stato inserito un articolo che da un lato consente alle aziende sanitarie e sociostanitarie di conferire incarichi retribuiti a medici andati in pensione per vecchiaia (una deroga rispetto a quel che normalmente accadeva), dall’altro sospende per costoro il trattamento previdenziale nelle mensilità in cui interviene l’incarico.

È il caso di chi aderisce a questi «reclutamenti» regionali. «Io sono in pensione, ho sempre lavorato in ospedale e poi anche per l’Inps come medico fiscale in libera professione, con le ritenute di legge – prosegue Mario Ferro –. Vista l’emergenza, ero ben contento di poter dare il mio contributo per la campagna vaccinale, mi sembrava giusto considerata la portata della sfida: invece mi è stato detto che se partecipo al bando regionale e sottoscrivo il contratto mi viene sospesa la pensione. Piuttosto lo faccio gratis, purché non sia sospesa la pensione. È un problema burocratico senza logica, così si disincentiva chi vuole dare una mano con le vaccinazioni».

L’Ordine: si intervenga

«Questo è un problema che effettivamente c’è e si sta manifestando – conferma anche Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo –. È dovuto a un emendamento approvato a marzo, dal dubbio significato: un medico in pensione ha sempre potuto e può tuttora fare le attività che vuole, con le ritenute del caso, ad eccezione di chi è andato in pensione con Quota 100. In questo caso il problema è il contratto con un’azienda sanitaria o sociosanitaria. Ancor più paradossale è che il cavillo è all’interno di una legge pensata per affrontare l’emergenza Covid».

Non riguarda i volontari

Le Regioni – Lombardia compresa – si sono già mosse per sollecitare una «toppa». In parlamento, spiega l’Enpam, «la senatrice Maria Rizzotti, medico, iscritta all’Ordine di Torino, ha presentato un emendamento al decreto legge Sostegni che, se approvato, risolverebbe il problema. Nel testo, infatti, si propone di sopprimere la frase che impone agli enti previdenziali di non erogare la pensione durante lo svolgimento degli incarichi anti-Covid». «Le proposte emendative ci sono – aggiunge Marinoni –, ed è fondamentale che si concretizzino rapidamente: altrimenti sarebbe un autogol».

Per i camici bianchi in quiescenza, restano comunque possibili altre modalità per contribuire all’immunizzazione: «Questo cavillo non impatta sui pensionati che hanno aderito ai bandi per il reclutamento volontario (attivato anche a Bergamo da Ats con la collaborazione degli Ordini professionali, ndr), la modalità scelta dalla grande maggioranza dei medici – chiarisce Marinoni –: i volontari non hanno “conseguenze” sulla propria pensione».

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